Dall’omaggio a Mandela al liscio Ecco il nuovo Ravenna Festival

In un Palazzo dei Congressi gremito di pubblico si è svolta sabato la presentazione del programma di Ravenna Festival 2016. “Ho camminato sulla lunga strada per la libertà” Dedicato a Nelson Mandela è il titolo della XXVII edizione che si svolgerà dal 13 maggio all’11 luglio; ad ottobre (dal 14 al 23) si rinnova l’appuntamento con la Trilogia d’Autunno che nel 2016 guiderà il pubblico del Festival “Lungo il Danubio”.

Condotta dal giornalista Rai Massimo Bernardini, la presentazione ha visto gli interventi del sindaco Fabrizio Matteucci, dei responsabili del Festival Antonio De Rosa, Cristina Muti, Angelo Nicastro e Franco Masotti, Zakhele Mnisi (Consigliere Politico dell’Ambasciata del Sudafrica di Roma) e Hiroshi Yamauchi (Vice Capo Missione dell’Ambasciata del Giappone di Roma).

Una presentazione spettacolo arricchita da contributi video e dall’incursione musicale (conclusasi con l’esecuzione di Hallelujah di Leonard Cohen dedicata a NelsonMandela nel secondo anniversario anniversario della morte) di sette dei 100 violoncellisti del progetto Cellolandia ideato e capitanato da Giovanni Sollima ed Enrico Melozzi, protagonisti nel corso della rassegna.

«La scelta tematica dell’edizione 2016 del festival – si legge nella nota degli organizzatori – ci riporta – dopo aver affrontato nel 2014 lo scoppio della Grande Guerra (“1914: L’anno che ha cambiato il mondo”) – alla storia del Novecento, e lo fa con una dedica ad uno dei maggiori protagonisti del “secolo breve”, vera e propria “icona” del mondo contemporaneo: Nelson Mandela, scomparso due anni or sono (5 dicembre 2013). Madiba (questo il suo nome all’interno del clan di appartenenza, di etnia Xhosa), che è stato un grande combattente per la libertà, ma anche uno straordinario statista che ha lavorato per la riappacificazione rimuovendo le radici dell’odio, appartiene all’immaginario collettivo, assieme a Gandhi, Martin Luther King o in tempi più recenti San Suu Kyi: l’immaginario “positivo”, non quello legato al Terrore che pure ha permeato il secolo passato». Se Mandela ha lasciato una straordinaria eredità testimoniando con la propria esistenza i valori della libertà, della non violenza e dell’uguaglianza, ripudiando qualsiasi forma di razzismo e di sopraffazione, è con una grande creazione di teatro musicale che Ravenna Festival intende ricordarlo.

Mandela Trilogy, che verrà presentata in prima nazionale a Ravenna, è un’importante produzione di Cape Town Opera, la principale struttura produttiva in ambito operistico attiva nel continente africano (già molto nota ed apprezzata anche in Europa per un bellissimo allestimento di Porgy and Bess), scritta da Michael Williams (che ne è anche regista) con musiche di Allan Stephenson, Mike Campbell e Peter Louis van Dijk. Williams ha concepito una trilogia composta da tre episodi che rimandano ad altrettanti periodi chiave della vita di Mandela, ciascuno dei quali composto in un differente stile musicale. Mandela Trilogy si apre con una sorta di oratorio ove si narrano gli anni di formazione del giovane Mandela nella regione del Transkei popolata dall’etnia Xhosa, di cui il compositore Allan Stephenson elabora in modo classico i canti tradizionali. Il Mandela “rivoluzionario” è invece evocato nell’atto caratterizzato dall’atmosfera estremamente jazzy creata da Mike Campbell e ambientato a Sophiatown, mentre il terzo ed ultimo episodio musicato da Peter Louis van Dijk ci conduce agli anni di Robben Island ed alla marcia finale verso la libertà che porrà fine alla vergognosa e drammatica apartheid.

