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    Categoria: cultura

Ermanna Montanari e la malia che “ferma il tempo”

La magnifica raccolta pubblicata da La Nave di Teseo, un’autobiografia scritta in “miniature” dove rivive una Campiano trasfigurata dall’affetto. Presentazioni con l’autrice l’11 febbraio a Lugo e il 16 a Ravenna

La parola che meglio descrive il libro di Ermanna Montanari, L’abbaglio del tempo (La Nave di Teseo), la usa Marco Belpoliti nel suo testo introduttivo ed è “malia”. La “malia” di una lingua insieme “dura e pastosa”. E in effetti la scrittura di Montanari ammalia, incanta per la precisione, la capacità di affondare, ferire, circoscrivere e contemporaneamente dar vita, aprire, farci vedere anche il non detto.
Ruvida e poetica allo stesso tempo, Montanari ci racconta nella Campiano della sua infanzia e giovinezza popolata da personaggi che sono unici ma che appartengono a una cultura comune fatta più di gesti che di parole. Su tutti, c’è il nonno che misura le parole, che non ammette chiacchiere inutili, al cospetto del quale tutti, nel dubbio di dire una sciocchezza, tacciono.

Potrebbe quasi essere una sorta di dichiarazione di poetica, perché Ermanna così scrive: usando solo le parole necessarie, in una tensione stilistica che non conosce sbavature. C’è il dialetto là dove serve, accanto a una lingua raffinata ed elegante che l’autrice usa per descrivere scene di vita contadina vera, dove si sentono gli odori dei vasi da notte da svuotare la mattina e il fiato delle mucche, ma si vedono anche le nebbie che confondono le forme e gli orizzonti della pianura. Un mondo dove gli affetti sono spesso inespressi, dove le mani del babbo possono fare male e di certo fanno paura. Dove l’accudimento degli animali, la raccolta delle erbe, la cura della casa sembrano riti dal significato simbolico antico (come del resto da tempo ci inse- gna anche Eraldo Baldini).

Una serie di “miniature” (dal titolo della prima edizione per l’editore Oblomov di parte di questi scritti, che l’autrice ha ampliato durante la pandemia) che sono un romanzo autobiografico ma anche il racconto di un’epoca che sembra così più remota di quanto in realtà non sia. C’è qui il mondo dell’Alcina e tutte le voci a cui l’attrice e autrice teatrale, fondatrice delle Albe, ci ha abituati.

Ma non c’è bisogno di conoscere il suo straordinario lavoro in teatro per cogliere l’incanto della sua parola scritta, profonda e abbacinante. Nè c’è bisogno di conoscere questa terra per sentire la “bellezza affettiva” di un posto che in queste pagine diventa unico e universale, grazie a una scrittura capace di fermare il tempo e restituircelo – citando lo scritto introduttivo di Igort – con “parsimonia e ferocia”.

Il libro L’abbaglio del tempo sarà al centro di presentazioni pubbliche con l’autrice, venerdì 11 febbraio (ore 21) al “Caffé Letterario” di Lugo (Hotel Ala D’Oro), e mercoledì 16 per la rassegna “Il tempo ritrovato” (ore 18, alla Biblioteca Classense) assieme allo scrittore Marco Belpoliti.