Galileo Chini: l’arte ceramica nel continuo desiderio di sperimentare

Al Mic di Faenza esposti circa 300 pezzi che illustrano gli esiti creativi del poliedrico artista toscano. In mostra fino al 14 maggio

Chini Allestimento Mic

«Il 1896-97 fu per me anche un periodo in cui potei iniziare qualcosa che era in me latente… Insistei che il nostro movimento artistico avesse un carattere non imitazione dell’antico, ma bensì un proprio carattere. Era allora l’epoca del Liberty e bisogna assimilare a questo stile anche il soprammobile».
È così che Galileo Chini (1873-1956) – artista poliedrico di origine toscana – definiva l’aprirsi di una nuova stagione creativa in Italia in collegamento con quanto nel frattempo stava accadendo in Europa. Quasi in simultanea rispetto alla Secessione di Vienna – città in cui gruppi di artisti come Joseph Hoffmann e Koloman Moser cercavano linguaggi nuovi in un’ottica di forte rivalutazione delle arti minori e di unione di linguaggi espressivi per creare la cosiddetta opera d’arte totale – Chini accoglie con stupore la vendita di una delle più famose fabbriche italiane che passava di proprietà da Ginori all’industriale Richard.

Era il 1896 e, sul finire dell’anno, Chini fonda la propria ditta – “L’arte della Ceramica” – assieme ai compagni Giovanni Montelatici, Vittorio Giunti e Giovanni Vannuzzi. Il lavoro del gruppo si orienta non solo al confronto di quanto di lì a poco si realizzerà a Vienna nei laboratori della Wiener Werkstätte in cui si producono oggetti sperimentali in stile Liberty – o meglio Jugendstil – ma seguendo l’esempio precedente dell’esperienza inglese delle Arts and Crafts. William Morris, che ne era stato il mentore, aveva sostenuto il sogno di una produzione che comprendeva la realizzazione di mobili, arredi, stoffe e libri in uno stile nuovo, secondo un’idea di bellezza che utopisticamente doveva poter entrare nelle case di tutti. L’esito di questa sperimentazione a più mani, che si affievolisce alla fine degli anni ‘90 con la scomparsa di Morris, viene presa ad esempio da Chini nel laboratorio di Firenze dove si lavora a più mani, ciascuno portando avanti la propria creatività individuale.

Chini Mic VasiLa grande mostra organizzata al Mic di Faenza, a cura della direttrice del museo Claudia Casali e di Valerio Terraroli, espone circa 300 pezzi tra ceramiche e disegni preparatori con numerosi inediti che illustrano la carriera di Chini attraverso otto sezioni, a partire dall’attività di questa prima manifattura, quando i modelli di riferimento sono le ceramiche toscane del tardo Rinascimento e le decorazioni floreali che provengono dalla produzione delle Arts and Crafts, dai manuali di disegno e dalle contemporanee produzioni di gusto Art Nouveau che impazzano in Europa. Chini progetta vasellame a motivi animali e vegetali che si sostituiscono alle anse e decora le superfici in modo bidimensionale, secondo le indicazioni Liberty. L’eleganza floreale si arricchisce di una nota personale che si avvale di ricerche orientate e del recupero di motivi decorativi e soggetti tardorinascimentali come festoni, frutti, figure mitologiche e allegoriche.

I riconoscimenti giungono presto e su una ribalta nazionale grazie all’esposizione universale di Parigi del 1900 e quella di Torino di due anni dopo: la linea scelta dalla manifattura fiorentina – attenta a ripensare al passato attualizzandolo secondo le linee fluide e i decori sintetici e bidimensionali dell’Art Nouveau – risulta del tutto vincente. In mostra, numerosi pezzi di questo periodo illustrano questa linea di ricerca, evidente in piatti che illustrano ritratti femminili secondo la moda rinascimentale, in vasi dichiaratamente in linea con lo stile floreale, in sperimentazioni decorative di grande bellezza che comprendono motivi recuperati dall’arte ispano-moresca o mettono in campo tecniche preziose come la ceramica a lustro.

Nonostante il successo ottenuto, Chini decide di mettersi in proprio e fonda una propria manifattura nel paese natio, Borgo San Lorenzo. È il 1906: con lui lavora il cugino Chino a cui Galileo consegna disegni e progetti dettagliati, ricchi di annotazioni, che devono essere tradotti nella produzione materiale. Oltre al vasellame, vengono prodotti anche lampadari, vetrate, oggetti in maiolica che riscuotono da subito un enorme successo: all’Esposizione internazionale di Milano del 1906 la manifattura Fornaci San Lorenzo riceve un enorme consenso che prosegue poi negli anni, ben oltre al 1925 quando Chini deciderà di dedicarsi completamente alla pittura.

L’inquietudine, quel continuo desiderio di sperimentare e conoscere, si avverte anche negli anni dell’esperienza delle Fornaci dove Chini sperimenta per la prima volta in Italia la lavorazione in grès per oggetti decorati con forme stilizzate, colorati soprattutto in monocromo blu cobalto. Nel 1908 Galileo viene chiamato a decorare la sede dell’Esposizione Torricelliana di Faenza, un avvenimento storico che per la città significa l’avvio dell’attuale Museo delle Ceramiche. L’anno successivo Chini realizza la decorazione nella sala della cupola alla Biennale di Venezia riscuotendo l’ennesimo successo e il trampolino di lancio per una dimensione internazionale: viene infatti invitato dal re del Siam per decorare alcuni ambienti del Palazzo del trono a Bangkok, un lavoro che lo impegna fra il 1910 e il 1913.

Il gusto secessionista che già procedeva da un influsso orientale per quanto riguarda la morbidezza delle linee e la bidimensionalità, si arricchisce di ulteriori spunti visivi che si attestano nella ricchezza decorativa, nell’uso del colore oro, nella ripetizione di alcuni stilemi decorativi. Fra il 1919 e il ‘23 infine al maestro viene affidato la decorazione alle terme Berzieri di Salsomaggiore dove si intrecciano con grande maestria gli influssi secessionisti, le sperimentazioni dei materiali, l’eredità visiva del Oriente in uno splendido canto del cigno dell’ultima stagione Dèco.

“Galileo Chini. Ceramiche tra Liberty e Déco” – Mic – Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (viale Baccarini 19). Fino al 14 maggio. Orari di apertura: dal martedì al venerdì, dalle 10 alle 14; sabato e domenica dalle 10 alle 18.

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