lunedì
16 Giugno 2025
L'intervista

L’ultimo romanzo di Eraldo Baldini tra Romagna e grande storia

Un libro per ricordare e riflettere, ma anche per appassionarsi a una vicenda famigliare, affezionarsi a personaggi indimenticabili e indagare su un misteroda non perdere

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Eraldo Baldini Firmacopie

Eraldo Baldini Le Lunghe Ombre FreddeDopo 5 anni dall’ultimo romanzo, Eraldo Baldini narratore e studioso di tradizioni locali, autore di numerosi romanzi di successo e saggi di antropologia culturale, torna in libreria con Le lunghe ombre fredde, un romanzo di stampo storico ambientato nella Romagna del dopoguerra. A parlarcene in questa recensione è Federica Angelini, lunedì 3 giugno però, sarà possibile incontrare l’autore al Parco delle Lavadanie di Lugo, per la rassegna “Caffé letterario” (ore 21).

La prossima occasione per incontrarlo dal vivo è a Lugo, il 3 giugno, quando sarà ospite della rassegna  al  alle 21, partendo dal suo ultimo romanzo che recensiamo in questa pagina

Eraldo Baldini torna alle zone umide del Ravennate, come nell’ultimo romanzo La palude dei fuochi erranti del 2019 e nel celeberrimo Mal’Aria, ma per raccontare questa volta una storia che ha ben poco di quel magico che ha caratterizzato tanta sua narrativa.

Qui è la cosiddetta storia con la S maiuscola a intrecciare e condizionare la vita dei protagonisti attraverso le generazioni. Le lunghe ombre fredde è il titolo di questo lavoro dove lo scrittore ravennate riparte da alcune delle sue costanti, quasi ossessioni narrative, per allargare lo sguardo e raccontarci una vicenda che ne contiene molte altre e che soprattutto tocca l’enorme tema dei lager nazisti.

Il romanzo si apre infatti a Mauthausen nella prima decade di maggio del 1945. Qui un uomo e una donna si conoscono e insieme cercano di ricostruirsi una vita. Lui è romagnolo della bassa, lei è tedesca, internata per ragioni politiche, parla bene l’italiano ed è pronta a seguirlo. A raccontarci la loro storia è in particolare la voce di Kleiner, il loro terzogenito, animo sensibile, amante dei libri, bravo a scegliere le parole. La sua voce, prima di bambino e poi di adulto, accompagna tutto il romanzo. I suoi racconti degli anni del dopoguerra intrecciano la storia della sua numerosa famiglia al contesto dell’epoca. La famiglia vive a “Fort Apache”, una grande casa isolata dal paese e con loro abita anche lo zio Livio, un personaggio semplicemente indimenticabile. Arguto ma un po’ strambo, generoso e fine pensatore, ottimo narratore, lo zio incarna almeno in parte lo spirito della Romagna e della campagna migliore. Ma in questo quadro d’epoca c’è anche la comunità che guarda con un misto di curiosità e poi sospetto la straniera. Una straniera che, scopriremo, ha un segreto che starà a Kleiner chiarire.

Per questo il romanzo, mescolando e superando i generi come spesso accade con Baldini, diventa anche una sorta di giallo che tiene il lettore incollato alla pagina per svelare l’arcano. Nel mezzo, la vita dura ma autentica di chi abita in questa terra strappata all’acqua con, imperdibili, le pagine ambientate nel novembre dell’alluvione del 1966 che ci riportano inevitabilmente al 2023. Baldini è stato ancora una volta capace di rimescolare gli elementi per dar vita a un romanzo dove ritroviamo nitida la sua cifra stilistica, ma allo stesso tempo ci regala anche una storia nuova che è insieme drammatica e carica di suspense e che ci porta a ricordare, riflettere, ragionare ma anche a sentire le sofferenze e le gioie di personaggi che prendono vita, ognuno con una sua personalità e unicità. Difficile quindi denire un romanzo che è insieme storico, famigliare, “giallo”, capace di raccontare la vita di persone semplici, in una periferia, la nostra, di un mondo che ancora deve globalizzarsi ma che è uscito da una guerra globale. Eraldo Baldini si conferma con questo libro sicuramente il più grande narratore delle nostre terre e della nostra memoria.

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