giovedì
26 Giugno 2025
la recensione

Una mostra per “resistere” e analizzare la complessità del mondo attuale

Al Museo della Battaglia del Senio di Alfonsine le opere di 16 artisti e artiste transgenerazionali del territorio alle prese con temi scottanti, dall’emergenza climatica alla critica al militarismo, fino a una narrazione al femminile

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OssigenoRosso

La Romagna è un luogo di creatività diffusa, ben percepibile solo se messa a confronto con altre regioni: qui vive infatti una comunità artistica diffusa, in attività e in relazione, di cui si possono comprendere i passi grazie soprattutto a mostre aperte in luoghi decentrati. Dopo Lugo, Cotignola, Bagnacavallo, Lavezzola – dove si è appena inaugurata una personale di Rosetta Berardi – è la mostra alla Galleria del Museo della Battaglia del Senio di Alfonsine a concentrare l’attenzione.

La mostra, a cura di Gianni Mazzesi, propone il titolo azzeccato di Resistenti #2, perchè di resistere si tratta quando si affronta un mondo complesso come il presente, direi quasi in caduta libera, stando ai giornali di questi mesi. E anche l’esposizione – senza sfiorare argomenti come l’evacuazione progettata di massa dai territori di Gaza o la caduta delle certezze sodali della Nato, la guerra in Ucraina, il presunto riarmo di massa e un terzo conflitto mondiale – inframmezza le opere di 16 fra artisti e artiste con una breve ricapitolazione di temi scottanti. L’analisi di diverse questioni – overtourism, land grabbing (appropriazione di grandi porzioni di suolo di paesi poveri da parte di privati), malattie come ansia, depressione e ludopatia, processi di cementificazione e sorveglianza digitale e altri ancora – viene proposta come focus della mostra per sollecitare l’attenzione. L’abbinata dei temi a opere di arte contemporanea coglie l’obiettivo di avvicinare a un linguaggio come esercizio dello sguardo e insegna a guardare con più lentezza, evitando il consumo delle immagini.

Le opere – realizzate da un gruppo transgenerazionale di persone che sono nate qui o abitano il territorio – restituiscono nell’insieme una variegata tipologia di temi analoghi, presentati tramite allestimento e video, sculture e mosaici, dipinti, disegni e fotografie. Alle osservazioni generali va aggiunta anche la partecipazione organizzativa di CRAC (Centro in Romagna Ricerca Arte Contemporanea), un’associazione che opera da più di 20 anni sul territorio e che oltre ad aver creato una rete di operatori del settore allestisce eventi e mostre in autonomia o in collaborazione con altre associazioni e collettivi. La presenza di  16 personalità rende l’idea dell’ampiezza dell’allestimento della mostra, che in due grandi sale ospita linee di poetiche diverse: dall’emergenza della questione climatica alla critica al militarismo, alla riappropriazione di una narrazione autonoma al femminile, all’analisi con sconfinamenti che riguardano temi più intimi e soggettivi. A quest’ultima linea progettuale appartengono i mosaici di Rossella Baccolini che in Baby’s on Fire, ispirandosi a una canzone di Brian Eno, crea un pannello in cui la rifrazione permette di moltiplicare in centinaia di microframmenti l’immagine di chi guarda. La stessa logica attraversa e-fébo, la leggera scultura alveare di Marcella Belletti, così come interseca le tavole espressive di Tommaso Martines, eseguite per la maggior parte a penna e a biro, e dedicate a Violet, la protagonista dell’omonima graphic novel. Su questa linea di attenzione alle storie individuali si situa il lavoro di Loretta Zaganelli, da sempre legata a una poetica dell’istante di vita, catturato e sottratto all’usura del tempo con un’operazione riuscita di riattribuzione poetica. Allo stesso climax appartengono le fotografie di Gianni Mazzesi, qui nella veste di artista, che raccontano in brevi haiku visivi il passaggio delle stagioni e della vita di fiori e piante. Anche le grandi tele di Maria Giovanna Morelli setacciano l’esperienza, soprattutto autobiografica, in modo da trasformare i grumi emotivi che ne scaturiscono in opere fortemente espressive. Altrettanto basate su un gesto forte, racchiuso però in forme precise attingendo alla grafica e all’immaginario Pop, sono le stampe digitali di Cristiano Pinna che affronta la sua esperienza di resistenza al deterioramento dell’ambiente. Un gusto dada invece aleggia sui lavori di Francesco Selvi, artista multiforme per tecniche e canali di espressione, i cui risultati racchiusi in scatole Merz risultano di forte ironia. La tematica ambientale è invece trattata nell’allestimento di Rosa Banzi in cui l’esperienza dell’alluvione riporta la dimensione della memoria personale e gli oggetti segnati, quasi bloccati dagli eventi.

