
Ci sarà anche il comparto scuola allo sciopero del prossimo 16 dicembre per dire no alle “classi pollaio”, all’algoritmo per l’assegnazione delle supplenze, all’autonomia differenziata, e sì al completamento del Ccnl 2019-21, alla reintroduzione della “scala mobile”, al potenziamento degli organici docenti e Ata.
«Purtroppo non arrivano buone nuove dalla Finanziaria in fase di approvazione – afferma Sara Errani, segretaria provinciale Flc-Cgil –. Non sono previsti finanziamenti ma solo tagli, un po’ come per il comparto sanità. Si profila quindi un dimensionamento degli istituti che, con le nuove norme, passerebbero da 8.136 a 6.885 a livello nazionale. In provincia di Ravenna è ancora presto per dire cosa cambierebbe, proprio in questi giorni ci stiamo organizzando per fare alcuni conteggi. Ma è certo che le scuole sottodimensionate potrebbero presto scomparire. Verrebbero tagliati circa 1.400 stipendi tra dirigenti, insegnanti e personale vario».
Nella nuova riforma, definita ironicamente a “costo zero”, non si fa poi menzione del cosiddetto “organico Covid” che, durante la pandemia, era stato particolarmente utile. «Avevamo chiesto che fosse messo a regime – precisa Errani –, invece non se ne fa più menzione, come se il Covid non ci fosse più. Nessuna delle nostre richieste è stata ascoltata dal nuovo governo».
«La scuola deve tornare al centro dell’interesse – chiede Fabio Tommasoni, rieletto di recente segretario generale Uil Scuola Ravenna –. Malgrado il rinnovo contrattuale, la situazione è assolutamente grave e urge una soluzione ai tanti problemi, frutto di un ventennio di politiche fallimentari. La scuola non deve essere vista come un costo ma come una risorsa su cui investire perché ne va del domani dei nostri ragazzi che meritano un’istruzione di qualità. Il problema delle “classi pollaio”, sovraffollate, non è correlato solo alla sicurezza, ossia al difficile rispetto delle norme, ma all’apprendimento. Si lavora bene in classe con 15, al massimo 18/20 alunni, anche perché c’è la correlata questione degli studenti disabili alle superiori che richiede un certo numero di docenti di supporto. Non possiamo, infatti, pensare di fare scuole “ghetto”».
Le aspettative di chi sognava un forte investimento sul personale grazie al Pnrr, in modo da risolvere il precariato e da creare nuovi posti di lavoro, sono state disattese. Tanto più che nella nuova Finanziaria si parla solo di dimensionamento nell’ottica della razionalizzazione. «Attualmente abbiamo 44 scuole a Ravenna – ricorda Tommasoni – ma il rischio è passare presto a 40, sacrificando in particolare quelle più decentrate al mare o nel forese, con un grave danno per la qualità dell’insegnamento. In Italia abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa e c’è da chiedersi: perché un giovane dovrebbe ambire a tale professione se dopo anni di studi e di prove infinite si troverà a prendere 1.400 euro al mese?».
Uil Scuola sta poi promuovendo una raccolta firme per opporsi all’autonomia differenziata che porterebbe a scuole di serie A o di serie B in giro per l’Italia. In ultima istana va contrastata, secondo Uil, la tendenza a trasformare le scuole secondarie in centri professionali: va bene guardare al mondo del lavoro, ma non si possono per questo sacrificare le materie generaliste per offrire a tutti un certo grado di alfabetizzazione.