La nuova avventura dell’imprenditore Maurizio Bucci. Al Salone dei Mosaici nasce “Millelire”, con piatti creativi e crudità di pesce
«Avevamo un sogno – è lo slogan che recita Bucci, scritto nero su bianco –: unire l’arte e la cucina, del territorio, del mare, dei sapori veri». L’obiettivo è quello di poter fare «buona cucina, che poi se diciamo “alta” passiamo per snob» qui, tra i mosaici dimenticati e poi riscoperti di Ravenna, in un Salone con i soffitti alti sei metri, il marmo e appunto quattro grandi opere parietali del Novecento che rappresentano momenti chiave della storia italiana, dallo stile futurista. «E poi dalle grandi finestre si vede la cupola del Duomo e la piazza Kennedy: essere al primo piano per molti è uno svantaggio, per noi invece un valore aggiunto, significa che chi viene qui non ci finisce per caso».
In cucina uno chef di 26 anni e uno più esperto, con un curriculum che lo ha visto al lavoro anche all’estero e in ristoranti stellati – assicura Bucci, senza però volerci ancora svelare i nomi.
I coperti saranno 40-50, ci lavoreranno 6-7 persone e il menù sarà volutamente ristretto. «Prevalentemente di pesce, perché vogliamo smontare il luogo comune che a Ravenna non si può mangiarlo bene – spiega Bucci –, ma con proposte anche vegetariane e di carne. Quattro antipasti, quattro primi, quattro secondi e quattro dessert in tutto. Con l’aggiunta delle crudità di mare. La nostra sarà una cucina estremamente innovativa, creativa, molto “tecnologica” e di nuova generazione. Una cucina salutare, con preparazioni espresse che privilegiano ed esaltano la materia prima e la genuinità del prodotto, che sarà del nostro territorio, a partire dal pesce povero dell’Adriatico fino alle uova o all’ortofrutta. I prezzi? Pensiamo al concetto del “piatto unico”, che richiede il mercato, per essere alla portata di tutti, con porzioni che non saranno ridotte».
E il nome? «Millelire richiama un momento in cui stavamo forse tutti meglio. E dà una caratteristica nazionale che va a integrare la storia del Salone…». Fascista? «Lo ha chiarito proprio qui Marcello Veneziani: la storia è storia e rimane quella. E forse dobbiamo ringraziare il fatto che durante il fascismo venne introdotta la norma che imponeva l’arte nei luoghi pubblici (il riferimento è agli “abbellimenti artistici” previsti da due circolari degli anni Trenta e poi recepiti nella legge del 1942, ndr)».
Il ristorante resterà aperto solo a cena e alla domenica a pranzo. Chiuso invece la domenica sera e il lunedì, quando sarà a disposizione per le iniziative dell’associazione Tessere del ‘900, la cui sede resterà (con tanto di piccola biblioteca) nel Salone.