Il nuovo inizio di Moder

Il primo album del rapper ravennate arriva
dopo un percorso quindicennale

cccccÈ uscito da qualche giorno 8 Dicembre, quello che – dopo vari ep – è a tutti gli effetti il primo disco solista di Moder, punto di arrivo di un percorso oramai quindicennale nel mondo dell’hip hop, ma non solo. Lanfranco Vicari – questo il suo vero nome –, classe 1983, è infatti una personalità di rilievo nella scena culturale ravennate, una posizione che si è guadagnato lavorando duramente, mettendoci la faccia, dialogando con le istituzioni e facendo valere le proprie istanze con una tenacia davvero ammirevole. Già fondatore de Il Lato Oscuro della Costa – oggi associazione culturale – primo gruppo rap ravennate ad imporsi a livello nazionale, Moder è nel team che si occupa della gestione del Cisim, spazio di Lido Adriano co-gestito assieme a Teatro delle Albe e Cooperativa Libra che organizza iniziative di vario genere. La sua attività principale rimane comunque la musica, sia come istruttore nel laboratorio di rap da lui organizzato, sia come rapper solista, oggi nel roster dell’etichetta indipendente Glory Hole Records.

8 Dicembre è un disco che condensa tutte queste esperienze e prende il titolo da quella che – per un tragico scherzo del destino – è la data più importante della sua vita: l’8 dicembre è infatti sia il giorno del suo compleanno che quello della morte di suo padre, avvenuta quando lui aveva appena undici anni. «Il novanta per cento di quello che ho fatto nella vita – sono le sue parole – l’ho fatto a partire dalla morte di mio padre, tutto quello che è venuto dopo è figlio di quell’esperienza. Senza quello ci sarebbe stato Lanfranco ma forse Moder non sarebbe esistito». L’album affronta varie tematiche, su cui però aleggia sempre il tema del ricordo, non necessariamente legato a quel tragico avvenimento, piuttosto come modalità di scrittura della propria vita, che è lotta per imporsi e poi subito guardare indietro per osservare il cambiamento.

Nel corso degli anni Moder ha modulato una tecnica di rap impeccabile, caratterizzata da uno stile di scrittura basato inizialmente su incastri metrici serrati  e che nel tempo è diventato più asciutto, comunicativo. Ascoltando i brani del disco appare forte la voglia di marcare a fuoco i ricordi, per renderli come indelebili, cercando di incastonarli nella realtà della propria città, che non è solo quella cittadina ma è anche e soprattuto le zone limitrofe fatte di sabbia, valli, campagne e ciminiere.

Sfogliando il booklet del cd o guardando il videoclip di “Mauro e Tiziana” – uno dei brani più dolorosamente biografici del disco – appare chiara la volontà di contestualizzare le proprie storie anche da un punto di vista anche fortemente visivo.

Uno degli aspetti più interessanti del disco è comunque quello legato alla parte musicale. L’album infatti esce a nome di “Moder feat. Duna”, e non a caso. Duna – al secolo Andrea Scardovi – è uno dei pionieri dell’hip hop a Ravenna, membro della crew campione del mondo di breakdance Break The Funk, nonché proprietario dello studio di registrazione che porta il suo nome. Moder e Duna, partendo dal beat hip hop classico, hanno lavorato a stretto contatto “aprendo” le strumentali dall’interno, cercando le più varie soluzioni in fase di arrangiamento – cosa tutt’altro che scontata nel rap – e avvalendosi di musicisti fidati per arricchire il tutto. Il risultato è un lavoro di notevole fattura, che conferma la qualità del progetto di Moder e la validità della propria proposta artistica.

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