Nel 2009 i primi casi, ora nel 2017 una recrudescenza dei sintomi. L’Emilia-Romagna pensa a tecniche agronomiche di difesa, fornitura di servizi di coordinamento per garantire adeguata vigilanza e corsi di formazione per gli agricoltori
«Le prime infezioni alle piantagioni risalgono al 2009 – ha illustrato Caselli –, nei primi anni abbiamo adottato provvedimenti rivolti a contrastare la radicazione del patogeno, prevedendo un monitoraggio dei focolai presenti, primi in Italia. Più recentemente abbiamo attivato forme di prevenzione e controllo, constatando l’endemicità della malattia. Nel 2017 abbiamo appurato una recrudescenza dei sintomi della batteriosi, prevedendo un ventaglio di soluzioni, comunque non risolutive: tecniche agronomiche di difesa, fornitura di servizi di coordinamento per garantire adeguata vigilanza e corsi di formazione per gli agricoltori».
La consigliera Rontini chiedeve alla giunta di adottare misure urgenti per contrastare in modo efficace la batteriosi del kiwi e per sostenere economicamente gli agricoltori danneggiati. Rontini ha rimarcato che la malattia è ricomparsa in piantagioni nelle quali gli agricoltori avevano provveduto a seguire scrupolosamente la profilassi e gli accorgimenti colturali suggeriti dagli esperti: «Nei filari di kiwi attaccati dalla batteriosi si registra un 15-20 percento di piante colpite». Il Pd, ha poi concluso, “chiede alla Giunta di continuare a fare il tutto il possibile, su prevenzione e sostegno agli agricoltori”.
In commissione è stata discussa anche la risoluzione sullo stesso tema presentata dalla Lega nord, primo firmatario Andrea Liverani. I consiglieri leghisti chiedono alla Giunta «di attivare nuovi finanziamenti per le aziende colpite dal batterio e la modifica dei criteri di assegnazione dei fondi, calcolando il numero di piante eliminate». La Regione, ha chiosato Liverani, “prende in giro gli agricoltori”. La risoluzione è stata respinta a maggioranza.