Ambientalisti contro il Pitesai e le posizioni “estrattive” del sindaco De Pascale

Gli attivisti, davanti alla centrale Eni di Casalborsetti, hanno contestato il rilancio delle estrazioni di gas e del nucleare

Ambientalisti No Gas Emergenza ClimaUn centinaio di attivisti ambientalisti, convocati dal Coordinamento ravennate “Per il Clima-Fuori dal Fossile”, Legambiente, Fridays for Future e Rete Emergenza Climatica e Ambientale dell’Emilia Romagna, si sono ritrovati sabato 12 febbraio in un presidio nei pressi della centrale turbogas dell’Eni a Casalborsetti, con l’adesione di diverse sigle politiche (fra cui “Ravenna in Comune”) e associative e di molte personalità della società civile, per contestare – così com’è accaduto in diverse altri presìdi nazionali  le politiche governative sulla cosiddetta “transizione energetica” e l’emergenza climatica.

«Proprio poche ora prima della mobilitazione – scrive in un comunicato stampa il Coordinamento ravennate “Per il Clima Fuori dal Fossile” – era giunta notizia dell’ infausta approvazione del “Pitesai”, il piano governativo che, sostanzialmente, dà il via libera a nuove trivellazioni, e consente il potenziamento di quelle attuali, per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi in grandi aree del Paese, fra cui pressoché tutta la pianura Padana e l’Adriatico.
Dobbiamo registrare con tutta amarezza che a Ravenna il sindaco Michele De Pascale, saluta con grande soddisfazione l’annuncio del Ministero, ed anzi si schiera irreversibilmente con gli interessi del comparto estrattivista, facendosi addirittura paladino di ulteriori provvedimenti ad hoc, al fine di accelerare al massimo l’ attività estrattiva».

«Si continua a far finta di ignorare le verità fondamentali – spiega la nota degli ambientalisti –. Il caro energia che la popolazione subisce è dovuto a molti fattori di tipo geopolitico e non al fatto che l’estrazione di gas nazionale sia troppo limitata. Se anche questa venisse raddoppiata, porterebbe a un 12-13% la quantità di metano italiana e intaccherebbe solo in misura minima la dipendenza da quello importato. Anche perché il gas estratto nei nostri territori verrebbe venduto comunque ai prezzi di mercato.
Il metano è un gas altamente climalterante, non tanto nel processo di combustione, quanto proprio nelle fasi dell’estrazione, del trasporto, dello stoccaggio e della distribuzione; e quindi l’incremento delle estrazioni è destinato a far crescere pericolosamente le emissioni.
Nello specifico ravennate tale aumento della potenza estrattiva comporterà un peggioramento del fenomeno della subsidenza, già molto grave per il nostro territorio.
Le tecnologie e i progetti per passare alle fonti rinnovabili, che permetterebbero in pochi anni di modificare consistentemente e in meglio emissioni, elementi climalteranti, inquinamento di prossimità e complessiva qualità dell’aria, e ridurre la dipendenza energetica, esistono, sono estremamente documentati ed altamente efficienti, e continuano a venire ostacolati in ogni modo.
I posti di lavoro prodotti da una politica di effettivo sostegno alle rinnovabili sarebbero più numerosi di quanti ne possa produrre il sistema estrattivista.
Si dovrebbe incentivare la realizzazione di piani per il risparmio energetico, la produzione diffusa da rinnovabili tramite le Comunità Energetiche, e invece su tali possibilità non si investe nulla.
La tecnologia, strettamente collegata al modello estrattivista, della cattura e stoccaggio dell’anidride carbonica, che a Ravenna viene proposta spacciandola come strumento per la transizione, in tutto il mondo sta dando risultati mediocri o addirittura fallimentari e in alcune realtà ha addirittura prodotto più emissioni di quante ne abbia catturate».

A queste posizioni antagoniste si sonno affiancate le critiche del gruppo politico locale di opposizione (ma senza rappresentanza in consiglio comunale) ‘Ravenna in Comune” che denuncia: «In testa alla lobby del gas, come sempre, il Sindaco di Ravenna, sempre più rappresentante solo di chi pare a lui e, certo, non di tutta la comunità ravennate… Siamo stufi di sentire raccontare frottole per cui aumentando la produzione nazionale diminuirebbe il costo del gas. Il gas già oggi è venduto dalle aziende italiane all’estero ricavando extra profitti che nessuno tassa. Anzi, continuano i provvedimenti della fiscalità che avvantaggia il fossile. Una immediata riconversione alle rinnovabili è indispensabile per il lavoro, per il pianeta e, anche, per la sopravvivenza economica delle attività produttive no oil e della cittadinanza. Ieri abbiamo manifestato in tutta Italia per ottenerlo».

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