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    Categoria: economia

Accedere al credito bancario è difficile e le imprese hanno sete di liquidità

Il sistema pubblico migliora i tempi di pagamento ma la catena dei subappalti alza i rischi e ad ogni anello può bloccarsi il passaggio di denaro. Le osservazioni di Cna e Confartigianato.

Gli enti locali ravennati sono buoni pagatori invece quando si ha a che fare con lo Stato le cose si complicano. Questa è in sostanza l’analisi delle aziende artigiane del territorio, in gran parte piccole imprese, le più sensibili ai ritardi dei pagamenti perché spesso si trovano alla fine di una catena di subappalti. In questi giorni a Confartigianato e Cna è arrivata una buona notizia: Hera ha dimezzato i tempi di pagamento, portandoli da 120 a 60 giorni. «Di certo si tratta di un fatto positivo – commenta il responsabile sindacale di Confartigianato Ravenna, Antonello Piazza – perché in questi anni di crisi in cui a livello di enti pubblici non si muoveva nulla, Hera è stata l’unica in grado di far lavorare le imprese».

Piazza appunta solo che la multiutility abbia ancora dei «Sal un po’ lunghi». Sal è la sigla di “Stato avanzamento lavori” ed è uno dei modi con cui viene stipulato un contratto di appalto. In soldoni, funziona così: si stabiliscono delle “tappe” dell’avanzamento dell’appalto in corrispondenza delle quali l’impresa rilascia la fattura. Più sono alte le varie soglie maggiore sarà il tempo necessario per raggiungerle. A queste si aggiungono i giorni di scadenza del pagamento.

Secondo Confartigianato oggi gli enti pubblici si sono messi in linea ma i problemi non sono risolti del tutto. «L’inchiodata dei pagamenti può venire da ogni anello della catena – riprende Piazza – e, più spesso, sono i privati ad avere difficoltà a pagare». Gli anni più duri della crisi sono alle spalle e «si vede qualche spiraglio di luce» ma rimane la questione della scarsa liquidità nelle aziende, perché il sistema bancario fatica ancora a concedere credito. «In questi anni i consorzi artigiani sono stati fondamentali per garantire alle imprese la liquidità che non arrivava più né dalle banche né dagli enti pubblici». Difficile stimare quanto sia stato erogato in un decennio di crisi economica ma le garanzie dei Confidi sono state la stampella che ha fatto sopravvivere il sistema economico. Un altro problema non da poco è il meccanismo dello split payment. Inoltre, se gli enti locali ravennati sono abbastanza veloci, non si può dire la stessa cosa dello Stato: «Con gli enti statali ci sono casi in cui si arriva anche a sei o sette mesi di ritardo».

Non si discosta molto l’analisi di Roberto Belletti, responsabile della Cna costruzioni: «I consorzi confermano che i Comuni sono veloci, spesso pagano prima dei 60 giorni dalla scadenza». L’accelerata è arrivata negli ultimi anni grazie ad alcune leggi dello Stato che hanno imposto agli enti locali diverse misure a riguardo, come l’obbligo trimestrale di pubblicazione dei dati sui pagamenti e quello di prendere alcuni provvedimenti per garantire la tempestività. Con le agenzie statali «la situazione è più complicata e i contenziosi in questo caso non mancano. Fortunatamente si tratta di una parte minoritaria degli appalti sul territorio ravennate». Belletti conferma l’importanza della decisione di Hera e sottolinea, più in generale, lo scarso numero di gare d’appalto. «Ci piacerebbe inoltre che ci fosse un occhio di riguardo in più alle imprese del territorio perché anche i pochi bandi che ci sono finiscono spesso fuori dalla provincia». Così gli artigiani ripiegano sui subappalti, in questo caso gestiti in gran parte da aziende ravennati. C’è molta speranza in generale per il nuovo codice degli appalti che prevede uno snellimento delle gare e una spinta ai cosiddetti “mini – cantieri” per fare ripartire gli investimenti in ambito locale.

Uno dei meccanismi meno apprezzati dalle imprese artigiane è quello dello split payment, nato per contrastare l’evasione dell’Iva. È uno strumento che, per sua natura, è applicabile soltanto nella compravendita di beni e servizi tra imprese ed enti pubblici e prevede che sia l’ente che versa direttamente l’Iva allo Stato. Un fatto che evita all’impresa un obbligo ma che, in alcuni casi, può diventare problematico. «Se per un lavoro c’è bisogno di fornitori – spiega il responsabile sindacale di Confartigianato Antonello Piazza – l’impresa che ha vinto l’appalto dovrà comunque versare l’Iva per i lavori forniti». In altre parole, gli artigiani lamentano che, applicando lo split payment, l’imposta esce quando si pagano i fornitori ma non entra perché l’ente locale la trattiene alla fonte, girandola allo Stato. Un problema che porta ad una mancanza di liquidità, uno dei maggiori grattacapi delle piccole imprese. La misura è stata introdotta all’inizio del 2015 e già l’anno successivo la Cna ravennate ne chiedeva l’abolizione immediata lamentando proprio il problema dei soldi in cassa: «Solo chi è costretto a fare i salti mortali ogni giorno per far quadrare i conti con i ritardi nei pagamenti delle fatture da parte dei clienti, compresa la Pubblica Amministrazione, con un rapporto con le banche sicuramente difficile accompagnato da una pressione fiscale da record, può capire questa via crucis» aveva detto all’inizio del 2016 il direttore di Cna Massimo Mazzavillani. Ad un altro anno di distanza, nonostante proteste e mobilitazioni, la situazione non è migliorata.