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    Categoria: cultura

Il negozio di dischi “sopravvissuto”, ai tempi dello streaming

Rok, a Ravenna, compie 25 anni. «Il vinile ora è una moda: oggi la vera mosca bianca è l’acquirente di cd…»

Se, nel 2022, devo pensare a un’azione poetica, quasi eroica, è gestire un negozio di dischi, per di più in una città come Ravenna, non esattamente una metropoli. È per questo che il 25° compleanno di Rok, il negozio di Marcello Pirazzoli (che ora si trova in via degli Ariani), quasi mi commuove.

Marcello, da dove è iniziato tutto? E come è sopravvissuto un negozio che non si è mai allineato alle mode?
«Rok ha aperto nel 1997, quando avevo 28 anni, in via Baccarini, dove sono rimasto un anno e mezzo, fino al 1998. Già lì, senza rendermene conto, la maggior parte di quello che avevo era abbastanza fuori dal circuito commerciale. Però mi rodeva un po’ il fatto che mentre gli altri negozi erano sempre pieni, Rok non lo era, proprio perché le mie proposte erano, diciamo così, strane, rispetto a ciò che andava in quel periodo. Allora decisi di spostarmi ancora più nel cuore del centro cittadino, in via Santi Muratori, e di cominciare a tenere anche tanti dischi commerciali. In questo negozio sono stato fino al 2009, e devo dire che i primi 4, 5 anni mi hanno un po’ stressato, perché capire quante copie di Ramazzotti o Jennifer Lopez occorreva avere in negozio per non perdere clienti non faceva assolutamente per me. Ho deciso quindi di tornare in una situazione più mia, riappropriandomi degli inizi e arrivando a una sorta di compromesso tra ricerca e commerciale».

Nel 2009 c’è stato un altro trasferimento.
«Sì, nella piazzetta interna di via IV novembre, e lì, con l’esperienza maturata negli anni, ho puntato esclusivamente su una proposta ben precisa, lontana dal mainstream. Sto parlando di Ecm, elettronica di ricerca, Constellation, jazz in tutte le sue declinazioni, cose così. Sono rimasto fino all’anno scorso, quando mi sono trasferito nel nuovo negozio, all’angolo tra via degli Ariani e via Paolo Costa. In via IV novembre mi sentivo un po’ fuori luogo».

In 25 anni di esperienza sei passato attraverso cambiamenti epocali della fruizione musicale.
«L’evoluzione è stata notevole, quando aprii c’erano ancora le musicassette, per dire, ma il cambiamento più radicale è avvenuto negli ultimi 7-8 anni, con la nascita dello streaming a pagamento, tipo Spotify, che ormai hanno tutti. Però, nonostante tutto, sono riuscito a mantenere una base di veri appassionati di musica – con veri appassionati non intendo assolutamente solo quelli di musica colta o di ricerca, ma anche quelli che ascoltano rock e pop – che non potranno mai prescindere dalla musica “fisica”, su supporto concreto. Che poi non sono solo appassionati storici. Penso alla rinascita del vinile, che è un po’ ambigua: ci sono tantissime persone che acquistano i dischi in vinile solo perché va di moda, non tanto per vera passione. È un bell’oggetto da avere in casa, che però magari non si ascolta nemmeno, per ascoltare invece lo stesso album su Spotify. In questo momento la vera mosca bianca è l’acquirente di cd, tanto che sempre più artisti, soprattutto mainstream, non li fanno nemmeno più perché è antieconomico. Ma il cd è ancora vivo, molti clienti lo preferiscono comunque al vinile».

Alla fine focalizzarsi su una proposta abbastanza di nicchia ha pagato, visto che di negozi di dischi a Ravenna non ce ne sono praticamente più.
«Sì, in effetti la scelta mi ha dato ragione. Certo, non navigo nell’oro, se avessi una famiglia farei fatica a mantenerla, però non sono mai in perdita, considerando che negli ultimi 3-4 anni in Italia l’80% dei negozi di dischi classici ha chiuso. Però ne son nati di nuovi ma diversi, tipo, proprio a Ravenna, Jean Music Room, di Gianni Corbari (in via Girolamo Rossi, ndr), specializzato in vinili soprattutto vintage e rari».

Hai un “disco della vita”?
«Il mio preferito di sempre è Quiet City di Pan American».