La radio di Gene Gnocchi

Nuovo progetto musicale del comico
«Il pubblico sarà protagonista»

C’era una volta un certo Eugenio Ghiozzi: avvocato, ma anche cantante e calciatore. Forse più calciatore e cantante che avvocato. Poi gli anni passano e quel tizio scopre altre passioni e talenti tali da trasformarlo in uno dei personaggi più poliedrici – non solo un comico come potrebbe pensare il grande pubblico – del mondo dello spettacolo italiano degli ultimi trent’anni.

Lo abbiamo intervistato in occasione del suo nuovo progetto (realizzato in collaborazione con Bronson Produzioni e agenzia di comunicazione TuCo) assieme al figlio Ercole, “Radio Gnocchi”, che partirà il prossimo 4 maggio proprio dal Bronson di Madonna dell’Albero.

Come è nata l’idea? Che tipo di show ci si può aspettare?
«In realtà non si tratta di un qualcosa strutturato come un vero e proprio spettacolo. Sarà piuttosto una sorta di seduta d’ascolto intervallata da qualche considerazione ironica. Io e mio figlio metteremo i pezzi e, tra un brano e l’altro, si faranno due chiacchiere dando qualche informazione sulle canzoni, ovviamente sempre in chiave ironica. Si tratta, in fin dei conti, di un pretesto per far scoprire della musica che magari non si conosce o che non viene veicolata abitualmente».
E il pubblico potrà interagire, giusto?
«Be’, essendo una proposta musicale chiaramente il pubblico è chiamato a decidere se una cosa è di suo gradimento o meno, in un modo un po’ inconsueto che però non posso rivelare».
Ci parli un attimo anche di suo figlio dato che, rispetto a lei, è meno sotto la luce dei riflettori.
«Lavora a Milano, fa editing e mixing per una casa discografica. È appassionato e siamo un po’ sulla stessa lunghezza d’onda. Mi faceva piacere coinvolgerlo anche perché solitamente ci vediamo poco. E in più è molto ferrato dal punto di vista musicale…».
Quali sono i suoi musicisti preferiti o perlomeno quelli che ascolta maggiormente negli ultimi tempi?
«In questo periodo sto facendo la scelta per questo evento perciò ascolto un po’ di tutto: dall’americana della Graham Colton Band al rock n’ roll di Paul Westerberg (ex leader dei Replacements, ndr) il cui nuovo disco è molto bello e lo proporremo al Bronson, passando per i Cheap Trick o ancora Gregg Alexander dei New Radicals, molto sottovalutati».
Invece un genere o un periodo storico musicale che proprio non le piace?
«Faccio molta fatica con sintetizzatori e moog. Per me il rock è chitarra, basso e batteria. Diciamo che gli anni 80, nonostante siano l’epoca della new wave che è la madre di molte cose che apprezzo (come ad esempio il brit-pop), mi piacciono un po’ di meno. O ancora il periodo del progressive e delle suite lunghe 13-14 minuti non fa per me».
Lei ha fatto e fa tante cose: attore, conduttore, comico, calciatore, cantante, scrittore… Ma c’è una cosa che attualmente preferisce fare più delle altre?
«Al momento spero solo di migliorare il dritto nel tennis perché voglio partecipare agli “over 60” e cercare di portare a casa un risultato positivo. Però devo ammettere che con dei maestri come Sangiorgi e Casadei faccio molta fatica…».
Come ultima domanda le chiedo di unire due sue passioni e quindi di accostare una canzone al suo Parma, dato che è appena stato promosso matematicamente tra i professionisti dopo il fallimento…
«Una canzone da associare al Parma? Mi viene in mente “I Want You To Want Me” dei Cheap Trick. Voglio che tu mi voglia. Perché è un inno al rapporto reciproco che mi lega al Parma: io voglio che tu mi voglia bene perché io te ne voglio molto».

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