Morelli2

In forma diversa il rapporto sbilanciato fra esseri umani e natura attraversa l’allestimento del lughese Antonio Caranti e quello del collettivo Ossigeno Rosso, che nel lavoro affronta d’abitudine temi a forte impatto politico. Altrettanto politico è il lavoro di Isabella Zanotti che affronta lo specismo – ovvero la presunta e opinabile centralità della specie umana – nel suo terrificante Abisso (o tritapulcini). Sempre su questa linea, così fortemente condivisa dalle nuove generazioni, si collocano anche i dipinti del faentino Luca Casadio: con una sapienza quasi fotografica realizza piccoli frame da grandi incendi boschivi, mantenendo nelle immagini un’incredibile suspence. Ancora l’alluvione è inserita nella porta allestita da Massimiliano Marianni. L’artista – che opera indifferentemente attraverso grafica, audio allestimenti, video di animazione – presenta Underwater, in cui una porta – recuperata fra i rifiuti portati dalla corrente – appare chiusa su suoni registrati realmente durante la prima alluvione in Romagna. Molto interessante anche il secondo suo lavoro in mostra – un cortometraggio d’animazione dal titolo Fart Fat Raw (2024) –, che con molta ironia entra nel merito della virilità al servizio dei nuovi “venti” di guerra. Sempre fortemente politici sono i disegni di Antonio Nurchis, cagliaritano trapiantato in Romagna: incantevoli le sue tavole con delicati interventi a penna su carta velina bistrate di oro, dove sotto la lente di ingrandimento vengono messi i processi della produzione e di accumulo che caratterizzano l’attività agricola del territorio. Ultima ma non ultima, anche per la posizione delle opere appena all’ingresso del museo e sull’entrata della porta della mostra, è la ravennate Vanessa – meglio conosciuta come @apotropaike –, che affronta con decisione la questione della rappresentazione di genere da un punto di vista irriverente, ironico e rivendicativo. In mostra non sono gli ingrandimenti di vagine per cui è arrivata alla notorietà, ma alcune stampe che attivano un processo decostruzione – è il caso di Ave Maria piena di rabbia, una proposta di un femminile in piena azione di rivolta rispetto ai canoni – o amplificano la testimonianza di veri atti di rivolta femminile, come in Ahoo Daryaei, la ragazza iraniana che ha osato sfidare le severe regole del regime uscendo in università in slip e reggiseno. Irriverente anche la Sheela na gig blu che apre la mostra in cui l’ispirazione alle antiche immagini apotropaiche irlandesi – di donne con vulva evidenziata – testimonia il raggiungimento di una sessualità femminile finalmente priva di remore, consapevole, disobbediente, finalmente e del tutto felice.

Resistenti #2 corpi d’arte e mutazioni sociali; Alfonsine, Galleria del Museo della Battaglia del Senio, piazza della Resistenza 2, fino al 30/3/2025; orari: MA-VE 8.30-13; 14-17 MERC; SA 9-12; DO 15.30-18.30; visite guidate: sabato 15/3 e domenica 30/3 alle 17.30; info 0545 299618 / 347 2695502.

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