Colapesce Dimartino: «Il successo? Un incidente, ci interessa solo scrivere canzoni»

Il duo in concerto al Pavaglione di Lugo. «Dopo tanto tempo insieme, è arrivato il momento di prenderci una vacanza»

Colapesce E Dimartino

Continua la tradizione del Pavaglione di Lugo che nell’ambito del Ravenna Festival ospita spesso artisti della scena pop italiana, quella più sofisticata, ma capaci di ottenere una quasi inaspettata popolarità. Due anni fa fu la volta de La Rappresentante di Lista, quest’anno – sempre in una produzione originale del Festival accompagnati dall’orchestra La Corelli – tocca a Colapesce Dimartino, cantautori siciliani con un retroterra da perfetti indipendenti,  riusciti nell’operazione rara di non svilire la loro levatura artistica conquistando il palco di Sanremo e l’airplay radiofonico.

L’appuntamento è per il 28 giugno, tappa del tour di presentazione del loro secondo disco, Lux Eterna Beach, uscito a fine 2023.

Il duo nasce nel 2020 ma da anni entrambi stavate portando avanti una carriera da solisti nel mondo dell’indie. Quanto sono cambiati, singolarmente, Colapesce e Dimartino, per diventare un duo?
«Quando scrivi con un’altra persona sei portato naturalmente a dire le cose in modo diverso rispetto a come le diresti da solo. Noi siamo un po’ come Camera e Senato: discutiamo su ogni singola parola scritta da uno o dall’altro, e alla fine scegliamo quello che ci sembra più onesto e giusto per entrambi. Il nostro è un rapporto basato sulla sfiducia: siamo molto bravi a criticarci l’un l’altro e quindi a metterci in gioco».

L’esordio a Sanremo vi ha consacrato immediatamente alla fama nazionale. Vi sareste aspettati un debutto tanto positivo? Siete dovuti scendere a patti con la natura indipendente della vostra musica?
«Non ci aspettavamo nulla, non abbiamo scritto quella canzone per Sanremo ma perché sentivamo l’esigenza di dire quelle cose in quel determinato momento. Il fatto che poi sia finita lì ed è andata come è andata è stato del tutto fortuito. Il successo è un incidente, a noi interessa solo scrivere belle canzoni. In ogni modo tutto quello che abbiamo fatto in quel Sanremo e dopo lo abbiamo fatto con lo stesso spirito di tutta la nostra carriera precedente».

 La caratteristica principale delle vostre canzoni è quella di nascondere diversi livelli di lettura nei testi, è questa la chiave per arrivare alla massa senza perdere di significato?
«Non lo facciamo per arrivare alla massa, ma perché a noi piace così. Scriviamo le canzoni che ci piacerebbe ascoltare. Stiamo attenti alla scrittura dei testi, ci perdiamo anche mesi su una singola canzone. Lavoriamo di cesello come se fossimo degli ebanisti».

 Ci raccontate come è nato il progetto e come è stato misurarsi con il cinema? E quanto la musica è stata comunque importante anche sul grande schermo. Avete altri progetti di questo tipo in cantiere?
«È nato per scherzo ancora prima di scrivere il primo disco: abbiamo cominciato a immaginare e buttare giù le idee per un nostro film che probabilmente non si sarebbe mai fatto. Infatti, se ci fate caso, scegliemmo di lanciare il nostro primo disco insieme – I mortali – con dei cortometraggi e non con dei videoclip, scritti insieme al regista Zavvo Nicolosi con cui poi abbiamo ideato il soggetto che è poi diventato La primavera della mia vita. Fare musica resta il nostro mestiere e la cosa che ci piace fare di più, tutto quello che sperimentiamo in altre discipline è comunque legato al nostro modo di fare musica. Non ci sono piani di alcun tipo per il futuro, ma non escludiamo che succeda di nuovo».

Guardando al futuro immaginate un possibile ritorno alla carriera da solista o credete di aver trovato la vostra dimensione artistica e comunicativa come duo? A cosa state lavorando al momento?
«Noi crediamo che le nostre cose insieme abbiano senso proprio perché non abbiamo mai smesso di essere Colapesce e Dimartino. Nessuno dei due ha rinunciato alla propria individualità e le nostre diversità, che invece sono proprio la chiave di tutte le cose che facciamo come duo. Per il futuro non abbiamo piani, ma di certo dopo tutto questo tempo insieme, sentiamo sia arrivato il momento di prenderci una vacanza».

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