L’Alain Delon delle balere a Sanremo: «Quando l’ho saputo ho pianto per due giorni»

La storia del lughese Mauro Ferrara, la voce di “Romagna Mia”: da Raoul Casadei al red carpet di Venezia e ora all’Ariston con gli Extraliscio dopo 54 anni di carriera. «Che tempi quando facevamo 360 serate l’anno»

Mauro CarliniEra il 1967 quando ricevette i complimenti di Giorgio Gaber in persona, per cui aveva appena aperto un concerto al festival dell’Unità a Campotto di Argenta. «Era il debutto con il mio primo “complesso”, le Ombre Nere. Facevamo tutte le canzoni melodiche italiane di quei tempi, ne cantavo anche 45 a sera», ricorda. Ora, 54 anni dopo, si appresta invece a esibirsi davanti a milioni di persone, su un palco che di «canzoni melodiche italiane» ne ha ospitate parecchie, quello dell’Ariston, tra i big del prossimo Festival di Sanremo (dal 2 al 6 marzo).

Lui è Mauro Ferrara, 73 anni («ma mica scriverlo», ci dice ridendo), l’Alain Delon delle balere, noto soprattutto per essere diventato “la voce di Romagna Mia nel mondo”, vera e propria icona del liscio e della romagnolità.

«Quando abbiamo saputo che ci avevano selezionato tra i 300 e passa candidati, siamo rimasti sbalorditi. Ho pianto per due giorni di fila. Per la gioia, eh. Non riuscivo a crederci, era il sogno che avevo fin da bambino, quando ho iniziato a cantare per gioco insieme a mia mamma, cantante lirica. E quando ho saputo di Sanremo sono andato proprio da lei, a dirglielo davanti alla sua tomba».

Extraliscio Punk Da Balera

La copertina del nuovo album

Ferrara sarà a Sanremo con gli Extraliscio, il progetto di “punk da balera” del compositore e polistrumentista Mirco Mariani, personaggio arrivato dal mondo del rock e folgorato dalla musica folkloristica romagnola, che ha contribuito fortemente a rilanciare in questi anni volendo accanto a sé i veri protagonisti di quelle balere, in primis Moreno il Biondo e, appunto, Mauro Ferrara.

Lughese d’adozione – da quando ha sposato l’attuale moglie, nel 1976 -, all’anagrafe Carlini, ribattezzato Ferrara per le sue origini (è nato ad Argenta) da Raoul Casadei. «La gente non lo sa mica, che è mia la voce di quasi tutti i suoi più grandi successi, da “Amico Sole” alla “Ballata del camionista”, di cui abbiamo venduto 1,5 milioni di 45 giri. Praticamente ogni camionista d’Italia l’aveva comprata. Peccato che i baiòc li abbiano fatti altri, mica li ho presi io». Ride, Ferrara, emblema di un mondo che sembrava non ci fosse più e invece c’è ancora, decenni dopo. «Il segreto del liscio? L’allegria che portiamo in giro. La gente viene a vederci per divertirsi, cerca un diversivo, e da ogni parte d’Italia, con le scarpe da ballo sotto braccio. Sai che arrivavamo a fare 360 serate all’anno? Poi dovevamo dichiararne 320 perché avevamo anche noi diritto alle ferie, ma ne facevamo 360. E con alcuni veglioni che duravano dalle 9 di sera fino alle 6 del mattino. All’alba ci chiedevano ancora un valzerino…».

E chi se l’aspettava, di doversi fermare per una pandemia. «Grazie al Covid almeno ho potuto godermi per la prima volta davvero la mia casa, mia moglie. Devo dire anzi che mi sto abituando bene. Oltretutto rispetto ad altri colleghi sono un privilegiato…». Dal 2004, infatti, Mauro Ferrara è un musicista in pensione, che va a lavorare per arrotondare. «Con 1.100 euro di pensione mica si campa».

Un pensionato che negli ultimi anni, grazie al progetto Extraliscio, è diventato (di nuovo) idolo dei ragazzi. «Senti questa: mi sono ritrovato a cantare le nuove canzoni senza conoscerle ancora a memoria, costretto a leggere sul palco. Mentre sotto il palco c’erano i giovani che, grazie ai social, le cantavano già a memoria. Grazie a Mirco (Mariani, ndr), siamo andati a suonare nelle birrerie, nei club. E a fine concerto era tutto un gran chiedere “bis” e autografi. In questi ultimi giorni è stato sorprendente dover constatare la nostra popolarità anche durante le prove per Sanremo: a Roma i musicisti dell’Orchestra della Rai, dei professionisti veri, ci hanno riempito di complimenti, in particolare a me, mi hanno detto che sono un mito. Mi hanno lasciato a bocca aperta».

Lui che ha iniziato quasi per caso, cantando con la mamma, e diventato poi cantante da autodidatta. «All’inizio mi avevano messo in braccio anche un basso, ma io al massimo so suonare il campanello di casa, o battere le mani. Ho sempre e solo voluto fare una cosa: cantare. Ho sempre voluto fare il cantante melodico italiano, ispirato da Gianni Morandi, Massimo Ranieri e Al Bano. Mai cantato una volta in inglese».

«Le esperienze che non dimenticherò mai? – continua Ferrara rispondendo alle nostre domande – sicuramente l’esibizione in Brasile con Raoul negli anni Novanta, per il Carnevale, in un sambodromo, tra migliaia di figuranti. E poi la tournée negli Stati Uniti, fino all’emozione di esibirci con una vera orchestra sinfonica al Ravenna Festival e, pochi mesi fa, l’esperienza al Festival di Venezia, grazie a Elisabetta (Sgarbi, autrice del film sulla storia degli Extraliscio presentato all’ultima Mostra del Cinema, ndr), quella che definisco come la mia nuova capo-orchestra, la persona che ci ha cambiato la vita portandoci ora anche a Sanremo (dove Ferrara canterà nella serata dei medley, mentre nella canzone in gara si limiterà ai cori, ndr). Le siamo piaciuti subito, forse perché siamo un gruppo alla buona, senza nessun montato…».

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