Dal 20 settembre al 16 novembre le opere di Fabrizio Dusi. Una sua scritta anche sul palazzo del municipio
All’indomani dell’emergenza sanitaria, l’artista milanese Fabrizio Dusi ha scelto Bagnacavallo per presentare il suo nuovo progetto artistico maturato nei mesi più bui della pandemia, un progetto che riflette, e invita a riflettere, sui temi che più hanno scosso le nostre coscienze negli scorsi mesi: distanze e solidarietà, barriere e contatti mancati, solitudine e sostegno reciproco.
«La mostra che stiamo aprendo è un progetto in sintonia col nostro tempo, e questo credo sia un aspetto fondamentale – ha spiegato il direttore del museo, e curatore Diego Galizzi – in primo luogo perché l’arte è innanzitutto espressione e interpretazione dell’oggi, e Fabrizio Dusi ce ne offre una riflessione insieme fresca e profonda, e poi perché documentare in qualche modo questa fase storica credo sia anche un dovere di questo museo, che non ignora le difficoltà e le costrizioni di questi giorni, ma allo stesso tempo si fa carico di proporre una lettura in prospettiva di questa emergenza, che non è solo sanitaria, suggerendo per mezzo dell’arte percorsi per il suo superamento.»
«Colpisce la capacità di Fabrizio Dusi nel piegare una tecnica tradizionale come quella della ceramica (che plasma magistralmente con soluzioni di grande raffinatezza) – ha aggiunto l’altra curatrice, Chiara Gatti – verso un linguaggio contemporaneo, aggiornando stili e temi. Attraverso la fragilità della terra e, insieme, le preziosità degli smalti d’oro – legati anche a una lezione radicata nei luoghi che oggi lo ospitano – narra storie di rapporti umani, vicinanza, dialogo, contatto. L’immaginario pop sposa un mestiere antico. Mentre le luci al neon dipanano altre storie, fluo, elettriche, in un cortocircuito virtuoso di sensazioni visive».
Oltre all’installazione pubblica che resterà poi patrimonio della città, il percorso al Museo Civico delle Cappuccine parte dal suo celebre ciclo di «Bla Bla Bla» in ceramica smaltata, personaggi dai profili pop circondati da bollicine di parole vacue, allegoria di una comunicazione difficile, di un vociare senza senso nel mondo caotico delle relazioni odierne. Altri neon (fra cui una grande sagoma luminosa dell’Italia) realizzati ad hoc per la mostra, dedicati in questo caso alle geografie toccate dal virus e allontanate fra loro da una politica di frontiere chiuse, si alterneranno a una sequenza di dipinti su coperte isotermiche (allusione al tema degli esuli e dei migranti), con le regioni italiane unite da una sorte globale, pur nel dramma dell’isolamento.
Nelle diverse sale del museo si incontreranno poi un omaggio alla figura di San Michele Arcangelo con un dipinto di grandi dimensioni sempre su coperte isotermiche, e una parete intera, rivestita dello stesso materiale, dipinta in loco con l’iconografia di Adamo ed Eva sotto l’Albero della Vita. Entrambi sono accostati a parole modellate in ceramica, ricollegate al tema della mostra: “crying” nel caso del peccato originale e del dolore che ne è derivato, quale segno di condivisione anche nella presa di coscienza di un fallimento universale; “take care” abbinato idealmente alla figura del San Michele, difensore della fede, che protegge e si “prende cura” degli uomini in vista di un destino di redenzione. Queste immagini trovano un corrispettivo in alcuni esemplari di ceramiche inedite, grandi vasi dipinti con i medesimi soggetti degli arazzi.
Il Museo Civico delle Cappuccine è in via Vittorio Veneto 1/a.
Orari: martedì e mercoledì 15-18; giovedì 10-12 e 15-18; venerdì, sabato e domenica 10-12 e 15-19.
Ingresso gratuito.
Accessi contingentati; necessario l’uso della mascherina.
Informazioni: 0545 280911-3, centroculturale@comune.bagnacavallo.ra.it