La figura di Mandela fornirà poi l’occasione per un focus che consentirà al pubblico del festival di conoscere la grande ricchezza artistica e culturale del Sudafrica, a cominciare dalle potenti voci dei Ladysmith Black Mambazo, che tanto hanno contribuito ad una delle produzioni discografiche più importanti degli ultimi decenni, ovvero Graceland (1986) di Paul Simon. For Mandela è un progetto curato da Pino Minafra dedicato – oltre ovviamente a Madiba – ai tanti straordinari musicisti sudafricani scomparsi prematuramente e che nasce intorno a Louis Moholo, uno tra i più significativi artisti del suo paese, membro fondatore dei Blue Notes, successivamente componente dell’orchestra Brotherhood of Breath, ultimo testimone della straordinaria e fertile stagione del jazz africano degli anni ’60, che con il suo spirito e la sua batteria guiderà il concerto. Il batterista, che ha vissuto in esilio in Inghilterra per molti decenni a partire dal 1964, sarà affiancato sul palco da Keith Tippett, musicista inglese alfiere di uno fra i più intensi viaggi musicali a cavallo tra gli anni ’60 e i decenni successivi, e dalla moglie, cantante, Julie Tippets. Un vero e proprio omaggio per ricordare il tremendo periodo storico caratterizzato dall’apartheid, e dunque la paziente missione di Mandela, attraverso composizioni di Chris McGregor, Dudu Pukwana, Johnny Dyani, Mongezi Feza, Harry Miller, Enoche Sontoga, oltre a brani dello stesso Keith Tippett e una dedica di Pino Minafra “Canto General” al grande poeta cileno Pablo Neruda. Tra i protagonisti di quella irripetibile stagione musicale c’è anche Hugh Masekela, compagno d’arte e di vita di Miriam Makeba, che rimane uno degli artisti africani di maggior successo sia in patria che a livello internazionale. Tra l’altro, Masekela incise nel 1986 con la sua orchestra Kalahari, dopo molti hits e collaborazioni prestigiose, un singolo di grande successo, Bring Him Back Home, brano scritto in favore della campagna per la scarcerazione di Nelson Mandela che divenne infatti uno degli inni della campagna “Free Mandela”.

Pianeta Giappone
Nell’anno delle celebrazioni del 150° anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia, un importante filone tematico parallelo viene dedicato al paese del Sol Levante a cominciare dai due concerti che Riccardo Muti, che con il Giappone ha un legame di antica data (risalente almeno al primo concerto nel 1975 con i Wiener Philharmoniker), dirigerà a Tokyo, al Bunka Kaikan il 16 marzo e al Metropolitan Theatre il 17, nell’ambito del Tokyo Spring Festival, sul podio della Tokyo Harusai Festival Orchestra e dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. Concerto che verrà riproposto a Ravenna – nella migliore tradizione dei “Ponti di amicizia” lanciati nel 1997, ma questa volta in un viaggio a ritroso – con la partecipazione dei cori del Teatro Petruzzelli di Bari e del Friuli Venezia Giulia.
A questo si aggiunge una delle rare e preziose occasioni di poter ascoltare la più importante pianista giapponese, Mitsuko Uchida, tra le massime interpreti del suo amato Schubert, di cui eseguirà l’integrale dei due libri di Improptus, e di ammirare la più importante compagnia giapponese di danza butoh, Sankai Juku, fondata e diretta (nel 1975) da Amagatsu Ushio, che proporrà sul palcoscenico del Teatro Alighieri la sua ultima creazione, in prima italiana, Meguri.

Concerti sinfonici
Come sempre il festival propone alcune delle migliori compagini orchestrali sotto la bacchetta di grandi direttori. Se Riccardo Muti con la sua Cherubini dirigerà un concerto che è la quintessenza dello stile classico, con Schubert e Beethoven, il direttore ungherese Ivan Fisher si cimenterà con l’orchestra da lui stesso fondata, la Budapest Festival Orchestra, con un monumento del sinfonismo mitteleuropeo come la Sinfonia n. 8 di Dvorˇák oltre che con due giganti del Novecento come il conterraneo Bartók e Stravinskij. La Mahler Chamber Orchestra e l’Hamburg Philharmonic, rispettivamente dirette da Daniel Harding e da Kent Nagano, proporranno autori da Beethoven al contemporaneo inglese Mark-Anthony Turnage. Ancora Muti, poi, proporrà un concerto, sempre con la Cherubini, che è un po’ una sorta di divertissement (musiche di Francesco Cappa e Wolfgang Amadeus Mozart) e si avvale di un fuoriclasse come David McGill, leggendario primo fagotto della Chicago Symphony Orchestra.

Ravenna si trasforma per una settimana in Cellolandia
Una pacifica ma massiccia invasione sarà quella di cui la città sarà teatro ad opera di cento violoncellisti provenienti da tutta Europa. Il progetto di Cellolandia, ideato e capitanato da Giovanni Sollima e Enrico Melozzi (fondatori della Società Italiana del Violoncello) animerà un’intera settimana fino a notte fonda (e talvolta partendo dall’alba) con concerti ed esibizioni in ogni angolo della città, sia da parte di giovani musicisti entusiasti che di alcuni tra i più importanti violoncellisti della scena internazionale, come Mario Brunello, Ernst Reijseger, i Violoncellisti della Scala, l’irresistibile folletto statunitense Rushad Eggleston, oltre ovviamente allo stesso Giovanni Sollima. Il tutto si concluderà con un grandioso e certamente vivace concerto finale che vedrà la partecipazione di tutti i 100Cellos – oltre a vari “guest” a sorpresa – e che avrà come tema il ballo, dalle sarabande barocche alla musica disco e techno, passando per liscio e pizzica. Oltre a tutto questo, verrà indetto un concorso di composizione con rigorosa clausura notturna dei partecipanti nel Teatro Alighieri e con esecuzioni dei brani appena terminati aperte al pubblico nella mattinata successiva.

