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    Categoria: economia

«Le alternative per l’escavo ci sono ma serve un interlocutore rispettato»

Confindustria ribadisce la sua posizione critica contro il presidente
di Ap e annuncia: «Stiamo completanto uno studio per il porto»

«Vogliamo partecipare in modo costruttivo al dibattito sul porto e a tal fine stiamo completando uno studio, che finora l’Autorità portuale ha ridicolizzato e osteggiato. Per valutarlo occorre un interlocutore rispettato nel porto, che eserciti buon senso, che faccia quel che dice e dica quel che fa». Non fa esplicitamente il nome di Galliano Di Marco ma il presidente di Confindustria Guido Ottolenghi lascia intendere che l’attuale presidente di Ap a suo giudizio non ha quelle doti che vorrebbe da un interlocutore con cui trattare. «Le alternative per salvare l’escavo dei fondali esistono – scrive ancora Ottolenghi –, ma forse non vanno più affidate a chi le ha sempre negate e ci ha condotto alla paralisi dopo molti anni d’inerzia». Insomma, pare un modo cortese per invitare a dare il ben servito definitivo a Di Marco. Che vedrà scadere il suo mandato il prossimo marzo.

Il numero uno degli Industriali è da mesi in aperta rottura con il dirigente pubblico e ora, con una lettera aperta, si incunea nella frattura apertasi ieri, 21 ottobre, tra Di Marco e i quattro enti locali (Regione, Provincia, Comune, Camera di Commercio) che a suo tempo lo nominarono alla guida di Via Antico Squero. Il comunicato unificato suona come una sfiducia verso l’ingegnere arrivato a Ravenna nel 2012. In buona sostanza ieri si è svolta la riunione del comitato portuale in cui Di Marco ha illustrato la rimodulazione del cosiddetto Progettone per l’escavo dei fondali chiedendo un voto alla delibera entro 2-3 settimane. Un ultimatum che ha innervosito le istituzioni scatenando una dura reazione pubblica.

«Oggi a Ravenna ci confrontiamo col fallimento di quella costruzione illogica, contraddittoria e sempre mutevole che pomposamente veniva chiamata Progettone – affonda Ottolenghi –. Ma le sue contraddizioni erano emerse fin dall’autunno del 2014, quando poche persone di buona volontà hanno cominciato a porre domande forse scomode. E poi la fragilità economica e giuridica degli espropri, e la loro incerta utilità, sono apparse assai chiare a gennaio 2015 quando finalmente l’Autorità Portuale ha accettato di dare una più compiuta spiegazione di quel che stava facendo. In quella occasione sono anche sorti dubbi su tematiche ambientali e procedurali, e sui vincoli della legge portuale che impedirebbe all’Autorità di essere attuatore della Piattaforma Logistica, il progetto milionario ed espropriativo che ha affossato l’escavo dei fondali. In quel momento Confindustria ebbe il coraggio di porre le domande scomode, di chiamare cittadini e associazioni ad approfondire bene la materia, perché da essa dipendeva il benessere di tutti. Chiedemmo di fermare per qualche settimana la macchina e di creare un gruppo tecnico per ragionare con lucidità sulle alternative. A quell’epoca l’appello cadde nel vuoto anche perché l’Autorità Portuale affermò che assolutamente non vi era alcuna alternativa». E se dopo un anno di distanza anche le istituzioni pubbliche mettono all’angolo Di Marco, per Ottolenghi viene facile ricorrere alla mitologia greca: «Gli antichi Greci descrivevano col mito di Cassandra la figura di colei che individua i rischi del futuro e gli strumenti per superarli, ma non è ascoltata. A ogni Cassandra si contrappone una maggioranza di persone desiderose di credere che tutto andrà bene, disposte ad essere ingannate pur di non affrontare oggi i problemi che si possono rimandare a domani».

Tutto è perduto? No secondo Ottolenghi: «Seguendo le promesse sempre più altisonanti e non credibili del Progettone, abbiamo condannato le aziende e le famiglie di Ravenna ad un declino industriale? No, perché oggi la coscienza del valore dell’unità di istituzioni e comunità portuale è riemersa e le alternative che sono sempre esistite cominciano ad essere discusse e meglio comprese, anche grazie al fattivo contributo della Capitaneria di Porto. Oggi è più chiaro che essersi sottomessi e avere umiliato qualsiasi tentativo di discussione costruttiva a inizio 2015 ci è costato caro. Come dice il nostro Sindaco, non dobbiamo ripetere lo stesso errore due volte, dobbiamo ora studiare le nuove idee e dedicare il tempo necessario ad approfondirle e ottimizzarle, dando spazio ai contributi migliori, e non bloccandoli accusando di conflitto di interessi ogni voce critica».