Un film d’animazione dedicato «ai bambini vittime di tutte le guerre»

In occasione della Giornata della Memoria è uscito nelle sale Arf

ARF 6In occasione della Giornata della Memoria è uscito nelle sale Arf, film d’animazione diretto da Simona Cornacchia e Anna Russo e prodotto da Genoma Film. La pellicola, realizzata in collaborazione con lo studio Panebarco di Ravenna e altri professionisti romagnoli, ha per protagonista un bambino che, in un contesto riconducibile alla Seconda guerra mondiale, viene cresciuto da un branco di cani e si trova a fare i conti con il male che imperversa intorno a lui nei panni di un Dittatore con i baffi a spazzolino. Sarà proiettato prossimamente anche al Cinema Gulliver di Alfonsine (il 3 febbraio alle 16) e al Sarti di Faenza (l’8 febbraio alle 21).
Ne abbiamo parlato con Simona Cornacchia, originaria di Faenza, illustratrice che ha curato anche l’animazione del film.

Da dove nasce l’idea di Arf?
«Arf è frutto dell’immaginazione di Anna Russo, autrice di un racconto intitolato “Il baffo del dittatore”. Molti dei suoi racconti nascono per poter trasmettere alla figlia alcuni concetti e insegnamenti importanti in modo delicato e poetico. Io poi ho tradotto in immagini il suo racconto. Inizialmente avevamo optato per un tono più gotico e autoriale, ma i produttori preferivano qualcosa di più commerciale che potesse essere venduto più facilmente, così abbiamo dovuto fare dei compromessi».

Simona Cornacchia

Simona Cornacchia

Il cinema d’autore è ancora troppo di nicchia?
«È un linguaggio che può essere compreso da tutti, semplicemente è meno immediato. Questo a volte fa sì che dal punto di vista della produzione si osi di meno. Il pubblico italiano è capace di apprezzare queste cose, eppure siamo ancora bloccati».
Quali sono i vostri modelli?
«Anna si è ispirata a film come Jojo Rabbit, alle pellicole di Chaplin, ma anche a scrittori come Calvino e Rodari. In generale, a un cinema e a una letteratura a cavallo tra il surreale e l’onirico: quello di astrarsi, infatti, è il modo migliore per trattare tematiche così complicate. Io invece sono molto influenzata dalle produzioni di Cartoon Saloon. Dal punto di vista della regia mi contagia anche Wes Anderson soprattutto per i primi piani e per i personaggi che guardano in camera».
Il rapporto tra bambini e animali è già stato indagato in passato, così come il tema dell’Olocausto. Qual è secondo lei la novità di Arf da questo punto di vista?
«Il suo protagonista non è un supereroe, un combattente, uno stratega, bensì un bimbo puro e incontaminato che reagisce e agisce con l’istinto di sopravvivenza e con l’affetto. Aiuta gli altri bambini e si confronta con il male in maniera ingenua. Sceglie con l’istinto e non con la politica, con la religione o con l’appartenenza a un gruppo etnico. In questo senso, Arf condivide il punto di vista disinteressato e ignaro che anche i cani hanno».
L’ambientazione del film è quella della Seconda guerra mondiale, eppure alla fine compare la dedica “ai bambini vittime di tutte le guerre”. Il messaggio di Arf, quindi, trascende un periodo storico preciso?
«Il libro di Anna è riferito alla Seconda guerra mondiale e alla Shoah, io però volevo che quella rappresentata fosse una guerra tra le tante, l’importante era che fosse simbolica. Il giudizio è nei confronti del male, non tanto nei confronti della singola figura storica. Anche i personaggi negativi come il Dittatore hanno dei caratteri umani, non mostruosi, perché conferire una fragilità al male trasmette l’idea che possa essere gestito e sconfitto. Arf ci riesce rimanendo puro e non reagendo con una guerra a un’altra guerra».
Il vostro è un film d’animazione in grado di parlare sia agli adulti che ai più piccoli. Quale effetto volevate ottenere?
«Sarebbe bello se, guardando il film, sia i piccoli che i grandi si ponessero delle domande, perché tanto la soluzione non ce l’ha nessuno. L’importante è che i bambini conoscano certi temi affinché non siano spinti a ripetere azioni simili in futuro».

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