Contemporanea
Prosegue il percorso attraverso la musica del Novecento e i suoi protagonisti (“La Tradizione del Nuovo”), iniziato nel 2015 con i due omaggi a Boulez e Bartók, e che quest’anno avrà come principali protagonisti l’americano Morton Feldman (1926-1987) e Luigi Nono (1924-1990), entrambi inesausti perlustratori di sconfinati territori sonori, veri e propri solitari utopisti della musica ma con una passione particolarissima per le analogie tra musica e pittura (storiche le collaborazioni di Nono con Emilio Vedova e le “affinità elettive” di Feldman con la scena dell’espressionismo astratto newyorkese). A questo si aggiungeranno esecuzioni di compositori italiani viventi che vanno da Salvatore Sciarrino ad Alessandro Ratoci, di cui verrà eseguita una composizione in prima assoluta. Continua inoltre la collaborazione del festival con le principali realtà di musica elettroacustica italiana, da Tempo Reale a Edison Studio, a cui si deve la sonorizzazione in live electronics del film muto di Alfred Hitchcock Blackmail (1929), con la partecipazione di Ivo Nilsson al trombone e di Daniele Roccato al contrabbasso (questa coproduzione Ravenna Festival ed Edison Studio rientra nel progetto “SIAE – Classici di oggi”).

In Templo Domini
Le basiliche risuoneranno come sempre di raffinate musiche preclassiche, che vanno dal medioevo al barocco, con formazioni di eccellenza in ambito internazionale come gli acclamatissimi Tallis Scholars (per la prima volta al festival), il prestigioso Westminster Cathedral Boys Choir, o la Magnifica Comunità, diretta da Enrico Casazza, con un accattivante programma che è la vertiginosa summa del barocco italiano, da Pergolesi a Vivaldi, passando per Porpora. Senza dimenticare le liturgie musicali che scandiscono le domeniche del festival.

La danza
La programmazione di danza, che ha sempre un ruolo centrale nel festival, propone, oltre al citato e prezioso Meguri di Sankai Juku, l’atteso ritorno sul palcoscenico del Pala De André di Svetlana Zakharova che in compagnia di altre straordinarie étoiles del Teatro Bolshoi, come Mikhail Lobukhin e Denis Rodkin, si cimenterà in un programma concepito appositamente per Ravenna e che non a caso comprende un omaggio dantesco come Francesca da Rimini coreografato da Yuri Possokhov sulle musiche emozionanti di Cˇajkovskij.
Un omaggio ad una delle massime protagoniste della modern dance statunitense come Twyla Tharp, che festeggerà i 50 anni di strepitosa attività sempre sotto il segno dell’originalità e dell’innovazione, proseguirà la “galleria” ideale dei grandi coreografi ospitati a Ravenna (tra cui Trisha Brown e Mark Morris, anch’essi americani). Il 2016 poi sarà ricordato anche come l’anno che ha visto per la prima volta a Ravenna Festival una compagnia leggendaria come l’israeliana Batsheva Dance Company, fondata e diretta da Ohad Naharin, anch’egli indubbiamente da annoverare tra i massimi coreografi viventi, e che a Ravenna presenterà la sua ultima creazione Last Work. Xebeche è invece l’ultima creazione del Gruppo Nanou, che ha base a Ravenna, e che negli ultimi anni si è saputo imporre all’attenzione sulla scena della danza contemporanea italiana.

Il senso profondo del migrare in Human di Marco Baliani e Lella Costa
“D’armi io canto e dell’eroe che, primo, dalle coste di Troia venne all’Italia, profugo per suo destino”. La prima ispirazione è stata l’Eneide, il poema di Virgilio che celebra la nascita dell’impero romano da un popolo di profughi: in una lectio magistralis tenuta nell’aula magna dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, Marco Baliani è partito dal mito per interrogarsi e interrogarci sul senso profondo del migrare. Poi l’incontro con Lella Costa e la reminiscenza di un altro mito, ancora più folgorante nella sua valenza simbolica e profetica: Ero e Leandro, i due amanti che vivevano sulle rive opposte del fiume Ellesponto. Prende avvio così Human, dal tema delle migrazioni e dalla volontà di raccontarne l’“Odissea ribaltata”. Ma nel suo farsi vira incalzato dagli eventi: al centro pone lo spaesamento comune, quell’andare incerto di tutti quanti gli human beings in questo tempo fuori squadra. Il loro nuovo spettacolo debutterà in anteprima nazionale a Ravenna – i costumi sono di Antonio Marras e le musiche originali di Paolo Fresu – e sarà poi in tournée sui palcoscenici italiani nella stagione 2016/17.

