Alle pescherie della Rocca dal 30 marzo al 28 aprile una selezione di scatti tra il 1946 e il 1959, momento storico difficile ma di fervido cambiamento sociale e culturale, dall’archivio recentemente ritrovato di 50mila negativi di Paolo Guerra
La principale linea narrativa della mostra è costituita da fotografie prese per strada di scene di vita che scorre davanti agli occhi del fotografo. Vi sono poi alcuni piccoli gruppi di fotografie, di soggetti che ricorrono spesso nel lavoro di Guerra: gli eventi sportivi, le processioni e i funerali, la gente nelle osterie, i veglioni, gli ubriaconi, le coppie che si baciano, ma anche il rock’n’roll e l’hula hoop, che fecero impazzire gli italiani. L’intenzione dell’allestimento è quello di rendere conto della preziosa opera del fotografo lughese in un momento storico difficile ma di fervido cambiamento sociale e culturale. L’archivio Guerra è composto da quasi 50mila negativi che il fotografo ha personalmente numerato e archiviato, è venuto alla luce solo di recente ed è ora oggetto di una vasta ricerca.
Il fotografo nacque nel 1913. Dopo aver lavorato come decoratore a mano di biciclette cominciò a fotografare sul finire del secondo conflitto mondiale con una Leica 35mm, riuscendo poi, negli anni successivi, a trasformare la fotografia nella propria professione. Le sue immagini raccontano la vita quotidiana del suo luogo d’origine, Lugo, dopo la liberazione dai fascisti e dall’occupazione tedesca, e riflettono la vigorosa ripresa di un paese segnato dalle cicatrici sociali e dai profondi problemi economici lasciati dalla guerra. Nelle fotografie di Paolo Guerra questo periodo di transizione è registrato con grande energia e immediatezza. Dopo il 1946 la vita a Lugo si svolgeva sullo sfondo di un paesaggio urbano ampiamente deteriorato, in contrasto con l’esuberanza caotica dei suoi abitanti che l’opera di Guerra ci restituisce: le normali scene di vita quotidiana documentate dal fotografo erano piene di gioia, di desiderio di rinascita e di profondo senso di redenzione. Ciò che sorprende di queste immagini è una peculiare energia ironica e un senso di leggerezza, accentuati dallo scenario della città ancora parzialmente in macerie.