Il nuovo presidente del porto si presenta «Fondali da 12,5 metri possono bastare»

La prima uscita pubblica di Rossi: «È la profondità massima per la disponibilità realistica di aree dove stoccare i fanghi dragati»

Fondali con un profondità compresa tra 12 metri e 12,5 possono bastare per il porto di Ravenna, per il presente e anche per l’immediato futuro. La pensa così Daniele Rossi, il neo presidente dell’Autorità portuale di Ravenna che ora ha assunto la nuova denominazione di Autorità di sistema portuale dell’Adriatico centro-settentrionale ma nei fatti comprende solo lo scalo bizantino. Alla sua prima uscita pubblica a due settimane dall’incarico, stamani 16 dicembre in occasione del convegno mareterra organizzato da Legacoop Romagna e dicato al porto di Ravenna, non ha deluso le attese e si è presentato con le idee chiare.

Al manager scelto dal sindaco Michele de Pascale e dal presidente della Regione Stefano Bonaccini sono bastati venticinque minuti di intervento per mettere in fila i numeri che dipingono lo scenario del quadriennio che lo attende. Punto di partenza del ragionamento, manco a dirlo, lo stato dell’arte del Progettone: «Prevede una profondità tra 11,5 e 13,5 metri lungo il canale e 14,5 nella canaletta di accesso all’esterno delle dighe. Per avere questa conformazione vorrebbe dire dragare sei milioni di metri cubi di materiale di cui, in base alle analisi di laboratori, due milinoi hanno caratteristiche per poter essere sversati sul fondo del mare al largo e gli altri quattro vanno collocati a terra». Ed era su quest’ultimo aspetto che si era inceppata la macchina del progettone: nessuna delle soluzioni proposte aveva trovato il sostegno di tutte le parti, pubbliche e private. Allora Rossi ragiona all’opposto, in sintonia con quanto il primo cittadino aveva già ribadito nelle ultime uscite sul tema: «Le aree a terra che sono ragionevolmente disponibili in base agli strumenti urbanistici possono accogliere due milioni di metri cubi. Con questo volume si può scavare fino a una profondità di 12 o 12,5 metri al massimo, per me è una misura soddisfacente per il nostro porto, non solo oggi ma anche in prospettiva». Con la doverosa sottolineatura dei costi per i lavori di rinforzo e manutenzione delle banchine, nate quando il canale aveva una profondità inferiore e realizzate secondo le direttrici richieste quando ancora Ravenna non era classificata zona sismica.

Per questo Progettone versione light, «Mi ero ripromesso di non usare quel nome anche per scaramanzia – ha scherzato dal palco il presidente Rossi – ma così è chiaro e capiamo tutti di cosa parliamo», serve un budget di 200 milioni di euro. Che sono disponibili: i 60 stanziati dal ministero sono ancora a disposizione di Ravenna e il resto lo faranno il fondo cassa dell’ente di via Antico Squero e il mutuo con la Banca europea per gli investimenti (Bei) ancora disponibile al finanziamento.

Tra le intenzioni di Rossi c’è anche la volontà di dotare il porto di Ravenna di un impianto di trattamento dei fanghi che possa ripulire il materiale dragato per la manutenzione ordinaria: «Abbiamo già ricevuto alcune manifestazioni di interesse per reperire l’area dove realizzare l’impianto. Stiamo pensando a una capacità di 400-500mila metri cubi all’anno».

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