Romagna Felix
Le numerose sortite del festival fuori Ravenna comporranno un itinerario denso di tappe irrinunciabili nella città della Romagna e non solo. Da Comacchio, con un progetto commissionato ad Ambrogio Sparagna; a Russi, che non tradisce la sua vocazione alle musiche popolari e di tradizione ospitando una serata “monstre” che celebra aspetti particolarmente sentiti della cultura romagnola, dal ballo liscio con i suoi più acclamati interpreti alla gioiosa e vivace celebrazione – nel centenario della morte – di Olindo Guerrini alias Stecchetti. Ma la straordinaria cornice di Palazzo San Giacomo sarà anche teatro della Lunga notte irlandese, in un delirio di violini, concertine e uilleann pipes.
L’antica darsena del Magazzino del Sale di Cervia si conferma meta prediletta di scrittori ospitando il lavoro più recente di Alessandro Baricco, Palamede, l’eroe cancellato, che arricchisce di uno straordinario episodio la rilettura dell’Odissea iniziata con Davide Enìa nella scorsa edizione.
Sempre più stretto il legame con Forlì, che negli ultimi anni si sta affermando con un ruolo da protagonista della scena artistica nazionale. Dopo i due grandi concerti di Riccardo Muti, la città ospiterà due fondamentali episodi del palinsesto del festival: da una parte inaugurando la sezione tematica dedicata a Nelson Mandela e dall’altra con l’omaggio ad un grande compositore forlivese, Giovanni Battista Cirri (1724-1808) da parte di un grande violoncellista dei giorni nostri, Giovanni Sollima. Un concerto di piano solo di uno tra i più importanti jazzisti europei, Stefano Bollani, poi Sacre Corde, il concerto della Magnifica Comunità, completeranno la programmazione forlivese del festival.

Cultura e turismo
Per concludere, l’edizione 2016 intende celebrare con un’importante novità la speciale relazione del Festival con la città e con i suoi monumenti più importanti. Dal 13 maggio al 11 luglio, infatti, un doppio appuntamento scandirà quotidianamente le giornate del Festival nei due luoghi che sono meta imprescindibile di ogni visita alla città: la Tomba di Dante, al centro della zona del silenzio, che ogni mattina ospiterà un momento di spettacolo ispirato al grande poeta, e la Basilica di San Vitale, nella quale ogni pomeriggio si rinnoverà l’appuntamento musicale con i Vespri.

Trilogia d’Autunno: Lungo il Danubio
Con questo trittico ‘danubiano’ il Festival vuole rendere omaggio a quella grande civiltà culla di uno straordinario fermento culturale, metropoli “sovranazionale” improntata alla più austriaca delle virtù, la “conciliazione tra i popoli”. Ma è un omaggio anche ad una forma di teatro musicale, l’operetta, talvolta decisamente sottovalutata o incompresa ma che a cui si devono capolavori come quelli proposti e che raggruppano tre dei maggiori compositori di questo genere – Johann Strauss, Emmerich Kálmán e Franz Lehár – sempre affascinante e da cui provengono “evergreen” di grande popolarità celebrati in quel rito laico che il Concerto di Fine Anno da Vienna. Si tratta di tre nuove produzioni Gräfin Mariza (La Contessa Maritza); Die Fledermaus (Il pipistrello) e Die Lustige witwe (La vedova Allegra), una delle quali realizzata appositamente per Ravenna Festival, dei principali teatri ungheresi che contribuiscono a mantenere alto il livello di una tradizione che non ha mai conosciuto cedimenti. Si è voluto proporre al pubblico italiano questi tre capolavori nella loro forma integrale, che integra alla perfezione teatro, musica e danza e che costituisce l’illustre progenitore (grazie anche a compositori come Offenbach e Gilbert & Sullivan) del musical di Broadway e del West End (ma anche della commedia musicale nella sua declinazione italiana).

NATURASI BILLB SEMI FAVE PISELLI 17 – 26 05 24
RFM 2024 PUNTI DIFFUSIONE AZIENDE BILLB 14 05 – 08 07 24
CONAD INSTAGRAM BILLB 01 01 – 31 12 24