Il caso Piombino, dove il sindaco guida la protesta contro il rigassificatore

Via libera dalla Regione per la nave “gemella” di quella che arriverà anche a Ravenna

Piombino

L’ultima protesta andata in scena a Piombino

A partire da giugno, i cittadini a Piombino sono scesi in piazza una quarantina di volte. L’ultima erano in 3mila. Una protesta trasversale (con manifesti in quasi tutte le vetrine dei negozi) in una città che «ha già dato», per citare uno dei tanti slogan utilizzati, che fa riferimento al declino del polo siderurgico attorno al quale si è sviluppata.

Una protesta guidata dal sindaco in persona, il primo di centrodestra di una città tradizionalmente di sinistra, e che vede l’adesione anche di buona parte della stessa sinistra. Ma che non è servita per evitare che nei giorni scorsi il presidente della Regione, Eugenio Giani (Pd) firmasse – in veste di commissario straordinario del Governo – l’autorizzazione all’installazione del rigassificatore, sorta di gemello di quello in arrivo a Ravenna.

Si tratta della nave Golar Tundra, acquistata da Snam per 330 milioni di euro, lunga 297 metri e larga 40, con una capacità di rigassificazione stimata in 5 miliardi di metri cubi all’anno (il 6,5 percento del fabbisogno nazionale di gas), rispetto ai 29 importati dalla Russia nel 2021. Una nave simile nelle dimensioni, appunto, a quella che arriverà a Ravenna, seconde in Italia per capacità solo alla piattaforma al largo di Rovigo, da 8 miliardi di metri cubi all’anno.

L’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier, intervistato da Sky, ha annunciato un piano di lavoro molto intenso per ultimare lavori e test entro aprile e poter cominciare così ad attivare commercialmente i flussi da maggio. Una procedura ancor più veloce di quella prevista per Ravenna (dove si stima si possa partire di fatto un anno dopo), con Piombino prescelta proprio per la possibilità di poter installare velocemente la nave direttamente al porto – e non al largo della costa come nel caso della città bizantina – dove resterà però, secondo l’accordo sottoscritto dalle istituzioni, per soli tre anni. Gli altri 22 della concessione (da 25 anni totale, come a Ravenna) dovrà essere invece riposizionata in una non ancora meglio identificata piattaforma al largo delle coste toscane. Nel frattempo sarà realizzato anche un metanodotto sotterraneo lungo 8 chilometri, che collegherà la nave alla rete nazionale del gas in un’area che attende da tempo la bonifica ambientale.

In virtù proprio del “sacrificio” di questi tre anni, è stato approvato il cosiddetto “memorandum Piombino” che è di fatto una proposta di intesa tra Stato e Regione sulle opere compensative («sono convinto che il Governo lo farà», ha dichiarato Giani presentandolo alla stampa, rassicurando, o forse no, i critici). Il pacchetto di opere vale oltre mezzo miliardo di euro e comprende anche uno sconto di almeno il 50 percento delle bollette per tre anni (il tempo in cui la nave rigassificatrice resterà appunto in porto) a vantaggio di cittadini e aziende di Piombino e degli altri comuni compresi nell’area di crisi industriale complessa.

Il sindaco ha annunciato di voler fare ricorso al Tar contro autorizzazione e “memorandum”. Uno scontro istituzionale e una protesta popolare di dimensioni mai viste a Ravenna e dintorni…

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