Porto, dove li metto i fanghi? Le soluzioni dei candidati sindaco

A confronto le idee per l’escavo dei fondali e il loro profilo ideale
per il presidente Ap dopo il commissariamento dell’ammiraglio Meli

Nuova puntata per i candidati sindaci, questa volta su uno dei temi più spinosi e discussi in città: il porto di Ravenna che nel 2015, secondo i dati di Autorità portuale, ha movimentato 24,7 milioni di tonnellate registrando la performance migliore dalla crisi del 2009 e la terza annualità consecutiva con un segno positivo. L’ultimo confronto fatto da Assoporti (su dati 2014, al netto delle rinfuse liquide) metteva Ravenna al quarto posto tra i 26 principali porti italiani e primo dell’Alto Adriatico. Numeri che hanno trovato conferma nel recente disegno di legge di riforma firmato dal ministro Delrio: nella sforbiciata alle attuali ventiquattro Autorità portuali, Ravenna sopravviverà autonoma diventando una delle future quindici Autorità di sistema portuale (il cui presidente sarà nominato dal ministro consultando il presidente di Regione senza l’intervento di enti locali). Attualmente al vertice del governo portuale locale c’è l’ammiraglio Giuseppe Meli, nominato commissario il 2 marzo alla scadenza del primo mandato di Galliano Di Marco.

Quello di Ravenna, è un porto canale che si estende per circa 14 km ed è soggetto a un naturale insabbiamento dei fondali che abbassano il pescaggio. Da tempo e da più parti si ripete che la tassativa necessità del porto è quindi un intervento importante di dragaggio. Questione cruciale è la gestione dei fanghi di escavo. Proprio qui è rimasta impantanata l’ultima presidenza di Ap alle prese con strumenti urbanistici complessi, l’ostruzionismo di alcuni settori imprenditoriali, gli scontri con l’amministrazione Matteucci e gli intoppi di indagini su casse di colmata derivanti da opere svolte in precedenza.

I cinque candidati sindaci si confronteranno sul porto anche questa sera, 19 maggio, in occasione di un incontro organizzato dal Propeller Club (ore 18.30 al ristorante La Campaza): dieci domande uguali per tutti con due minuti di tempo a testa per rispondere.

Intanto ecco la domanda che R&D ha sottoposto ai cinque aspiranti sindaci: «Il Comune da lei guidato quale soluzione proporrà per collaborare con l’Autorità portuale in modo da uscire dallo stallo attuale e cominciare l’attività di dragaggio nell’interesse del porto e di conseguenza del tessuto economico locale? In altre parole: i fanghi degli escavi dove saranno collocati esattamente quando lei sarà sindaco? E infine, anche se formalmente gli enti locali non avranno più ruoli nella nomina dei presidenti, è lecito supporre che ci sarà comunque una consultazione informale: chi indichereste per la guida della futura Autorità di sistema portuale?».

Massimiliano Alberghini (50 anni, commercialista, è il candidato sindaco di Lega Nord , Lista per Ravenna, Forza Italia e Fratelli d’Italia)
«Soluzione multipla tra cave e fondi stradali»
«Vista la dimensione del problema, la quantità di milioni di metri cubi di materiale di risulta, il problema non può essere risolto in via univoca ma occorrerà pensare a ipotesi diverse dove poterlo collocare, oltre a quello che potrà essere riversato in mare e già autorizzato. Sicuramente potranno essere utilizzate le diverse cave esauste presenti sul territorio, in parte dei sottofondi stradali di nuova realizzazioni possono essere utilizzate le risultanze degli escavi. Per risolvere il problema ci vorrà ovviamente un coordinamento e una intesa tra le varie istituzioni cosa non avvenuta fino ad ora e precisamente tra autorità portuale, il comune e la regione che a dir la verità si è in tutti questi anni quasi totalmente disinteressata dell’unico porto commerciale presente in regione. Occorre anche considerare che le attività di ordinaria manutenzione produrranno ogni anno altro materiale da stoccare. Dopo aver nominato negli ultimi dodici anni persone esterne al territorio ravennate, ritengo di dover indicare un nominativo del territorio con specifiche competenze in materia».

Maurizio Bucci (53 anni, imprenditore turistico, consigliere comunale del gruppo misto dopo essere uscito da Forza Italia, è il candidato della lista civica La Pigna)
«Sì all’esproprio, basta conflitti d’interessi in Sapir»
«A Ravenna grazie ai conflitti d’interesse in Sapir, il Progetto di dragaggio approvato dal Comitato Portuale in qui sono presenti Matteucci, il Presidente della Provincia, genero del segretario del Pd e candidato a sindaco De Pascale, Camera di Commercio e Regione, tutti del Pd, è stato poi dagli stessi soggetti vigliaccamente bloccato insieme a Ottolenghi di Pir. Hanno tenuto ferme, in un momento di gravissima crisi economica e di lavoro, opere per 240 milioni di euro che non solo avrebbero permesso di approfondire i fondali ma anche consentito di aumentare l’attività del porto e l’aumento degli occupati con beneficio di tutte le attività economiche. Adesso come dice Marcegaglia aver bloccato i dragaggi costa 500mila euro in più all’anno far sbarcare le merci a loro destinate. Abbiamo già indicato di adottare subito la soluzione di rimodulazione che non prevede cassa di colmata a mare ma la collocazione dei fanghi presso la logistica 1 e contestuale esproprio dei terreni in gran parte di Sapir e dei proprietari presso la zona S3. Dato che il conflitto d’interessi presente con la partecipazione del pubblico in Sapir che intendiamo vendere per sviluppare la città e il territorio, crediamo che il nuovo presidente dell’Autorità Portuale debba essere persona di professionalità ed etraneo ai giochi e agli intrecci affaristici di Ravenna».

