Contrari gli ambientalisti, soddisfatti sindaco, sindacati e Confindustria: «Rendiamoci meno dipendenti dalle importazioni»
Tra queste anche naturalmente l’hub di Ravenna, con una cinquantina di aziende interessate e 4mila dipendenti stimati. Tra i vincoli principali del nuovo Piano, quello di considerare solo le richieste arrivate dopo il 2010 (perché ritenute compatibili con i criteri attuali di valutazione d’impatto ambientale) e quello di limitare le attività al gas escludendo il petrolio (nel Ravennate, come noto, c’è solo gas).
L’approvazione è stata contestata in tutta Italia (e anche a Ravenna) da manifestazioni ambientaliste, ma salutata con soddisfazione dal sindaco Michele de Pascale in primis, che ha auspicato un aumento della produzione di gas, e da Franco Nanni di Roca, che rappresenta le aziende del comparto: «Non è ancora la soluzione – ha dichiarato – ma il piano ci dà la possibilità di lavorare». «Dopo anni di incertezze – è il commento di Confindustria Romagna –, ora c’è quantomeno un quadro chiaro e definito in cui potersi muovere e pianificare il futuro di un settore vitale per l’economia del territorio romagnolo e nazionale. Ora, accanto all’auspicato revamping dei pozzi autorizzati nel breve termine, si può ragionare nel medio e lungo termine su nuove autorizzazioni, per renderci energeticamente meno dipendenti dalle importazioni e impostare una strategia composita e lungimirante che davvero ci guidi nella transizione energetica».
Soddisfazione anche dai sindacati, con la Cgil che invita a portare avanti a Ravenna un serio progetto di transizione ecologica, che possa vedere fianco a fianco l’eolico, il fotovoltaico, l’idrogeno e la produzione di gas.