Un lavoratore in nero nel cantiere pubblico della scuola di Marzeno

La Cgil: «Caso emblematico. Cosa pensa di fare il Comune di Brisighella?»

Un lavoratore in nero su quattro e violazioni in materia di salute e sicurezza (per una multa complessiva di circa 10mila euro) in un cantiere pubblico di Marzeno, in cui il Comune di Brisighella ha appaltato la realizzazione di un plesso scolastico (primario e d’infanzia). Il cantiere è stato sospeso dai carabinieri che hanno effettuato il sopralluogo con l’Ispettorato del lavoro. Sono in corso verifiche sulle regolarità contributiva anche con riguardo ai versamenti della Cassa Edile.

Si tratta – secondo la Fillea Cgil di Ravenna –di un caso emblematico «per diversi motivi: perché oggi proprio negli appalti pubblici si verificano sempre più fenomeni di questo tipo (se questo succede nel pubblico, viene da chiedersi quale sia la situazione nel privato); perché a oggi non abbiamo riscontrato né una presa di posizione, né azioni per risolvere il problema da parte dell’amministrazione comunale coinvolta».

Il caso Marzeno – continua la nota del sindacato – «ci deve fare interrogare e da questa vicenda si deve ripartire per percorrere la strada del rilancio del settore con le nostre proposte già da tempo evidenziate. I dati del settore edile in provincia di Ravenna continuano a essere drammatici. La crisi del settore ha portato al calo del 60% degli addetti e alla scomparsa o al forte ridimensionamento delle più importanti realtà industriali e soprattutto cooperative. In questo contesto abbiamo evidenziato il rischio che si sta sempre più concretizzando anche nella nostra provincia: fenomeni di mancato rispetto delle norme contrattuali, abuso degli strumenti del lavoro precario, lavoro nero fino ad arrivare a vero proprio caporalato, con sfruttamento dei lavoratori e infiltrazioni di tipo malavitoso. Il settore purtroppo si presta a questi fenomeni di illegalità, soprattutto nei momenti di crisi con una forte competizione tra le aziende e tra i lavoratori in cerca di lavoro che subiscono queste condizioni in modo coercitivo e ricattatorio. Abbiamo anche segnalato quali strade è necessario percorrere per uscire dalla crisi e dare soluzioni positive a tutta l’economia per uno sviluppo sostenibile: investimenti in rigenerazione urbana con una forte attenzione alla valorizzazione dell’esistente e la riqualificazione dal punto di vista energetico e ambientale, infrastrutture, politiche per consumo zero del suolo, messa in sicurezza dal rischio sismico e rischio idrogeologico. Tutte queste politiche richiedono grandi investimenti che devono partire dal pubblico, dove sono fondamentali le regole e i criteri per l’assegnazione degli appalti pubblici.
Per tutte queste ragioni riteniamo che non servano aziende edili che finiscano i lavori in tempo in deroga alle norme sulla salute e sicurezza, al pagamento dei lavoratori e alle leggi. Servono aziende serie che valorizzano il lavoro e intraprendono la sfida della competizione con l’innovazione del processo e la qualificazione del proprio personale. Se oggi sta succedendo il contrario, e questo succede nel rispetto del nuovo codice degli appalti, evidentemente qualcosa deve essere rivisto o meglio precisato».
A novembre il Comune di Ravenna ha sottoscritto con le organizzazioni sindacali le “Linee di intesa su appalti e legalità”, «un primo passo – termina la nota della Cgil – tutto da costruire nel percorso per andare in questa direzione; è necessario percorrere questa strada da subito ed estendere a tutti i Comuni della nostra provincia questa pratica, oltre ad una forte azione di controllo e contrasto di questi fenomeni».

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