Che impatto ha una bottiglia di plastica sul mondo? La risposta dal Tecnopolo

Il team Emrg è un gruppo di fisici applicati all’ambiente: dai dati sulla quantità di materia prima utilizzata e sull’energia necessaria, si possono calcolare le ricadute di tutti i processi, anche di un servizio come il trasporto pubblico

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Il gruppo che si dedica all’analisi del ciclo di vita dentro Emrg. Da sinistra Elisabetta Pigni (tesista magistrale), Virginia Lama (ricercatrice), la professoressa Serena Righi, Greta Bacchelli (ricercatrice) e Martina Marsico (tesista magistrale)

«Capire l’impatto di un prodotto sull’ambiente è una necessità sempre più sentita nei processi produttivi e nella fornitura di servizi. Per valutare l’effetto reale bisogna tenere conto di tutto il percorso, a cominciare dalle materie prime che si usano per realizzare un prodotto. Per l’acqua imbottigliata nella plastica, ad esempio, bisogna partire dall’estrazione del petrolio che serve per fare la plastica e dalle tecniche di trattamento delle acque alla sorgente». La professoressa Serena Righi si occupa di valutazione di impatto ambientale da un ventennio, attualmente lo fa al Tecnopolo di Ravenna, al suo fianco le ricercatrici Greta Bacchelli e Virginia Lama: «Facciamo parte del team chiamato Emrg, acronimo di Environmental Management Research Group, coordinato dal professor Andrea Contin. Attualmente siamo in 16, con profili eterogenei: molto in sintesi siamo fisici applicati all’ambiente».

La squadra Emrg è suddivisa fra i laboratori di via Sant’Alberto e, dall’estate 2021, anche il Centro di ricerca Ambiente Energia Mare di Marina di Ravenna, la struttura voluta dal gruppo Ferruzzi-Montedison nei primi anni Novanta che è stata ristrutturata dalla Regione Emilia-Romagna e dal Comune di Ravenna per ospitare ricerche applicate promosse dall’Università di Bologna anche in collaborazione con l’istituto di Ricerca Industriale Fraunhofer tedesco.

La valutazione di impatto ambientale, che potete trovare indicata con l’acronimo Via, è quella disciplina introdotta in Italia nel 1986 con la legge istitutiva del ministero dell’Ambiente: punta a prevedere gli effetti negativi e positivi sull’ambiente della realizzazione di progetti intesi come opere, impianti, infrastrutture, con l’obiettivo finale di mitigare o compensare gli impatti negativi e ottimizzare l’inserimento del progetto.

IMG 5341Da un decennio, la professoressa Righi si è focalizzata sull’Analisi del ciclo di vita (Lca) che si fa per un prodotto (come l’acqua in bottiglia) ma anche per un servizio, ad esempio il trasporto pubblico. «Il nostro lavoro è fatto quasi esclusivamente al computer. C’è una fase iniziale sul campo per la raccolta dei dati come la quantità di materiali usati, il consumo di energia elettrica o termica, ma di solito è un’operazione abbastanza semplice anche se dispendiosa in termini di tempo. La parte complessa è l’inserimento dei dati nel software per passare ai calcoli e poi la loro interpretazione». I numeri possono rispondere alle domande sulla produzione di anidride carbonica dall’energia utilizzata o quanta materia prima non rinnovabile viene consumata.

IMG 5362Una recente applicazione dell’analisi del ciclo di vita si è avuta sul progetto B-Plas Demo condotto in collaborazione con il gruppo Caviro: a Faenza è stato costruito un impianto sperimentale che ottiene bioplastiche dai fanghi derivanti dalla depurazione di acque reflue. Insomma, plastica più amica dell’ambiente partendo da cosa finisce nelle fogne delle città. «La sostenibilità ambientale si è rivelata doppia: si trattano fanghi che andrebbero comunque gestiti con un costo per lo smaltimento e si ottiene un bene utilizzabile ma anche capace di andare a compostaggio come rifiuto organico o di biodegradarsi se abbandonato nell’ambiente». Ora il progetto è portato avanti dalla startup B-Plas Sbrl.

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