Patuelli: «Le misure contro l’inflazione non devono favorire una recessione»

Il presidente della Cassa di Ravenna e dell’Abi invita a considerare l’evoluzione economica prima di nuove strette sui tassi: «Le imprese hanno bisogno di allungare i tempi di restituzione dei prestiti»

Antonio Patuelli Paolo Gentiloni

Il presidente Abi Antonio Patuelli con il commissario Ue per l’economia Paolo Gentiloni

«Bisogna combattere l’inflazione per difendere salari, stipendi, pensioni e risparmi ma senza favorire una nuova recessione». Con queste parole il presidente dell’Associazione bancaria italiana (Abi) e de La Cassa di Ravenna, Antonio Patuelli, sintetizza il suo pensiero in relazione al complesso momento economico che stiamo vivendo.

Patuelli, il carovita è ormai una realtà e Ravenna è tra le città più care d’Italia. Che idea si è fatto?
«Non ho statistiche dettagliate sul consumo, dati che fra l’altro sono in continuo e costante mutamento, al punto che le previsioni non possono più essere perfette. L’inflazione in Europa è stata alimentata soprattutto dalla crescita dei costi dell’energia, in particolare del gas».

Parlando proprio di gas, da metà dicembre il prezzo è crollato in Europa e il ministro italiano dell’Economia ha anticipato che per febbraio il costo delle bollette del gas diminuirà del 40 percento…
«Queste riduzioni di costi incidono e incideranno anche sull’inflazione. Se questa tendenza sarà confermata, la Banca Centrale Europea dovrà tenerne conto per le sue scelte di politica monetaria. Il consiglio direttivo della Bce si riunisce il 2 febbraio, così faranno anche altre fra le principali banche centrali del mondo. C’è da chiedersi come e quanto saranno tenuti in conto i nuovi dati sui ridotti costi dell’energia e i riflessi sull’inflazione e come e quanto incideranno sulle scelte i dati che emergono in tempo reale. I rilevanti cambiamenti che si susseguono non possono essere trascurati e superati da scelte predefinite».

La Bce sembrava però intenzionata ad andare avanti sul rialzo dei tassi di interesse. Cosa ne pensa?
«Tra le banche centrali del mondo, la Bce è stata finora una delle più prudenti nell’aumentare i tassi (2,5 percento) che al momento sono comunque tra i più bassi del mondo, più limitati di quelli dell’Europa non aderente all’Euro. Basti pensare che il Regno Unito ha il 3,5, l’Ungheria il 13, la Repubblica Ceca e la Romania il 7, la Polonia il 6,75, l’Islanda il 6, la Serbia il 5,25, l’Albania e la Norvegia il 2,75, mentre la Turchia ha il 9 e la Russia il 7,5. Di fatto solo Danimarca e Svizzera hanno in Europa tassi un po’ più bassi, mentre Usa e Canada hanno il 4,5, Cina, India e Sud America ancora più alti».

A inizio anno lei ha aperto una riflessione dichiarando più volte che l’economia andrà in recessione se Francoforte non cambierà linea sul rialzo dei tassi…
«Credo che, prima di decidere nuove strette, sia giusto considerare le previsioni smentite dalla realtà, come avvenuto in queste settimane con il prezzo del gas. La banche centrali fanno previsioni su modelli matematici che a volte sono superate dai fatti in continua evoluzione».

Tra le preoccupazioni degli italiani, vi è certamente quella dei mutui. Non si rischia una nuova crisi del mercato immobiliare?
«Al riguardo, va ricordato che i tre quarti dei mutui sottoscritti sono a tasso fisso e, quindi, non cambiano, ossia non subiscono alcun effetto per la crescita dei tassi della Bce. Chi ha scelto il tasso variabile ha invece avuto grossi vantaggi fino al luglio scorso. Se il mutuo risale ad anni fa, grazie a tassi davvero infimi, allora si è avvantaggiato. Gli altri possono sempre decidere di trasformarlo in tasso fisso».

Parlando di liquidità, il timore maggiore è quello di veder progressivamente rosicchiare i risparmi. È davvero così?
«La questione è più complessa di quello che sembra. Certamente le famiglie meno abbienti hanno sofferto di più a causa dell’aumento dei prezzi ed è giusto che lo Stato fornisca gli aiuti necessari. Ma in molti altri casi, a livello personale, annuso un ritorno agli investimenti. D’altra parte, in tempi in cui i tassi erano vicini allo zero, fra tenere i soldi sul conto corrente o fare investimenti, non c’era poi molta differenza. Però ora il quadro si sta modificando: con i tassi positivi, tenere i risparmi in conto corrente non è redditizio, non stupisce quindi il ritorno a Bot e investimenti».

Fin qui il punto di vista dei cittadini. Cosa può essere di aiuto per le imprese in un quadro di continua forte incertezza?
«Come più volte ribadito, ritengo necessaria un’altra moratoria per venire in soccorso delle numerose aziende in difficoltà. Credo sarebbe meglio per tutti allungare loro i tempi di restituzione dei prestiti, invece che appesantirle con ulteriori indebitamenti».

Il 2023 è iniziato sotto i migliori auspici?
«Sì, se si fa riferimento alle più pessimistiche previsioni fatte nei mesi scorsi. Come detto, la diminuzione dei prezzi del gas e di altre materie prime vedrà un vantaggio sia per le famiglie che per le imprese».

Come valuta in particolare la possibilità di sviluppo della Romagna?
«C’è una nuova vitalità in particolare per le attività industriali, malgrado le numerose incognite. La Romagna è da sempre una regione operosa. I grandi investimenti in atto per il porto di Ravenna e per le infrastrutture in genere e per differenziare le fonti di energia, porteranno di sicuro a conseguenze positive».

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