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    Categoria: economia

La crisi che non passa Cassa integrazione alla Rosetti

Intanto è fallita la Gapar, lasciando a casa 44 persone, e la Cisa vuole delocalizzare gli impianti e fare a meno di metà dei dipendenti

Qualche mese fa, dopo aver aperto la procedura per la cassa integrazione, avevano deciso di sospenderla senza usufruirne. Questa volta, invece, per i dipendenti della Rosetti Marino, l’importante azienda navale e gas&oil di Ravenna, la cassa integrazione arriverà per quanto ancora non sia stato quantificato esattamente in che termini per ciascuno. «La richiesta – spiega Milco Cassani, segretario provinciale Fiom che ha firmato l’accordo con l’azienda come gli altri sindacati ai primi di agosto – prevede tredici settimana a zero ore per i 250 dipendenti, ma ancora alcuni lavoratori sono in ferie e si vedrà a settembre quante ore saranno effettivamente necessarie e su quante persone e anche per quanto tempo». Il settore più in difficoltà è sicuramente quello dell’oil&gas anche per fattori, dice il sindacalista, non riconducibili a responsabilità dell’azienda: lo scenario internazionale instabile (vedi territori come la Libia), il prezzo del petrolio che induce rallentamenti negli investimenti per le oil company, fattori su cui è impossibile incidere. A cui si aggiungono commesse che possono essere Meno in difficoltà il settore navale rispetto al quale, dice Cassani: «Si potrà pensare anche a fare qualche rotazione di personale per evitare che la cassa pesi troppo solo su una parte dei lavoratori». Una richiesta di cassa integrazione in questi anni non dovrebbe nemmeno far notizia, a fronte di chiusure e fallimenti, ma per Rosetti si tratta di una misura che ha un precedente solo trent’anni fa perché l’azienda a oggi era riuscita a uscire indenne dalla crisi, almeno per quanto riguarda i dipendenti. «In realtà – dice Cassani – i primi a pagare la crisi c’erano già stati: i tanti lavoratori in appalto e i contratti a termine che non sono stati rinnovati. Certo fino a oggi appunto la Rosetti non aveva avuto però bisogno di ammortizzatori  sociali. Forse adesso bisognerebbe pensare a una maggiore diversificazione dell’offerta per non restare troppo dipendente da un settore in cui prevalgono dinamiche al di fuori del raggio d’azione di qualsiasi azienda».

Ma non sono i dipendenti della Rosetti i lavoratori che probabilmente vivono il ferragosto di maggiore preoccupazione.

Quarantaquattro sono le persone rimaste a casa dopo il fallimento della Gapar, la nota e storica azienda di panificazione di Fornace Zarattini in difficoltà da tempo e che ora ha chiuso definitivamente i battenti in tutte e tre le sedi, compresa quella appunto di Ravenna.

Infine, il 2 settembre i lavoratori della Cisa attendono un nuovo incontro per capire come e se l’azienda intende modificare il piano industriale che prevede la delocalizzazione di alcune produzioni con un numero di esuberi al momento quantificato in 258, di cui 238 solo a Faenza, sui 524 dipendenti. Lo spettro dell’Omsa torna ad aleggiare e l’autunno per Faenza si prospetta quando mai caldo.