«La ripresa industriale ha bisogno di energia: ecco il caro bollette»

D’Angelillo della società di studi Genesis analizza gli aumenti: «Manca una strategia nazionale per il fabbisogno, rischiano di saltare interi settori: vanno aiutate prime le imprese che le famiglie ma con interventi strutturali»

Gas2Siamo ancora ufficialmente in una pandemia ma non come due anni fa. La ripresa economica per alcuni è in moto (Pil nazionale 2021 al 6,5 percento) ma l’aumento dei costi energetici e il carovita sta diventando una zavorra pesante. Ne parliamo con l’economista ravennate Massimo D’Angelillo, fondatore e presidente della società di studi e ricerca Genesis di Bologna.

Il caro energia è sotto gli occhi di tutti, nero su bianco nelle bollette ricevute da famiglie e imprese. Quali sono le ragioni?
«C’è un fattore internazionale che è la scarsità di risorse in un momento storico di ripresa industriale dopo la fase più pesante della recessione per il Covid. Poi per l’Italia si aggiunge la storica dipendenza dalle importazioni di energia con una politica energetica mai definita in maniera strategica. Si dice che possano essere aumenti temporanei, ma intanto stanno facendo disastri in alcuni settori produttivi».

Chi ne risente di più?
«Tutte le imprese che hanno processi produttivi che prevedono riscaldamenti e raffreddamenti. Per prima cosa si pensa all’industria siderurgica, è vero. La ceramica. Ma non solo. Anche l’agroalimentare, oppure le terme: sono tutt’altro tipo di attività eppure vivono di energia in grandi quantità».

Qual è la fotografia energetica italiana?
«Siamo importatori per gran parte del fabbisogno, ad esempio della Francia. Complessivamente quindi siamo dipendenti da altri Stati, ma abbiamo qualche punta di eccellenza. Ad esempio abbiamo un’eredità importante nel settore idroelettrico e ora anche il fotovoltaico è molto diffuso. Però ad esempio non siamo stati in grado di diventare produttori di materiali per questi impianti: abbiamo molti installatori ma acquistiamo gli strumenti soprattutto dalla Cina».

Nella catena dai produttori agli utilizzatori, c’è speculazione?
«Quando ci sono sbalzi forti nelle quotazioni di un mercato c’è sempre qualcuno che fa speculazione. Succede ora con le materie prime ma succede da sempre con le azioni in Borsa».

Saranno davvero rincari solo temporanei o ce li porteremo dietro?
«Per capire a quali livelli si assesterà il mercato ci vorrà circa un anno. Non resteranno questi valori ma non torneremo nemmeno a quelli che conoscevamo un anno fa. È quello che vediamo accadere da sempre con il prezzo della benzina alla pompa».

La bastonata di una bolletta ha effetti diversi se colpisce una famiglia o un’impresa. Su quale fronte sarebbe è più giusto intervenire?
«Senza dubbio l’industria. È come dopo la guerra: prima si ricostruì la produzione e poi si pensò al benessere. Anche perché se le imprese reggono si conservano posti di lavoro, se le aziende cominciano a fermarsi poi si innesca un domino: vengono a mancare occupazione e rimettersi in moto ha dei costi altissimi».

MassimoDAngelillo

L’economista Massimo D’Angelillo

Ma l’intervento pubblico nel mercato è opportuno?
«Si mette una pezza ora che ci sono soldi a disposizione dal Pnrr. Ma quelle risorse finiranno e i contributi non stanno intervenendo per soluzioni strutturali proiettate al futuro. Non c’è pianificazione. E se ci fosse darebbe risultati fra 5-10 anni. Questo significa che per evitare la situazione attuale avremmo dovuto inter – venire dieci anni fa. Ma in Italia non è così che si lavora nella pianificazione».

Qualche industriale ha suggerito il ritorno al prezzo amministrato: una quota pagata dalle imprese e il resto dallo Stato. Si può fare?
«Non credo che sia possibile in un’Europa che spinge per la liberalizzazione dei mercati e la concorrenza. Indirettamente è come se stesse succedendo con i contributi e i ristori, ma non può diventare una cosa formale. Abbiamo voluto il libero mercato a tutti i costo, ora ne subiamo le conseguenze: ogni mercato può avere degli scompensi».

Il caro-energia pesa su una inflazione che sta arrivando a punte mai viste da anni.
«Incidono le bollette ma incide anche un rialzo dei prezzi di alcune attività come rea – zione per recuperare le perdite di due anni di pandemia. Bar, ristoranti e altre attività che sono sopravvissute hanno debiti da ripianare e intervengono sui prezzi. Però così ci sarà più gente che non potrà più permettersi quelle cifre e diventa un circolo vizioso su cui pesa anche il green pass».

In che modo?
«Lo shopping e il consumo hanno bisogno di un clima disteso per essere incentivati. Se entrare in un negozio richiede di esibire un certificato, anche chi è vaccinato si troverà comunque in un contesto che non favorisce gli acquisti. E c’è comunque un 10 percento di clienti che non potranno più essere tali. Questo diventerà un ulteriore spinta al commercio online».

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