lunedì
23 Giugno 2025
l'evento

Dalla prigionia all’esilio a 62 anni Folla per Shirin Ebadi a ScrittuRa

Il premio Nobel iraniano ospite al palacongressi ha raccontato la sua storia di ribellione al potere e di lotta per i diritti

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«Siccome le donne sono più resistenti e fanno più resistenza, il governo iraniano le tratta  peggio». Con queste parole l’avvocato e pacifista Shirin Ebadi, prima iraniana e musulmana ad aver ricevuto – nel 2003 – il premio Nobel per la Pace, ha cercato di spiegare la difficile situazione femminile in Iran, quell’amata patria che l’ha ripudiata nel 2009, in seguito alle sue prese di posizione contro il regime. E proprio lei, che a 68 anni gira il mondo instancabilmente, è stata l’ospite più attesa della terza edizione di ScrittuRa Festival, incentrata sui temi della libertà di parola e del pluralismo. La sua presenza ha attirato centinaia di persone al Palazzo dei Congressi, curiose di saperne di più sulla sua storia. Sfuggita alla prigione, a diverse minacce di morte, ha raccontato le sue battaglie per i diritti civili in Iran, sottolineando anche gli errori che commette l’Occidente. Dopo aver definito la sua prima volta a Ravenna molto piacevole – “la vostra è una bellissima città e ora mi sento più vicina a voi storicamente” -, ha spiegato cosa è accaduto sette anni fa, quando è stata costretta a lasciare il paese con un solo bagaglio a mano. I dettagli son narrati nel suo romanzo biografico Finché non saremo liberi (Bompiani, marzo 2016). «C’è stato un colpo di Stato e non sono più riuscita a rientrare – afferma –. Molte persone sono state uccise in strada, migliaia gli arrestati. All’età di 62 anni, quando ci si comincia a preparare per la pensione, in un mese ho perso tutto: mio marito, la mia famiglia, la mia casa, il mio conto in banca, il mio lavoro, la mia patria. Dopo un mese durissimo, in cui mi sentivo spaesata, mi sono detta: però, sei ancora viva. Così ho lavorato ancora di più, ho avuto successo come mai prima e ho anche guadagnato parecchio». Ha ricominciato da zero e di questo va molto orgogliosa perché, come ama ripetere ai giovani, alle donne, a tutti: «Con un fallimento non finisce il mondo, le persone cadono più volte nella vita, ma l’importante è sapersi rialzare per ricominciare». Durante l’incontro ravennate, Ebadi ha ricevuto una triste notizia: la condanna a ulteriori dieci anni, per un totale di sedici, della sua collaboratrice e amica, la giornalista Narges Mohammadi, per aver lanciato dal carcere una campagna in favore delle madri detenute. «Neanche il carcere l’ha potuta zittire!», commenta con trasporto. E nel rievocarla, la mente va a quei 25 giorni di isolamento in carcere, nel 1999, quando fu accusata di diffamazione contro la Repubblica Islamica. «Ho subito la cosiddetta tortura bianca – racconta -. Sono stata rinchiusa in una piccola cella senza finestra, con le luci accese giorno e notte, costretta a dormire su una moquette sporca, senza un tavolo, una sedia, un  letto, solo con una coperta che dovevo decidere se trasformare in cuscino o usare per coprirmi. Non avevo orologio, quindi non sapevo quando era giorno e notte, e non potevo incontrare avvocati e familiari. Se penso che molte delle persone che ho difeso hanno subito questo trattamento anche per un anno, è terribile…». Alcune riflessioni anche sull’attualità: l’Iran per Ebadi, ha bisogno di investimenti per dare un lavoro ai tanti giovani disoccupati. «La settimana scorsa, Versace ha aperto uno show-room a Teheran, ma non è di vestiti eleganti che il mio paese ha bisogno, né dei tanti accordi commerciali con l’Occidente che non arricchiranno il popolo. Lo spettro di quanto accaduto in Libia è davanti agli occhi di tutti!», aggiunge. E con ironia, commenta quanto accaduto di recente in Italia. «Il presidente iraniano – dice -, è stato accolto con grande ospitalità, al punto da coprire le statue di un museo per rispettarne la cultura, ma quando poco dopo una delegazione ministeriale italiana è stata in Iran, alle donne è stato chiesto di velarsi. Due pesi, due misure».

Il festival prosegue fino a domenica con incontri, appuntamenti, lezioni e mostre (vedi correlato).

 

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