Il tribunale annulla l’aggiudicazione degli infopoint: mancavano documenti

Accolto il ricorso dei secondi classificati, il consorzio Ravenna Incoming, contro l’assegnazione del servizio del Comune di Ravenna alla cooperativa Cristoforo. Va riscritta la graduatoria

104865033 123111172774460 1879724266825503518 OBisogna riscrivere la graduatoria finale decisa da una commissione del Comune di Ravenna per la gara pubblica per la gestione degli otto uffici di informazione e accoglienza turistica, i cosiddetti Iat e Uit. È la decisione del tribunale amministrativo regionale (Tar) dell’Emilia-Romagna. Il motivo sta nella mancanza di alcuni documenti tra gli allegati alla proposta presentata dalla cooperativa Cristoforo di Firenze che è poi risultata vincitrice. Le carte dovevano essere la prova a sostegno di una parte dell’offerta che ha permesso alla coop toscana di ottenere dei punti poi risultati determinanti per la classifica. Il bando, con il sistema del massimo ribasso, mette in palio il servizio per tre anni (base d’asta 870mila euro).

Il Tar ha accolto il ricorso dei secondi classificati, il consorzio Ravenna Incoming (tutelato dall’avvocato Roberto Menniti) che ha la gestione del servizio fino al prossimo 31 dicembre in virtù di una proroga concessa dal Comune dopo la naturale scadenza del 30 settembre scorso perché lo stesso tribunale di Bologna aveva già accolto la richiesta di sospensiva dell’aggiudicazione fissando al 6 dicembre l’udienza nel merito.

A questo punto, se il Comune o la Cristoforo non faranno appello alla sentenza pubblicata il 12 dicembre, andrà riscritta la graduatoria. Cristoforo aveva 80,625 punti e Ravenna Incoming ne aveva 79,226. La parte di cui non è stata fornita la documentazione entro i termini aveva fruttato 7 punti alla Cristoforo che ora verrebbero meno.

Vale la pena citare la suddivisione dei punteggi. L’offerta tecnica è stata valutata con 60,6 punti a Cristoforo e 79,1 a Ravenna Incoming. La distanza abissale si ribalta per un’incollatura per effetto dei ribassi. I fiorentini arrivano al 20 percento e i ravennati si fermano allo 0,12 percento.

KeysLe motivazioni del ricorso e i dettagli che escono dalla lettura della sentenza, con i passaggi delle difese del Comune e dei vincitori, meritano di essere illustrati perché aprono una riflessione sulla condotta dell’ente pubblico. Una parte dell’opposizione in consiglio comunale (Pigna, Fdi, Lega, Viva Ravenna) ha depositato una richiesta per aprire una commissione di indagine. La consigliera Veronica Verlicchi (Pigna) ha più volte chiesto chiarimenti sulla vicenda e ora sottolinea la netta decisione del Tar che alimenta perplessità sull’operato degli uffici comunali e della commissione.

Innanzitutto c’è una questione di ostacolo alla trasparenza. Una volta fatta l’aggiudicazione, Ravenna Incoming ha chiesto di visionare gli atti integrali. Il Comune li ha forniti con ampie pagine oscurate «per la necessità di tutelare il know how e la proprietà industriale». Il Tar ha imposto a Palazzo Merlato di consegnare i testi senza omissioni.

Poi c’è la questione che riguarda i documenti assenti. Il disciplinare di gara pubblicato il 29 dicembre 2021 chiedeva che i partecipanti dimostrassero una “capacità di networking”. Cioè la valutazione dell’offerta tecnica avrebbe tenuto conto di eventuali accordi di collaborazione con altre realtà locali. «Accordi e/o lettere di intenti – si legge dal bando – devono essere allegati all’offerta tecnica».

Ravenna Incoming ne ha presentate 40 di queste collaborazioni. Solo 15 quelle di Cristoforo e solamente dichiarate in un elenco, ma senza atti firmati dai collaboratori citati. Entro le scadenze dei termini non sono stati allegati lettere, accordi, contratti. La mancanza è una circostanza che la stessa cooperativa ha ammesso davanti al giudice: «Gli accordi scritti non sono stati inclusi per mera svista». Agli uffici comunali sono stati forniti solamente a fine agosto, quando la gara era già chiusa. Tutte le lettere hanno date precedenti alla scadenza del bando, alcune nei primi giorni di gennaio 2022.

Il Comune, nella sua difesa sostenuta dall’ufficio legale interno, dice che il bando poteva essere interpretato in un senso che non rendeva obbligatoria la presentazione della documentazione. Lettura bocciata dal Tar.

Dai verbali della commissione emerge anche che il Comune ha adottato con Cristoforo una condotta diversa rispetto a quella tenuta con una terza società in gara. La Dede infatti aveva elencato 12 soggetti con cui dichiarava di avere convenzioni, contratti e partnership ma non ne aveva allegato le copie, cioè la stessa condizione della cooperativa toscana. Per via dell’assenza degli atti, la commissione ha stabilito che per la Dede non era possibile valutare la qualità e il contenuto quali-quantitativo.

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