“Un fine, non un mezzo”. Enrico Galassi e la nascita del mosaico contemporaneo

Il 9 novembre, al Polo delle Arti di piazza Kennedy, una conferenza alla scoperta del poliedrico artista ravennate del Novecento

Savinio Galassi Il Sogno Di Eva Mosaico

Alberto Savinio, “Il sonno di Eva”, mosaico realizzato dallo studio di Enrico Galassi su cartone di Savinio (1941-1942, collezione privata)

Giovedì 9 novembre, alle 17.30, al Polo delle Arti di Ravenna (piazza Kennedy), è in programma la conferenza di Alberto Giorgio Cassani, docente di architettura all’Accademia di Belle Arti di Ravenna, dedicata a Enrico Galassi (1907-1980), poliedrico artista ravennate, pittore, poeta e architetto dilettante, grandemente stimato dall’amico Alberto Savinio. Si parlerà della sua figura di teorico e autore nel campo del mosaico.

Si ritiene, da più parti, che il mosaico contemporaneo avrebbe avuto il suo dies natalis in occasione della Mostra di Mosaici Moderni tenutasi nel 1959 al Museo Nazionale di Ravenna, nell’allestimento dell’architetto Antonino Manzone. In realtà, un giovane artista ravennate, Enrico Galassi (1907 – Pisa, 1980), che aveva frequentato la Scuola del Mosaico dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, fondata nel 1924 e diretta da Giuseppe Zampiga, aveva intuito, già dalla fine degli anni ’20, che il mosaico avrebbe dovuto abbandonare la tradizione bizantina e diventare «un’arte fine a sé stessa e non un mezzo». Galassi espresse questo pensiero all’interno di quattro articoli pubblicati sul “Corriere Padano”, dal 1927 al 1930, ribadendolo poi in una lettera degli anni ’40 all’amico Pietro Maria Bardi, da poco trasferitosi in Brasile. La conferenza illustrerà il rapporto tra Galassi e il mosaico, attraverso l’attività dei suoi Studi romani in via Margutta 48 e a Villa Giulia (Villa Poniatowsky), che porteranno rispettivamente alla mostra alla Galleria Ferruccio Asta di Milano dal 6 al 20 maggio 1942, con la magistrale presentazione in catalogo dell’amico Alberto Savinio, e a quella allo Studio d’Arte Palma di Bardi, a Roma, dal 9 marzo al 1° aprile 1946. Recensendo la mostra del 1942, così scriverà l’amico Gio Ponti: «Non più il musaicista che traduce in smalti un cartone; ma il pittore che crea un musaico. […] il musaico è un modo di intendere, di comporre, di esprimersi. Non è una tecnica, è un afflato come l’affresco, come la pittura».

Alcuni di questi mosaici saranno esposti in una mostra itinerante negli Stati Uniti d’America, dal titolo Italy at work. Her renaissance in design today, dal 1950 al 1953, dove il nome di Galassi sarà posto accanto a quello di Ponti come quel binomio che, attraverso l’arte, stava riscattando l’Italia dopo la tragedia bellica. Il più bello fra i mosaici di Galassi, dal titolo Il sonno di Eva, realizzato nel 1941-1942 su cartone di Savinio, è stato di recente battuto all’asta da Sotheby’s. Un’occasione perduta, purtroppo, anche per i tempi troppo stretti, per averlo nelle collezioni del Museo d’Arte della Città. La speranza, però, è di poterlo ammirare a Ravenna, magari in occasione della prossima Biennale di Mosaico Contemporaneo nel 2025.

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