Il palazzo è di vetro ma non è trasparente. Il progetto dello studio di architettura Sardellini-Marasca di Ancona ha inserito molte pareti di vetro nell’edificio che dal 2007 ospita la sede dell’Autorità portuale di Ravenna ma è la trasparenza della macchina pubblica che sembra mancare. Secondo il consigliere comunale Alvaro Ancisi (Lpr) «l’Autorità portuale non rispetta gli obblighi di legge previsti per gli enti pubblici in materia di trasparenza, in particolare per quello che riguarda la valutazione delle performance del suo personale e i premi di produzione che ne derivano». In altre parole non c’è modo di sapere nel dettaglio a quanto ammontino le cifre dei salari accessori, a chi vadano e sulla base di quali motivazioni.
Dal 2013 un decreto legislativo fissa dei paletti precisi per l’accesso dei cittadini alle informazioni delle pubbliche amministrazioni: la norma è molto specifica e si spinge fino a delineare la mappa di come le informazioni devono essere dislocate nei siti internet degli enti, con quali diciture vadano espresse. “Sezione in fase di aggiornamento/allestimento” è invece il messaggio che compare fin troppo spesso in molte pagine del sito internet di Ap (www.port.ravenna.it) nella sezione “Amministrazione trasparente” che è quella regolamentata dal decreto del 2013.
«Consultando le pagine web di Ap – spiega il decano dell’opposizione – non c’è modo di raccogliere informazioni a riguardo di alcuni aspetti della gestione: i contratti integrativi, le posizioni organizzative, i salari accessori, le assunzioni dei precari, gli incarichi interni e la pianta organica. I benefici accessori derivano dalla valutazione della performance che deve rispondere a un criterio di misurazione stabilito da quello che si chiama organo indipendente di valutazione, nominato dai vertici. Ma non si sa chi ci sia in questo organo». Il leader di Lista per Ravenna, di fronte al muro di nebbia, arriva a sospettare un disegno dell’ente per tenere nell’ombra qualcosa: «Anche rivolgendosi agli uffici di via Antico Squero non si ottengono spiegazioni e non si ottengono gli atti». Una mancanza di trasparenza che Ancisi attribuisce non solo alla gestione commissariale in mano al contrammiraglio Giuseppe Meli, comandante della capitaneria di porto, ma anche all’ex presidente Galliano Di Marco (in carica dal 2012 fino a marzo 2016) visto che nella pagina della dotazione organica l’ultimo aggiornamento relativo al costo del personale si ferma al 2013.
Per accendere un faro sul tema della trasparenza nei corridoi di via Antico Squero, Ancisi ha raccolto lo spunto offerto dal caso spinoso che riguarda un funzionario di Ap e di cui abbiamo già scritto su R&D (vedi articoli correlati). Il 53enne ingegnere Luca Antonellini, assunto dal 2000 e oggi capo area della Pianificazione e sviluppo, è stato arrestato dai carabinieri il 5 ottobre per stalking nei confronti del segretario generale Pietro Davide Margorani e del commissario Meli: da allora Antonellini si trova ai domiciliari e in seguito ha ricevuto una lettera di licenziamento. Già il 14 settembre il funzionario era stato arrestato (e subito rilasciato), in quel caso per violenza privata nei confronti del segretario provinciale della Filt-Cgil, Mauro Comi. La misura restrittiva cautelare è stata disposta dal tribunale sulla base degli atteggiamenti tenuti da Antonellini nel corso delle ultime settimane: numerose email dai contenuti a volte anche diffamatori inviate agli indirizzi di lavoro di tutti gli assunti, sms e telefonate frequenti anche notturne sui cellulari di alcuni superiori o raggiungendo i loro familiari nelle rispettive abitazioni con frasi che possono prestarsi a interpretazioni minatorie, aggressioni verbali giudicate piuttosto violente.
