«Ma si possono davvero sostituire le fonti fossili con le rinnovabili?»

Uno sguardo critico sulla base dei dati dell’energia in Italia: «Per il fotovoltaico servirebbero due-tremila km quadrati». La sfida: «La politica riuscirà a governare queste realizzazioni semplificando la burocrazia?»

Riceviamo e pubblichiamo un intervento sul tema delle energie rinnovabili – con riferimenti anche allo sviluppo della comunità energetiche di cui abbiamo parlato nel “primo piano” del giornale del 2 giugno – a cura di un cittadino che si può definire in un certo senso un addetto ai lavori, ma che preferisce restare anonimo. Un intervento che si basa su dati a disposizione di chiunque, sul web, che riteniamo possa alimentare il dibattito sul tema.

ON OFF Social Article 44Non credo sia necessario sottolineare l’importanza dell’approvvigionamento dell’energia; ci pensano gli ultimi avvenimenti a ricordarcelo. Ed è altrettanto inutile unirci al coro/cantilena di quelli che “bisogna fare di più con le fonti alternative” e “l’importanza del cambiamento climatico”. Sarebbe invece ora di affrontare tali problemi con spirito critico fornendo dati e ragionamenti scientifici e lasciando a certi politici o profeti apocalittici la solite fanfare sterili e inconcludenti.

Non occorre essere scienziati o tecnici del settore: con un po’ di buona volontà e spirito critico, che non esclude una necessaria minima conoscenza scientifica, è possibile prendere atto della problematica energetica e avere sotto mano tutti i dati per cercare quantomeno di comprenderla.

Limitandoci all’Italia, il consumo interno lordo nazionale per fonte energetica nel 2019 (ultimo dato disponibile) è risultato superiore ai 155 milioni di Tep (sono le tonnellate di petrolio equivalente, ossia l’unità di misura che raggruppa tutte le fonti utilizzate e rappresenta l’energia consumata), utilizzati quindi per carburanti, trasporti, riscaldamento, elettricità, industria, agricoltura, eccetera. Di questa energia circa il 19 percento serve per produrre energia elettrica (impianti termoelettrici perlopiù a gas, idroelettrico, eolico, fotovoltaico, geotermia).

Nel 2021 – dati Terna – solo il 36 percento dei consumi di energia elettrica è stato prodotto da fonti rinnovabili.

Come possiamo aumentare questa aliquota di rinnvabili eliminando i combustibili fossili (perlopiù il gas di Putin)?

Pexels Los Muertos Crew 8853511Dall’idroelettrico (che rappresenta circa il 40 percento delle rinnovabili, secondo il rapporto Legambiente del 2021) non è possibile ottenere di più, anzi, scarseggiando piogge e neve i bacini idrici stanno soffrendo.

Difficilmente verrà qualcosa dalla geotermica (5 percento delle rinnovabili; l’impianto di Larderello è una produzione storica e omogenea non incrementabile).

L’eolico (18 percento delle rinnovabili ) ha bisogno di un utilizzo del suolo di molte volte maggiore del fotovoltaico a parità di energia prodotta e comporta un investimento maggiore per unità di energia prodotta.

Con la bioenergia e le biomasse (16 percento delle rinnovabili) si estrae energia praticamente bruciando i rifiuti biologici delle nostre case, dall’agricoltura; rinnovabili, certo, ma con conseguente produzione di Co2, quindi non incrementabile.

Il fotovoltaico (22 percento delle rinnovabili, quindi ampiamente sotto il 10 percento sulla totalità dell’energia elettrica consumata) è l’unica fonte incrementabile ma finché rimane una piccola frazione del tutto può non influire la sua discontinuità (di notte va pochino…); se diventasse invece il principale fornitore nella produzione di energia elettrica, questa dovremmo immagazzinarla durante il giorno in accumulatori che permettano di utilizzarla di notte (e in parte in inverno) con costi di investimento veramente elevati.

È ovvio che la quantità dell’energia elettrica prodotta è proporzionale alla superficie esposta (pannelli solari) ma se volessimo sostituire quel 64 percento prodotto con combustibili fossili con il fotovoltaico, quanti pannelli occorrerebbero? Il calcolo è presto fatto. Se si consulta internet si trovano decine di offerte da cui si evince che un impianto da 3 Kw di potenza (da non confondere coi Kwh), costituito da circa 20 metri quadrati di pannelli, produce circa 3.500 Kwh all’anno. Pertanto, se la produzione di energia in Italia si è assestata nel 2021 attorno ai 320 miliardi di Kwh, per coprire il 64 percento di produzione non rinnovabile (dividento per 3.500 Kwh e poi moltiplicando per 20 metri quadrati) servirebbe oltre 1 miliardo di metri quadrati, misura che va incrementata perchè in un parco fotovoltaico tra una fila di pannelli e l’altra occorre uno spazio per la manutenzione (circa il 20 percento)m inoltre il pannello inclinato di 45 gradi occupa il 41 percento in più in orizzontale per cui si supererebbero i 2 miliardi, ossia 2mila km quadrati.

Pexels Kelly Lacy 4320473E adesso la domandaccia? Ce li abbiamo in Italia almeno 2.500/3.000 chilometri quadrati (quasi l’1 percento del totale del territorio italiano) per impianti fotovoltaici? Che bel problemone per i sindaci d’Italia, da cercare di “sbolognare” a casa degli altri!

Che cosa prevede il Pnrr per l’energia rinnovabile? Citiamo: “Per raggiungere tale scopo bisogna accelerare lo sviluppo di: comunità energetiche e sistemi distribuiti di piccola taglia, impianti utility-scale (attraverso una semplificazione della burocrazia), sviluppo del biometano e soluzioni innovative e offshore”. Il Piano prevede degli investimenti per lo sviluppo dell’agrovoltaico: nello specifico, l’obiettivo è di installare impianti agro-voltaici di 1,04 Gw, che produrrebbero circa 1.300 Gwh annui, ottenendo una riduzione delle emissioni di gas serra stimabile in circa 0,8 milioni di tonnellate di Co2.

Nota bene: si prevede di realizzare tali obiettivi “attraverso la semplificazione della burocrazia”. Che fa un po’ ridere, se si pensa che ci sono voluti anni per realizzare il parco fotovoltaico di Troia, a Foggia, il più grande d’Italia e ce ne vorrebbero più di un migliaio per la sostituzione integrale delle fonti non rinnovabili. Il Piano ne prevede da 1.04 Gw (10 volte quello di Foggia) e quindi ne basterebbero un centinaio: riuscirà la politica a governare tali realizzazioni?

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