Crisi Acmar, ora arriva la disdetta di tutti i contratti aziendali

La rabbia dei sindacati: «Pronto lo sciopero». 130 lavoratori a rischio
mentre vengono segnalate nuove assunzioni fuori dal Ravennate

La crisi della storica cooperativa edile ravennate Acmar è iniziata da tempo, ma gli eventi sono precipitati all’inizio del 2015, quando il 24 febbraio è stata depositata la richiesta di concordato in bianco. Dopo vari rinvii, la data dell’adunanza dei creditori è stata fissata per il prossimo 22 aprile, «ma prima di questo appuntamento – si legge in una nota dei sindacati – la direzione ha deciso in modo unilaterale e completamente inaspettato, di disdettare tutti i contratti aziendali in vigore».

Sul tema si è svolta un’animata assemblea sindacale dei lavoratori, convocata dalle organizzazioni sindacali del settore edile Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil.

«Nonostante esistano relazioni sindacali consolidate con la cooperativa – dichiara Davide Conti della Fillea Cgil – non abbiamo ricevuto alcuna comunicazione preventiva e abbiamo ricevuto una raccomandata con la decisione di azzerare tutta la storia sindacale fatta di conquiste e diritti».

Si tratta di una nuova tegola sui lavoratori che si somma alle tante incertezze e preoccupazioni sul futuro. La cooperativa già da 4 anni ha dichiarato un esubero di 130 lavoratori tra operai e impiegati «che si è riuscito a evitare – spiegano i sindacati – con i contratti di solidarietà e la cassa integrazione straordinaria», che scade il prossimo 28 ottobre.

«Nel piano concordatario – continua Davide Conti – è previsto alla fine della cassa integrazione straordinaria il licenziamento del personale in esubero. Oggi la cooperativa ha 260 lavoratori di cui la metà risulta sospesa dal lavoro con l’intervento degli ammortizzatori. La situazione è molto preoccupante, anche perché non si vede un piano industriale e di rilancio della cooperativa che possa far pensare ad un miglioramento della situazione occupazionale prima della scadenza di ottobre».

I lavoratori sono molto preoccupati e vivono una situazione di forte disagio «diventata rabbia – assicurano i sindacati – con la conoscenza della disdetta dei contratti aziendali che si somma alle altre iniziative aziendali non condivisibili, come l’assunzione di nuovi lavoratori in cantieri fuori dal Ravennate per mansioni di persone che oggi sono in cassa integrazione. Tutto questo mentre molti sono in cassa integrazione a zero ore con meno di 800 euro al mese e con due mesi di retribuzione non pagati, i quali saranno liquidati, secondo il piano concordatario, solo alla fine del 2018». Per tutti questi motivi l’assemblea ha deliberato lo stato di agitazione con un pacchetto di ore di sciopero che verranno programmate dopo l’adunanza dei creditori del 22 aprile, se da parte della cooperativa non arriverà il ritiro della sospensione unilaterale del contratto aziendale e rassicurazioni sul futuro dei lavoratori.

«Quello che chiediamo alla cooperativa – conclude Conti – è il ripristino di corrette relazioni con il ritiro della disdetta dei contratti aziendali e risposte sul futuro che evitino i licenziamenti previsti e il ridimensionamento di questa importante realtà».

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