L’associazione di categoria apprezza l’intervento del ministro dell’Ambiente ma lamenta ecceessiva burocrazia: nel biennio 2017-18 sulle colline faentine otto episodi ma solo due finora risarciti
Per l’associazione che tutela gli agricoltori «non si possono lasciar morire pecore e vitelli e costringere alla fuga tantissime famiglie che da generazioni popolano colline e montagne, ma anche i tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane».
Per Coldiretti è prioritario affiancare al Piano Lupo l’apertura di canali rapidi ed efficaci per garantire indennizzi alle aziende che subiscono danni dai frequenti attacchi: «I risarcimenti – afferma Nicola Grementieri, responsabile Coldiretti per il Comprensorio dell’alta collina faentina – devono essere certi, arrivare con rapidità, senza intoppi e complicazioni burocratiche e soprattutto coprire anche i danni indiretti. I risarcimenti, infatti, attualmente non tengono conto delle ingenti perdite dovute alla riduzione di produzione (latte, carne, aborti) conseguenti agli attacchi dei predatori, ma si limitano a coprire, quando va bene, solamente il valore del capo ritrovato sbranato».
I numeri relativi al biennio 2017-2018 sono eloquenti: in totale gli attacchi segnalati e poi certificati dall’Ausl sono stati 8, equamente divisi tra le due annualità, tutti nei territori di Casola Valsenio, Riolo Terme e Brisighella: «Di questi casi, che sappiamo essere solo una minima parte di quelli realmente avvenuti, ad oggi solo due, relativi al 2017, sono stati risarciti dalla Regione».
Coldiretti Ravenna si aspetta ora «un impegno concreto per tutelare un bene comune con un sostegno pubblico a sistemi di difesa appropriati e un adeguato rimborso dei danni, con procedure amministrative semplificate e rapide, problema ancora insoluto non solo per i danni da lupo, ma anche più in generale per la fauna selvatica che, peraltro, è il caso sia degli ungulati che dei lupi, sta scendendo sempre più a valle, diventando prima di tutto un problema di sicurezza sociale».