«Ap non è trasparente e spesso è visitata dalle forze dell’ordine»

Dopo sette mesi di commissariamento il deputato Maestri (Possibile) denuncia un clima aziendale deteriorato in via Antico Squero

«I ravennati devono sapere che la loro Autorità di sistema portuale, ente pubblico, non è la casa trasparente che dovrebbe essere. Sta vivendo un momento di gravissima difficoltà con un clima aziendale deteriorato e problematiche anche di rilevanza penale se è vero che con una frequenza sempre maggiore l’ente è visitato dalle forze dell’ordine». Il deputato ravennate Andrea Maestri (Possibile) esprime tutta la sua preoccupazione per la situazione negli uffici di via Antico Squero dove il commissariamento straordinario affidato al contrammiraglio Giuseppe Meli, comandante della capitaneria, è arrivato al settimo mese. Cosa sta succedendo nel porto di Ravenna? È la domanda che Maestri rivolge al ministro dei Trasporti Graziano Delrio, al presidente della Regione Stefano Bonaccini e al sindaco Michele de Pascale.

Come è ormai noto, a marzo si è concluso il primo mandato del presidente Galliano Di Marco che non è stato confermato per via degli scontri con i poteri locali e il ministero ha deciso di percorrere la strada del commissariamento in attesa di definire il quadro normativo della portualità italiana. «La riforma della portualità è legge dal 15 settembre scorso – dice Maestri –. L’avviso pubblico non avente valore concorsuale emesso dal ministro per raccogliere candidature e curricula dei potenziali presidenti è scaduto il 4 settembre. Tre nomine in Italia sono state fatte ma Ravenna resta al palo».

L’avvocato Maestri, con un passato anche in consiglio comunale a Ravenna dove è stato capogruppo Pd, non dimentica la vicenda Di Marco definendola assai opaca: «Più che di un commissariamento si ha l’impressione che si tratti di una normalizzazione pretesa dal partito egemone per ristabilire e mantenere gli equilibri di interessi che governano lo scalo ravennate. Diverse società, riconducibili a 3 o 4 imprenditori privati in tutto, hanno il controllo sulle banchine e sulle aree retrostanti, imprescindibili per la movimentazione dei traffici portuali. Galliano Di Marco coraggiosamente aveva messo in discussione un sistema in cui l’ente pubblico, strettamente controllato dagli enti territoriali egemonizzati dal Pd, in un recente passato anche attraverso una sorta di commissario politico interno, garantiva quell’equilibrio, spostato abnormemente sugli interessi di qualche industriale. Fatto fuori Di Marco, sembra che si sia ritornati all’antico. Lo denuncio con forza e con preoccupazione».

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