Eternit, il nuovo album di Unapalma: «È un frullatore emotivo». Anteprima al Socjale

A tre anni dall’esordio con “Lo stretto necessario”, Giacomo Scudellari torna a Piangipane per il secondo disco anticipato dal singolo Clorofilla: «Per fortuna era pronto prima della pandemia perché poi ho avuto un blocco, avevo smesso anche di suonare il pianoforte». Il titolo? «Uno scudo che ha anche capacità distruttive». Il 35enne è cantautore e avvocato penalista: «Una sensibilità artistica può servire per affrontare certi casi»

L’incisione delle tracce nello studio discografico “Al mare” a Lido di Dante è finiÈta che era dicembre del 2019. E poi è arrivata la pandemia: «A quel punto pubblicare un album non era più tra le priorità per me che non faccio musica a tempo pieno», dice Unapalma, al secolo il ravennate Giacomo Scudellari, 35enne cantautore e avvocato penalista. Ora è arrivato il momento: l’11 dicembre al teatro Socjale di Piangipane la presentazione in anteprima di “Eternit”, la seconda opera sulla lunga distanza dopo “Lo stretto necessario” del 2018 (apertura porte 20.30, live dalle 21). L’uscita ufficiale è prevista per il 4 febbraio 2022 per l’etichetta Brutture Moderne.

È un disco rimasto nel cassetto per quasi due anni…
«Era pronto ma c’era ancora qualcosa da rifinire e le limitazioni anti-contagio avrebbero resto tutto complicato. E poi ho preferito aspettare un momento con una situazione più definita. La pandemia ci ha un po’ tappato gli occhi a tutti. Non ho la pretesa di essere io a farli riaprire, però spero che possa arrivare in un momento con più voglia di riflettere».

UNAPALMA 42Se non fosse stato finito prima del Covid, sarebbe venuto un prodotto diverso?
«Forse non sarebbe venuto affatto perché ho vissuto il periodo del lockdown come un blocco totale per ogni forma di espressione. Non ho scritto, non ho letto e non ho nemmeno suonato il pianoforte. Invidio chi è riuscito a sfruttare quel periodo per produrre. Io sono riuscito solo a ingrassare sfornando pane».

Anteprima al Socjale come nel 2018. C’è un legame con quel luogo?
«Senza dubbio. Era un posto a cui ero legato come frequentatore, mi ha affascinato da subito. Poi sono nate delle amicizie con chi ci ha lavorato ed è stato un piacere iniziare da lì. Questa volta non ho avuto dubbi. Ma a quanto pare sono destinato a presentazioni difficili: quella del primo album venne rinviata di una settimana per la tempesta Burian…».

La cartella stampa parla di “9 canzoni per 9 sale emotive”. Che emozioni troviamo?
«Diciamo che è un frullatore emotivo. Ho giocato molto sugli sbalzi quotidiani di quella che può essere la relazione con se stessi e con l’altra persona. L’ascoltatore è portato a guardarsi attorno, e forse scoprire che alle pareti ci sono soltanto specchi».

Per “Lo stretto necessario” disse che non era il manuale del cantautore depresso o incompreso. Vale anche per il nuovo disco?
«Vale ancora allo stesso modo, sono compreso e non depresso».

“Eternit”, un titolo che evoca più vicende di cronaca che di musica…
«È una parola che a Ravenna non è estranea. Forse è fra le cinque-dieci parole che si possono collegare a questa città: non per forza ci si deve fermare a Dante e mosaici ma si può dare un’occhiata anche al campo industriale. L’eternit è qualcosa che si può usare come scudo di protezione ma al tempo stesso ha una capacità distruttiva, è qualcosa di spigoloso come lo sono gli scogli emotivi»

UNAPALMA 6Cantautore e penalista: i due mestieri restano separati o si influenzano a vicenda?
«Nonostante molti colleghi mi dicano che dai casi che mi capitano dovrei scrivere canzoni, non c’è nulla dall’attività di avvocato nei miei testi. Però una certa influenza c’è: il penalista si trova a entrare nelle vicende umane delle persone, è come se dovesse aprire i cassetti di casa del cliente e questo significa affrontare l’umanità delle persone. Magari una componente artistica può dare una piccola mano a capire meglio le sensazioni provate dal cliente».

È mai capitato che uno dei due lavori fosse un problema per l’altro?
«A volte ci può essere il timore che fare musica possa togliere credibilità alla professione da avvocato. Anche per questo ho preferito usare il nome Unapalma. Però per esperienza non mi è mai capitato di percepire un trattamento superficiale per queste ragioni. Insomma cantare e suonare non sono mai stati un ostacolo per l’attività in tribunale. E poi non sono l’unico, so che è una passione che riguarda anche altri colleghi o giudici».

Verrebbe fuori una bella band…
«Sì, però qui farei io il direttore d’orchestra invece di lasciare il compito al giudice».

 

Prodotto, arrangiato e registrato da Francesco Giampaoli, il disco contiene il contributo di alcuni volti noti della scena musicale romagnola: Christian Ravaglioli (piano, sax, oboe, fisarmonica), Diego Sapignoli (batteria e percussioni), Lorenzo Camera (chitarra, sinth), Arianna Pasini (cori), Francesco Giampaoli (basso elettrico, contrabbasso, synth ecc…).  L’1 dicembre è uscito su Spotify il primo singolo, “Clorofilla”, il cui videoclip per la regia di Matteo Pozzi (Cacao, Actionmen) è su Sentireascoltare dal 10 dicembre, come preludio al concerto del giorno seguente.

Sabato 11, la serata prevede due momenti all’insegna del cantautorato romagnolo: in apertura Manuel Pistacchio. Nella seconda parte, Unapalma, accompagnato sul palco da Diego Sapignoli e Francesco Giampaoli, con ospiti come Christian Ravaglioli, Arianna Pasini e Lorenzo Camera per riproporre le atmosfere più intime del disco all’interno della dimensione live.

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