Anche la Corte di giustizia Ue boccia la proroga delle concessioni demaniali al 2024

Dal Lussemburgo la sentenza in risposta a un quesito del Tar della Puglia: i titoli di occupazione del demanio marittimo scadono il 31 dicembre 2023 e poi bisognerà andare all’asta

1Da Lussemburgo arriva la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea sulla normativa che regola le concessioni de demanio balneare in Italia e ancora una volta viene ribadito che i titoli di occupazione delle spiagge non possono essere rinnovati automaticamente ma devono andare all’asta applicando la cosiddetta direttiva Bolkestein sulla concorrenza nel mercato europeo. Il pronunciamento dei giudici lussemburghesi è in una sentenza pregiudiziale in risposta a un quesito posto dal Tar della Puglia in merito a un ricorso diretto all’annullamento della delibera del Comune di Ginosa, in provincia di Taranto.

L’assegnazione di concessioni di occupazione del demanio marittimo deve passare da una procedura di selezione tra i candidati potenziali qualora il numero di autorizzazioni disponibili per una determinata attività sia limitato per via della scarsità delle risorse naturali. L’autorizzazione ha una durata limitata e non può prevedere la procedura di rinnovo automatico.

Una legge italiana del 2018 ha previsto che le concessioni in essere fossero prorogate fino al 31 dicembre 2033, al fine di disporre del tempo necessario allo svolgimento di tutte le attività essenziali per la riforma delle concessioni. Ma una sentenza del Consiglio di Stato del 2021 aveva cancellato tutto e riportato la scadenza al 31 dicembre 2023. Due mesi fa via libera delle commissioni Bilancio e Affari costituzionali del Senato a una proroga di un anno delle attuali concessioni balneari. Ma un mese fa anche questo proroga è stata bocciata ancora dal Consiglio di Stato che ha stoppato la proroga senza gara decisa dal governo Meloni.

Per capire l’impatto sul territorio basta dire che i 47 km di coste dei comuni di Ravenna e Cervia, gli unici che toccano il mare in provincia, contano circa 400 stabilimenti. In totale in Emilia-Romagna – secondo il rapporto Spiagge 2021 di Legambiente – in 131 km si contano 3.824 concessioni del demanio marittimo, di cui 1.313 per stabilimenti con una percentuale di costa sabbiosa occupata pari al 69,5 percento, il dato regionale più elevato in Italia insieme alla Liguria. Dallo stesso dossier emerge il dato di Cervia con l’89 percento di occupazione di spiagge in concessione.

Cos’è la direttiva Bolkestein

La direttiva Bolkestein ha suscitato dibattiti e controversie riguardo alle concessioni balneari in Italia. Questa direttiva, emanata nel 2006, mira a garantire la libera concorrenza nel mercato comune europeo, prevedendo che le licenze per l’occupazione del demanio marittimo italiano siano assegnate attraverso una procedura di selezione tra i candidati potenziali e senza rinnovo automatico.

La Corte europea ha ribadito l’obbligo di applicare la procedura di selezione imparziale e trasparente per conferire le concessioni e ha stabilito che il divieto di rinnovo automatico sia produttivo di effetti diretti.

Secondo la UE, il rispetto della direttiva Bolkestein è fondamentale non solo per garantire la prevalenza delle norme comunitarie su quelle nazionali, ma anche per riaprire un mercato fermo che sottrae possibili nuove entrate al Paese. I canoni per le concessioni balneari richiesti dallo Stato, infatti, sono molto bassi, e a livello nazionale sono noti diversi casi di mancati pagamenti. Secondo un report di Legambiente, la cifra annuale al metro quadro va da 1,28 a 2,57 euro per l’area scoperta e tra 3,66 e 5,71 per le aree con manufatti di difficile rimozione..

Clicca qui per leggere il testo integrale della direttiva Bolkestein.

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