Al Tecnopolo studiano le alghe: la buona Spirulina e quelle che producono tossine

Un laboratorio di biologia del Ciri Frame, nell’hub di ricerca in via Sant’Alberto a Ravenna gestito da Cifla dal 2017, porta avanti progetti sui microrganismi vegetali dei sistemi acquatici, dalla tutela degli invasi potabili alla “mungitura” per estrarre antiossidanti lasciando in vita la cellula

IMG 20220314 124941Per molti la parola “alghe” è solo un sinonimo di vacanza al mare rovinata. Ma a quegli organismi viventi – visibili solo al microscopio e presenti anche quando l’acqua è trasparente perché non sono in fioritura – si deve la produzione di metà dell’ossigeno a disposizione nell’atmosfera, risorsa necessaria per la vita. Non solo: sono la base della catena alimentare nei sistemi acquatici. Di più: possono essere integratori naturali per l’uomo con una funzione antiossidante. Con un ruolo così importante in natura, è inevitabile avere anche degli amici dalla propria parte. Chiedete ad esempio al laboratorio di Biologia delle alghe coordinato dalla professoressa Rossella Pistocchi al Tecnopolo di Ravenna.

Il laboratorio di Biologia delle alghe fa parte della struttura dell’Università di Bologna nota come Ciri Frame, due acronimi che stanno per centro interdipartimentale di ricerca industriale per fonti rinnovabili, ambiente, mare ed energia. La sede è nell’hub di ricerca in via Sant’Alberto che dal 2017 è gestito da Cifla di Fondazione Flaminia che consente alle imprese di accedere a internazionalizzazione, divulgazione, dimostrazione e informazione.

RbtLaura Pezzolesi è una delle due ricercatrici stabili nel team della professoressa Pistocchi: «Ci occupiamo dello studio delle alghe sia per valorizzare le loro funzioni utili all’uomo e sia per capire come evitare le situazioni nocive per la salute, l’ambiente e l’economia. Portiamo avanti progetti di nostra iniziativa che candidiamo per l’assegnazione di fondi e facciamo attività su incarichi esterni da privati».

Partiamo da quella situazione spiacevole vissuta da chiunque almeno una volta sulla battigia. «Quando l’acqua del mare assume colorazioni verdi, marroni o rossastre – spiega la 39enne di Lugo – significa che è in corso la fioritura di una microalga. La prima ricaduta è di tipo economico perché per il turismo è un danno. Ma può esserci anche un aspetto di salute ambientale e pubblica: alcune specie producono delle tossine dannose o per contatto con la pelle di chi si immerge o per inalazione».

IMG 20220314 125140Poi c’è l’attività di laboratorio che tratta l’alga come una risorsa preziosa che può muovere una filiera produttiva: «Dalla fotosintesi escono anche tantissime sostanze ad alto valore aggiunto». Un nome da tenere a memoria qui è Spirulina: «Per la precisione scientifica si tratta di un cianobatterio, ma è molto simile a una microalga. Può avere una concentrazione di ferro più alta di un verdura come gli spinaci. Si può assumere in capsule o polvere». Fino a qualche anno fa la disponibilità sul mercato italiano era quasi esclusivamente demandata all’import, ora si stanno affermando anche produzioni nazionali. A Ravenna una divisione della Micoperi, che collabora con il laboratorio, la produce in vasche e la commercializza liofilizzata. Polveri di microalghe possono finire anche nei cosmetici.

BioMar21Nell’approccio all’alga come risorsa, la sfida per il laboratorio del Tecnopolo è quella di massimizzare l’estrazione di sostanze utili salvaguardando la cellula vegetale: «Stiamo studiando una microalga verde che produce un carotenoide antiossidante. Per estrarlo abbiamo sviluppato una tecnica non distruttiva che chiamiamo “milking”, proprio come la mungitura, perché grazie a oli vegetali lasciamo viva l’alga e quindi capace di produrne ancora». Infine va menzionata l’attività sulle acque potabili. Perché anche nei grandi invasi artificiali, ad esempio i bacini delle dighe, possono crescere alghe potenzialmente tossiche. «In questo caso servono attente analisi per monitorare la qualità dell’acqua e servono tecniche raffinate per ostacolare la proliferazione di microrganismi senza che le loro tossine vengano disperse in acqua». In questo periodo è in corso un dottorato di ricerca sul tema finanziato da Romagna Acque.

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