Federconsumatori: «La conciliazione extragiudiziale è la via più efficace»

Marcello Santarelli, ex segretario Cgil Ravenna, ora è il presidente dell’associazione che tutela gli utenti e i consumatori e siede nel neonato comitato regionale

MarcelloTra chi siede, a rappresentare i consumatori, nel nuovo comitato regionale c’è il ravennate Marcello Santarelli, responsabile regionale di Federconsumatori, incarico cui è approdato dopo aver ricoperto per qualche anno il ruolo di segretario provinciale della Cgil di Ravenna. La sua associazione, 15.500 iscritti (la più numerosa in regione) e 100 sportelli sul territorio, è stata tra i promotori della nuova legge varata nel 2017. Ed è sicuramente tra quelle che continuerà a corrispondere a criteri sempre più stringenti richiesti alle associazioni in futuro per continuare a farne parte.

Perché serviva la nuova legge?
«Perché quella in vigore risaliva al 1992 ed era stata superata da quella nazionale, a riprova che un tempo la nostra regione era davvero un luogo di innovazione. C’era dunque bisogno di un nuovo strumento, che prevedesse anche il comitato appena costituito».

Questo comitato per cosa sarà particolarmente importante dal vostro punto di vista?
«Beh, innanzitutto perché finalmente esiste un luogo in cui incontrarsi per discutere che riconosce un ruolo e una dignità alle associazioni di consumatori e utenti. E poi perché la legge prevede l’obbligo di consultarlo quando si fanno leggi che riguardano i servizi ai cittadini e deve chiedere un parere rispetto a contratti che riguardano i servizi».

Il vostro parere non sarà però vincolante, c’è il rischio che sia solo un’operazione di facciata?
«Effettivamente il nostro parere non sarà vincolante e se e quanto sarà davvero efficace avremo modo di verificarlo nei prossimi mesi».

Quali sono oggi gli ambiti in cui viene richiesto più spesso il vostro intervento?
«Sicuramente quelli che riguardano l’energia in senso lato, gas, luce e e acqua, la telefonia e il settore bancario».

Chi assistete e come vi muovete quando un cittadino si rivolge a voi?
«Ascoltiamo il caso e offriamo un primo parere, gratuito. Poi al consumatore o all’utente che vuole essere rappresentato da noi chiediamo di associarsi, la quota annua è di 40 euro con convenzioni che riducono il costo per gli iscritti Cgil».

Come vi finanziate?
«Con le quote associative, in primis. E poi con finanziamenti pubblici che però non vengono erogati per il semplice fatto che esistiamo ma a fronte di progetti ben precisi che elaboriamo e presentiamo su vari fronti, per esempio lavoriamo molto sul piano della formazione e informazione dei consumatori, con moltissimi interventi nelle scuole».

Gli studenti e i bambini sono già consumatori?
«Certo, e cerchiamo di educarli a un consumo consapevole, quindi facciamo laboratori didattici dedicati al cibo, risparmio energetico e uso corretto di internet e dei social. Si tratta di un dispositivo molto efficace perché poi i bambini trasmettono in casa quanto appreso a scuola e quindi l’effetto è moltiplicato».

Invece al consumatore che si sente truffato, cosa consigliate di fare?
«Privilegiamo sempre la via extragiudiziale perché è più efficace, più rapida e meno costosa. Per questo cerchiamo sempre di risolvere le questioni, che nella stragrande maggioranza dei casi riguardano poche centinaia di euro, ossia una cifra importante per una famiglia, ma spesso inferiori ai costi per una causa legale, e ci presentiamo negli organi di conciliazione che sono previsti per legge. Ce ne sono diversi, in base al settore. Oppure andiamo direttamente al confronto con l’azienda».

E che risultati ottenete?
«Abbiamo una percentuale attorno al 70/80 percento dei casi che risolviamo positivamente. Per il restante trenta offriamo naturalmente assistenza legale, collaboriamo con avvocati ed esperti convenzionati, ma per l’utente i costi aumentano, per questo andare davanti al giudice per noi resta l’extrema ratio».

Mai intentata una class action?
«No, in Italia è un’operazione difficilissima per i vincoli molti stretti imposti dalla legge. Per questo chiediamo da tempo una revisione della normativa».

Il boicottaggio è uno strumento in mano a un’associazione dei consumatori?
«Il boicottaggio vero e proprio non lo abbiamo mai praticato, ma non è un’ipotesi da non considerare. Mi piace pensarlo in positivo: ogni volta che magari da consumatore scelgo un prodotto invece di un altro perché tengo conto che nella filiera di lavorazione non c’è stato sfruttamento dei lavoratori, in fondo, cosa sto facendo?».

Dal difendere i diritti dei lavoratori a quelli dei consumatori, non rischia di esserci appunto una contraddizione?
«Proprio per questo trovo invece questo ruolo così interessante. Perché credo che la sfida di questo tempo sia ricomporre questo conflitto che è vero, c’è stato e c’è ancora, tra lavoratore e consumatore. Tra l’esternalizzazione che fa perdere posti di lavoro al territorio ma rende un bene meno costoso, per esempio. Per questo trovo particolarmente interessante e stimolante questa esperienza».

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