venerdì
13 Giugno 2025
L'intervista

Sopravvivere al ricatto di Facebook «95 su 100 sbagliano l’uso commerciale»

Albanese, esperto di social media, ospite di Confesercenti per due giornate di formazione: «Anche il metalmeccanico ha vantaggi online»

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Si sono fatti largo a spallate travolgendo tutto quello che hanno incrociato e ora hanno colonizzato grandi territori della nostra quotidianità, dal tempo libero al lavoro. Il tutto in un lasso di tempo di appena una decina di anni, una parentesi relativamente breve se si pensa alla portata dei cambiamenti che hanno introdotto. I social media sono tra noi. E, a quanto pare, ci resteranno a lungo. Per capirli e maneggiarli servono guide. Una di queste è Andrea Albanese, esperto del settore che a Ravenna il 12 e 13 dicembre terrà due incontri di formazione organizzati da Confesercenti. L’iniziativa si chiama “Vitamine per la comunicazione”: l’appuntamento del 13 con l’organizzatore del Social media marketing day di Milano e docente alla Business School del Sole24Ore è dedicato a Linkedin ed è riservato esclusivamente agli associati di Federpubblicità-Confesercenti mentre il giorno precedente la lezione sull’utilizzo di Facebook, Messenger e Whatsapp nelle aziende del turismo è pubblica e aperta a tutti, dalle 15 alle 18.30 alla sede dell’associazione in piazza Bernini 7, iscrizione gratuita ma prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti al numero 0544-292721 oppure provinciale.ravenna@sicot.it.

Albanese, partiamo dall’appuntamento del 12. I partecipanti cosa porteranno a casa da aggiungere alla propria cassetta degli attrezzi?
«Parleremo di come usare i social per promuovere attività commerciali e raggiungere potenziali nuovi clienti, tratteremo soprattutto Messenger, Facebook e Whatsapp: i corsi molto teorici credo siano poco coerenti con i nostri tempi quindi ci saranno delle esercitazioni pratiche per chi vuole provare, ma si potrà anche solo ascoltare».

L’incontro è organizzato da Confesercenti, associazione di categoria che rappresenta il tessuto commerciale locale. I social oggi sono utili a tutte le imprese a prescindere dalla dimensione?
«Sì al cento percento. Con investimenti da 5-10 euro al giorno si può fare advertising su Facebook ed entrare in contatto con nuovi clienti. Se dieci anni fa qualcuno avesse pensato di farsi pubblicità con quel budget lo avrebbero ricoverato, oggi invece è la realtà».

Quindi non esiste un mercato in cui i suoi protagonisti possano ignorare i social?
«Una scelta consapevole di restare fuori dai social è rarissima. Può sembrare strano ma anche un metalmeccanico in questo momento storico se sa fare una campagna di personal branding ha maggiori possibilità di trovare occupazione perché anche il mercato del lavoro oggi viaggia sui social. Non solo: anche l’azienda che deve assumere un metalmeccanico avrà tutto da guadagnare se è uno che sa usare i social media perché ti stai portando a casa una persona che sa fare il suo lavoro e magari è capace di comunicarlo facendo vedere il suo lavoro e così fa comunicazione di se stesso e dell’azienda».

Si può fare pubblicità su Fb con budget minimi (che moltiplicati per la massa fanno le grandi entrate del colosso). Le pagine che non investono nemmeno quelle cifre poi vengono ignorate dall’algoritmo di Facebook e mostrate meno agli utenti. A guardarla così si potrebbe dire che si tratti di un ricatto…
«La risposta è sì. Il problema è il peso che hanno raggiunto Google e Facebook: insieme si portano casa l’80 percento dell’intero budget advertising italiano. Fissano loro i prezzi e non c’è via d’uscita. È un monopolio che avrà ripercussioni mediamente negative per tutti: se gli utenti navigano sui social e nessuno sui siti delle aziende allora piano piano caleranno gli investimenti su se stessi. E il giorno in cui un social alzerà troppo i prezzi o morirà ci ritroveremo con le gambe tagliate. Gli algoritmi di ragionamento li conoscono in pochi e basta una modifica di quelli per cambiare l’economia di un Paese: se tra i risultati di una ricerca su Google escono prima i siti di un Paese piuttosto che di un altro ecco che hai già spostato gli equilibri economici. E non è mica detto che già non accada…».

Non esiste una forma di resistenza al monopolio dei due giganti?
«Una strategia di marketing mix. A tavola una buona dieta variegata ti fa stare in salute e la stessa cosa vale per le aziende: non si può puntare tutto solo su un canale».

Ma almeno si può misurare in qualche modo quali e quanti benefici arrivino per l’azienda dal social media marketing?
«Qui ci sono due grandezze del problema. Il primo lo chiamiamo cultural divide che non è quello digital perché ormai lo smartphone lo sanno usare tutti: se un albergo a Marina di Ravenna non riesce a comprendere che il suo competitor non è l’hotel accanto ma è Trip Advisor e Booking allora anche il piccolo investimento di 5-10 euro non serve a niente. Il secondo problema è che il 95 percento di chi ha fatto advertising su Facebook non ha avuto vantaggi perché ha sbagliato l’impostazione: se fai atterrare le persone sulla home page sperando che poi facciano tutto da sole non si arriva a niente. Va pensato come un servizio di customer care, i cliente va coccolato e non scippato».

Solo 5 su 100 hanno pianificato bene il percorso che parte da Facebook e arriva alla chiusura della trattativa. Cosa ci dice questo numero?
«Ci indica che sono strumenti ancora nuovi dove si procede per tentativi. Non ci dobbiamo dimenticare che i social sono nati quasi tutti tra il 2004 e il 2005 e in Italia li usiamo dal 2010. Sono appena sei anni: si fanno ancora errori nella partita doppia dei bilanci e pensiamo che sei anni siano sufficienti per gestire i social?».

In più occasioni ha ribadito l’importanza della capacità di ascolto per le aziende che si muovono online. Per orientarsi tra haters e cazzeggio servono orecchie molto allenate…
«L’ascolto della rete a mano è impossibile, ci sono dei tool: dal banale Google Alert a strumenti interessanti che puoi trovare a 9 euro, così come si possono spendere 20mila euro al mese. È importantissimo che il personale aziendale sappia usare i social e sia mediamente attento per essere orecchie in più che segnalano a chi poi agisce».

Prenda la sfera di cristallo che immaginiamo tenga in borsa ogni social media strategist e ci faccia il nome di un social che oggi è sconosciuto alla massa e farà boom a breve.
«Non so se ne esista uno sconosciuto ma mi sento di dire che tutti andranno sempre più verso le chat e le videochat. Si osserva questa tendenza da tutte le parti, è la rincorsa dei vecchi social alle novità che spuntano ma non è detto che sia davvero producente perché fa perdere l’identità di ognuno e mette in mostra la reale debolezza di questi colossi. My Space ce lo ricordiamo? Pareva dovesse essere immortale e invece in tre anni è sparito…».

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