Michele de Pascale (31 anni, segretario provinciale del Pd, candidato di una coalizione che comprende Pd, Pri e liste civiche tra cui Ama Ravenna guidata da Daniele Perini, Ixc guidata da Giovanni Poggiali, Sinistra per Ravenna con Valentina Morigi e Ravviva Ravenna che ha come capolista Giovanni Crocetti)
«Sedimenti a mare, in logistica e “lavati”»
«Sul porto di Ravenna vanno intraprese scelte strategiche, realizzati gli investimenti, scavati i fondali e potenziati i collegamenti per aumentarne il rango. Su queste scelte, vogliamo che la città rivesta un ruolo forte nei confronti della Regione e del Governo. In futuro le scelte politiche d’indirizzo sul porto devono essere in capo all’amministrazione, che dovrà farsi carico della responsabilità di mantenere un clima positivo con gli interlocutori. Procederemo allo scorporo della parte terminalistica di Sapir e alla sua completa privatizzazione, mantenendo un ruolo pubblico nella scelta di sviluppo delle aree. A breve dobbiamo scavare i fondali a 12,5 metri, per tutta l’asta del porto. Si tratta di 5 milioni di metri cubi di sedimenti, di cui: 2 milioni possono essere messi a mare, 1 milione può andare in sviluppo di aree di logistica e, per i restanti 2 milioni, pensiamo che la scelta più intelligente sia la realizzazione di un impianto di lavaggio delle sabbie che curi anche la manutenzione. È una soluzione che offre lavoro senza il rischio di problemi ambientali e necessità di espropri. Inoltre consentirebbe una realizzazione per step, e dunque sarebbe possibile partire subito, dandosi un tempo di 4/5 anni. L’Autorità Portuale non è un’azienda, ma un ente pubblico, pertanto a guida del futuro porto di Ravenna, auspichiamo un profilo con forti competenze tecniche in grado di concentrarsi sull’infrastrutturazione del porto».

Michela Guerra (43 anni, avvocato, è il candidato sindaco della lista Movimento Civico CambieRà)
«Casse nell’ex Sarom e draghe ecologiche»
«Se la maggioranza avesse voluto iniziare a breve i lavori, una soluzione ci sarebbe stata, ovvero procedere con il primo stralcio di uno dei tre progetti proposti dall’ex presidente Di Marco, escludendo quello con le “casse a mare”. In questo modo si sarebbero potuti utilizzare i terreni Sapir ove costruire casse di colmata provvisorie per contenere i fanghi e iniziare i lavori che avrebbero visto la conclusione verso il 2020 circa. La maggioranza ha bocciato questa proposta e, sia chiaro a imprenditori portuali e cittadini, qualsiasi proposta formulata ora non permetterà di avere reali benefici prima di 3/4 anni, a essere ottimisti. Considerate queste tempistiche la proposta può quindi essere riformulata dando la priorità alla costruzione di un impianto di trattamento, all’utilizzo dei terreni ex Sarom e a un progetto pilota con “draghe ecologiche”. La bonfica dell’area ex Sarom sarà completate entro 18 mesi. Sono poi necessari adeguamenti degli strumenti urbanistici in modo da poter costruire le casse di colmata provvisorie e l’impianto di trattamento. Il tutto non deve prevedere il pagamento di affitti agli stessi soggetti. Ci vuole un profilo internazionale e il più indipendente possibile dalle lobby locali; un esperto del settore che non abbia mai lavorato con aziende che hanno interessi, diretti o indiretti, nel porto di Ravenna o espressione della politica e/o di associazioni di categoria».

Raffaella Sutter (61 anni, sociologa, ex dirigente comunale, candidata sindaca di Ravenna in Comune, nuovo soggetto politico che si colloca a sinistra del Pd)
«Usiamo i terreni di Sapir, anche largo Trattaroli»
«Per superare lo stallo, il Comune deve collaborare con l’A.P. nella scelta di progetti utili in termini di costi/benefici (es.posti di lavoro) e sostenibili non solo per gli aspetti economici ma anche quelli di consumo del territorio e di impatto ambientale. Deve agevolarne l’attuazione con strumenti di programmazione coerenti con l’installazione di impianti di trattamento e casse di colmata, con attenzione alle esigenze del territorio, per non ripetere gli errori commessi finora. Sapir deve essere riorientata verso una mission pubblica, infatti un’importante causa di stallo è stata la prevalente tutela degli interessi dei soci privati da parte di Sapir; la disponibilità di terreni deve cessare di essere intesa come speculazione immobiliare, i terreni di Sapir sono la naturale collocazione per le casse di colmata, compresa la penisola Trattaroli, idonea per una gestione continuativa di dragaggi e sedimenti senza intaccare terreni agricoli. Da indicare per l’A.P. ho già alcuni nomi, tra i ravennati, con requisiti di esperienza, qualificazione professionale e capacità di resistenza ai poteri forti. Tra i non ravennati Sergio Bologna, massimo esperto di logistica portuale a livello internazionale; e Galliano Di Marco che ha dimostrato di possedere ottime capacità di resistenza in tal senso».

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