sabato
14 Giugno 2025
Infrastrutture

Ap pronta a dragare 1,4 milioni mc in attesa del Progettone light

A settembre lavori all'avamporto, a giugno lungo il canalecon un impianto di trattamento. E la maxi opera verrà rivista

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I sigilli della procura alle casse di colmata individuate dall’Autorità portuale di Ravenna per la collocazione di parte del materiale da dragare bloccano il Progettone per l’approfondimento dei fondali del porto e così, in attesa di elaborare una sorta di versione light ribattezzata Progettone 2.0 che faccia di necessità virtù per non ricorrere alle aree sotto sequestro, Ap annuncia un piano di interventi di manutenzione straordinaria per il dragaggio di 1,4 milioni di metri cubi di fanghi. Si tratta di opere (per un costo di circa 30 milioni di euro sostenuto grazie all’avanzo primario dell’ente che a fine 2015 dovrebbe superare i 50 milioni) estranee a quelle inserite nel maxi intervento bloccato in attesa degli ultimi pareri ministeriali che non arriveranno visto l’intrecciarsi delle indagini penali su presunte irregolarità nelle autorizzazioni di vecchie casse di colmata.

Si comincerà a scavare a metà settembre del 2015: è la previsione del presidente di Ap, Galliano Di Marco. Negli uffici di via Antico Squero oggi, 6 agosto, l’apertura delle buste per la gara pubblica da tre milioni di euro: quattro offerte pervenute (tre da imprese di Venezia e una da Roma) per la rimozione di 160-200mila metri cubi di materiale depositati all’imboccatura delle dighe dalla mareggiata di febbraio. Si ipotizza di concludere i lavori per metà dicembre: il materiale verrà portato al largo in due zone a disposizione di Ap per questro scopo.

Il prossimo giugno poi dovrebbero cominciare (per concludersi a ottobre 2017) i lavori per il dragaggio di 1,2 milioni di mc lungo l’asta del canale. I primi 172mila mc verranno prelevati dal tratto in corrispondenza del terminal container e ci vorranno 7 milioni di euro la metà dei quali per la realizzazione di un impianto provvisorio di trattamento dei materiali sulla banchina nord a ridosso del terminal traghetti. Tecnicamente sarà una fitopressa in grado di separare le sabbia da argilla e limo: la prima verrà utilizzata per il ripascimento mentre i secondi, una volta asciugati, verrano destinati a innalzare il livello di un terreno di proprietà di Ap in zona Bassette (Di Marco poi annuncia un accordo raggiunto con Eni per utilizzare un’area dell’ex Sarom dove realizzare un impianto di trattamento definitivo: ipotesi plausibile per vederlo in funazione fra tre anni e mezzo).

Il restante milione di metri cubi non è ancora stato deciso da quali tratti del Candiano verrà prelevato ma è già stato deciso dove verrà collocato: una spesa totale di circa 18-22 milioni di euro consentirà il dragaggio e la realizzazione di due casse di colmata in acqua all’interno all’interno delle dighe con un sistema di palancole che manterrà la separazione tra fanghi e acque garantendo anche una migliore navigabilità del tratto iniziale (in termini tecnici si tratta di un’Atf, adeguamento tecnico funazionale, che non ha bisogno di valutazioni di impatto ambientale ma solo di un parere urbanistico da parte di Comune e Regione).

Di Marco poi replica a chi accusa l’ente di via Antico Squero di non aver mai dragato durante la sua presidenza iniziata nel 2012: «Nel triennio 2013-15 abbiamo dragato 570mila mc: 200mila quelli dell’avamporto che inizieranno a settembre e gli altri tra avamporto, Docks Cereali, Petra, Setramar, Bunge, terminal Crociere e il canale».

Infine il punto della situazione sul Progettone che, come detto, è arenato alle prese con l’inchiesta della procura di Ravenna: «Mancherebbero ancora gli ultimi pareri vincolanti tra cui quello del ministero dell’Ambiente e non arriveranno in queste condizioni. Del resto se arrivassero poi non potremmo comunque muoverci perché il sequestro delle aree le toglie dalla nostra disponibilità». Da qui la decisione, presentata anche al comitato portuale riunitosi ieri mattina, di elaborare una versione alleggerita che fermerebbe l’approfondimento a 12,5 metri e non più 14 o 14,5 come ipotizzato: si tratterebbe di dragare circa due milioni di metri cubi da andare a collocare senza contare sulle casse di colmata sigillate e quindi con molta probabilità nelle aree Logistica 1 e Logistica 2 tra la città e Porto Fuori. Ne deriverebbe una piattaforma logistica dimezzata rispetto i piani iniziali e minori aree espropriate (olo in una seconda fase, e solo se si potrà contare su largo Trattaroli, si procederà con ulteriori lavori tra cui anche il nuovo terminal container). Il Progettone 2.0 in termini tecnici verrebbe presentato nelle vesti di progetto definitivo diretto «ai sensi dell’articolo 167 comma 5 del codice degli appalti» e quindi in conformità con il piano regolatore porto 2007 e la valutazione di impatto ambientale del 2012.

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