X

Un ravennate maggiorenne su 4 usa Satispay: «Circuito chiuso, così costi più bassi»

I dati provinciali della penetrazione della app italiana di pagamenti digitali arrivata sul mercato nel 2015. Il manager: «Per il futuro puntiamo su codici Qr da inquadrare alla cassa dei negozi per velocizzare le operazioni». Nel 2021 in totale movimentati 1,2 miliardi di euro. Per gli esercenti non ci sono canoni mensili e zero commissioni per le transazioni fino a 10 euro

Un maggiorenne su quattro in provincia di Ravenna ha Satispay e lo usa in media undici volte al mese (la media nazionale di utilizzo di carte di credito e bancomat è tre al mese). Satispay è uno dei sistemi di pagamento alternativi al contante. Si scarica una app sul telefonino, si fa l’iscrizione con l’aggancio a un conto corrente e dallo schermo del telefonino si possono inviare e ricevere soldi a e da chiunque faccia parte dello stesso circuito: commercianti, persone comuni, enti pubblici, associazioni, professionisti. Satispay rientrava tra i canali di pagamento inclusi nell’iniziativa del cashback di Stato nel primo semestre del 2021 (la restituzione del 10 percento delle spese fatte senza contanti) ma non è tra i metodi che possono consentire ai commercianti di assolvere all’obbligo di garantire la possibilità di pagamenti elettronici. Di questo e di altro abbiamo parlato con Marcello Marazzi, country manager per l’Italia dell’azienda nata a Cuneo, arrivata sul mercato nel 2015 e oggi composta da 280 persone (nei primi sei mesi di quest’anno in media un’assunzione ogni giorno lavorativo). Nel 2021 la movimentazione totale tramite Satispay è stata di 1,2 miliardi di euro.

Satispay rientrava nel Cashback mentre ora non è un metodo sufficiente per assolvere all’obbligo di legge. Perché?
«La norma specifica carte di credito e di debito e in effetti è un po’ incoerente con altre leggi italiane e, soprattutto con la normativa europea Psd2 del 2014 che raccomanda la neutralità rispetto ai sistemi di pagamento tracciabili. Nessuna legge è scolpita nella pietra per sempre e auspichiamo che le cose in futuro possano essere modificate. Nel frattempo, come dovrebbe essere per tutti, ce la giochiamo su convenienza e valore aggiunto».

Il confronto fra Satispay e Pos classico dice che il secondo ha un costo di attivazione, un canone mensile e un percentuale su ogni transazione tra l’1 e il 2 percento; il primo invece non ha costi di gestione e ha una commissione fissa di 20 centesimi solo per transazioni superiori a 10 euro. Come si spiega questa differenza?
«La peculiarità di Satispay è quella di essere un network indipendente a circuito chiuso. In ogni passaggio di denaro, che sia tra amici o tra cliente e commerciante, è coinvolto un solo soggetto a fare da intermediario tra i due conti correnti ed è Satispay. Così facendo siamo efficienti per i costi perché non ci sono parti terze coinvolte. Per le carte invece i player coinvolti possono essere anche 5-6 e ognuno trattiene una fetta per il suo servizio».

La domanda allora è obbligatoria: da dove guadagna Satispay?
«Ci sono i venti centesimi per ogni transazione sopra i dieci euro che vengono corrisposti dai negozianti fisici. E ora stiamo conquistando sempre più importanza nei pagamenti online: abbiamo chiuso accordi con Trenitalia, con servizi di mobilità condivisa come bici e monopattini, e inoltre abbiamo una sezione “servizi” in continuo sviluppo che genera ricavi: Pagopa, le ricariche telefoniche, le gift card, il bollo auto, le multe…».

Ogni utente iscritto deve stabilire il budget settimanale a sua disposizione che viene prelevato dal conto e versato a Satispay. Con tre milioni di utenti attivi significa avere un capitale di alcune centinaia di milioni di euro a disposizione. Viene investito?
«No, sono risorse che non vengono movimentate, come richiede la regolamentazione degli istituti di moneta elettronica, ma vengono solo spostate a seconda delle transazioni richieste».

Usare la carta richiede il semplice gesto di avvicinarla al lettore alla cassa del negozio. Usare Satispay richiede lo sblocco dello smartphone, la ricerca del locale in una lista dove non compare sempre in cima e la digitazione della cifra. State lavorando alla riduzione di questi passaggi?
«In verità già oggi non dover nemmeno tirare fuori il portafoglio è uno dei vantaggi più apprezzati. L’obiettivo però è certamente quello di ridurre più possibile i cosiddetti elementi di frizione. La strada che ci sembra più efficace da percorrere dove c’è alta densità di negozi tutti vicini è quella del Qr Code: l’esercente lo espone vicino alla cassa, il cliente lo inquadra e vede subito il negozio corrispondente. In alcune attività abbiamo introdotto il Qr Code dinamico: sullo schermo del registratore di cassa ne viene creato uno specifico per quella transazione che contiene già la cifra solo da confermare».

Siete tra quelli che hanno avuto ricadute positive dalla pandemia?
«Purtroppo sì, come tutti quelli che consentivano pagamenti senza maneggiare denaro contante è anche stato considerato come possibile veicolo di contagio. La nostra forza era anche quella di garantire il distanziamento. Faccio un esempio: mio figlio di undici anni scende in gelateria sotto casa e al gelataio dà il mio numero di telefono così mi manda la richiesta di denaro e io pago da casa».

In provincia di Ravenna avete una penetrazione del 36 percento tra le attività commerciali che considerate come target e la media dei pagamenti per ogni negozio è 180 al mese. Quali fattori incidono sulla maggiore o minore penetrazione in un territorio?
«Nel caso di Ravenna sicuramente una spinta importante l’abbiamo avuta dalla collaborazione iniziale con la Bcc locale. È un’area a cui siamo particolarmente affezionati. In generale cerchiamo sempre di approcciare un territorio con attenzione alle sue caratteristiche che lo rendono diverso da altri e che possono determinare un migliore tasso di accettazione. Ma alla fine la nostra storia dice che se un cittadino trova un sistema di pagamento agile e sicuro lo usa e lo preferisce agli altri, come testimonia l’alto tasso di utilizzo di Satispay tra i propri utenti».