L’arrestato controbatte con una denuncia presentata alle autorità in cui parla di atti illegittimi firmati in Ap, di una nomina del segretario generale che sarebbe da annullare per un vizio di forma, di una pianta organica distribuita non secondo le reali necessità dell’ente ma secondo giochi di potere all’interno dell’istituzione.
«Il suo comportamento è andato oltre le righe – dice Ancisi – ma Antonellini è sempre stato un professionista le cui doti sono riconosciute dai colleghi e non è credibile che sia impazzito all’improvviso. Da quello che ho potuto capire sembra che il suo stato di disagio sia conseguente ad alcuni provvedimenti disciplinari arrivati nei suoi confronti dopo che aveva fatto lamentele proprio a proposito di assunzioni, premi produzione, passaggi di livello e assegnazione di funzioni. Tutti temi su cui non possiamo sapere nulla perché manca la trasparenza che ho denunciato».
Tutto quanto raccontato fin qui, secondo Ancisi, è materia sufficiente per chiedere un consiglio comunale straordinario: «L’opposizione ha i numeri per chiederlo e votarlo. Presenterò personalmente un esposto alla procura e porterò il tema all’attenzione dell’Anticorruzione con una comunicazione a Raffaele Cantone e del ministero. Infine un’interrogazione al sindaco perché pretenda più trasparenza dall’ente e non si accontenti di quanto gli hanno raccontato finora».
L’avvocato Andrea Maestri, deputato ravennate di Possibile, ha fatto richiesta al gip del tribunale di Ravenna per fare visita all’ingegnere Luca Antonellini, ristretto ai domiciliari nella sua abitazione di Ravenna: «Un dirigente incensurato, professionista di riconosciuta competenza, arrestato per stalking nei confronti dei vertici dell’ente in cui lavora e licenziato in tronco. Se l’arrestato e le presunte vittime non fossero tutti esponenti dell’Autorità Portuale, quindi di un ente pubblico strategico per la vita economica della città la vicenda potrebbe essere derubricata a fatto privato. Ma l’Ap è un’amministrazione pubblica e ciò che vi accade, soprattutto se assume la gravità di ciò che emerge dalla stampa, diventa di pubblico interesse». Il gip ha autorizzato la visita di Maestri. Che inoltre ha reso nota una lettera ricevuta da alcuni dipendenti dell’ente: chiedono di restare anonimi e fanno una ricostruzione del clima interno diverso da quello descritto dal commissario che attribuisce ad Antonellini la responsabilità di aver deteriorato la serenità tra colleghi.
Ad esempio ecco, secondo il gruppo di dipendenti che ha contattato il deputato, l’origine dello scontro tra Antonellini e la dirigenza: «La direzione ha ritenuto di avviare nei suoi confronti un procedimento per l’irrogazione di sanzione disciplinare, motivata da un presunto improprio impiego dell’indirizzario mail interno all’ente finalizzato alla promozione di un incontro tra dipendenti fuori da orario d’ufficio. Sentendosi, comprensibilmente, ingiustamente colpito, l’ing. Antonellini ha richiesto la testimonianza dei suoi colleghi per “scagionarsi” dall’addebito, ma la dirigenza ha ritenuto che anche questo fosse motivo per avviare un distinto ulteriore procedimento disciplinare». Maestri poi sottolinea che «nessuno di coloro che mi scrive ha mai avuto paura del collega e nessuno direbbe che l’ambiente di lavoro fosse un “inferno” come invece afferma Meli nell’intervista al Carlino. Non voglio omettere la critica che i lavoratori rivolgono anche ai sindacati, giudicati “assenti o addirittura conniventi con la decisione del licenziamento”. Tutte e tre le sigle sindacali rappresentative della realtà portuale avrebbero infatti richiesto per iscritto al datore di lavoro di prendere iniziative nei confronti di Antonellini. Eppure l’ingegnere molto ha dato nei 16 anni di lavoro per l’Autorità Portuale».