Agricoltori alla guerra del grano «Ricavi inferiori ai costi di produzione»

Legacoop, Coldiretti e Cia lamentano il crollo delle quotazioni
e chiedono misure per un mercato più trasparente

Il prezzo del grano tenero è in picchiata e il mondo dell’agricoltura è in difficoltà. Secondo Legacoop si è passati dagli oltre 260 euro per tonnellata del 2013 ai circa 180 di quest’anno con un calo di oltre il 30 percento, Coldiretti parla di prezzi arrivati a 16 centesimi al chilo cioè al di sotto dei costi di produzione, la Cia parla di ritorno al prezzo di 50 anni fa mentre i costi di produzione sono aumentati quasi del doppio e oggi 100 kg di grano valgono meno di 7 kg di pane. Per sensibilizzare le autorità sulla questione, le associaizoni di categoria stanno portando avanti alcune iniziative.

«Le prime azioni del Ministero per la valorizzazione della filiera italiana, trasparente e di qualità – dice Legacoop – sono un passo avanti importante ma non sufficiente a mettere in sicurezza il comparto. Il problema che si sta abbattendo sulla filiera è molto sentito dal sistema cooperativo, che è particolarmente presente sia in fase di produzione che di trasformazione e dove grazie all’aggregazione, all’innovazione degli stoccaggi e servizi si è riusciti negli anni a proporre liquidazioni competitive e opportunità agli agricoltori». La lega delle cooperative sottolinea che «oggi dopo anni di libero mercato internazionale sugli agricoltori si scaricano le speculazioni finanziarie globali».

Secondo Coldiretti Emilia Romagna serve più trasparenza sul mercato con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del grano impiegato nella pasta e nel pane, «ma è anche necessario estendere i controlli al 100 percento degli arrivi da paesi extracomunitari dove sono utilizzati prodotti fitosanitari vietati da anni in Italia ed in Europa e fermare le importazioni selvagge a dazio zero che usano l’agricoltura come mezzo di scambio nei negoziati internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale». Solo in Emilia Romagna – informa Coldiretti – sono a rischio 30mila aziende agricole «che producono 357mila tonnellate di grano duro e 782mila tonnellate di grano tenero su una superficie di quasi 200mila ettari».

I produttori di grano di Cia, Confagricoltura e Copagri non ci stanno più e lanciano un aut-aut e se le quotazioni non tornano a salire, riconoscendo al frumento Made in Italy il giusto valore, faranno lo sciopero della semina. A livello provinciale Cia, Confagricoltura e Copagri al momento sono al lavoro per proporre un ordine del giorno ai Sindaci del territorio affinché venga adottato nel corso delle sedute dei prossimi consigli comunali.

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