Concessioni demaniali a Ravenna messe all’asta: nel 2021 canoni per 1,8 milioni

A fine 2023 scadranno i titoli (da poco prorogati al 2033) e le assegnazioni delle spiagge andranno fatte con evidenza pubblica. Nel territorio comunale ci sono 210 stabilimenti balneari: all’anno pagano anche fino a 25mila euro.

Concessioni BalneariLe concessioni demaniali balneari oggi in vigore in Italia scadranno il 31 dicembre 2023. Dal giorno successivo andranno assegnate con una gara pubblica di respiro internazionale bandita dai Comuni, senza eccezioni. Il Parlamento non potrà concedere ulteriori proroghe, né i giudici potranno accogliere ricorsi. Lo stabilisce una sentenza del 9 novembre del Consiglio di Stato. Per capire l’impatto sul territorio basta dire che i 47 km di coste dei comuni di Ravenna e Cervia, gli unici che toccano il mare in provincia, contano circa 400 stabilimenti. In totale in Emilia-Romagna – secondo il rapporto Spiagge 2021 di Legambiente – in 131 km si contano 3.824 concessioni del demanio marittimo, di cui 1.313 per stabilimenti con una percentuale di costa sabbiosa occupata pari al 69,5 percento, il dato regionale più elevato in Italia insieme alla Liguria. Dallo stesso dossier emerge il dato di Cervia con l’89 percento di occupazione di spiagge in concessione.

La sentenza che arriva da Palazzo Spada – secondo e ultimo grado della giustizia amministrativa – impone il rispetto della normativa europea che in Italia viene ignorata da quindici anni. È infatti dal 2006, anno in cui la Commissione Europea approvò la direttiva identificata dalla sigla 2006/123/CE ma meglio nota come Bolkestein (dal nome del commissario perla concorrenza e il mercato interno dell’epoca), che il governo italiano dovrebbe liberalizzare le concessioni pubbliche, cioè i beni di proprietà statale come le spiagge o gli spazi demaniali occupati dagli ambulanti per i quali dovrebbero essere organizzate gare pubbliche con regole equilibrate e pubblicità internazionale.

I governi italiani che si sono succeduti da quel momento – compreso quello Draghi – hanno spostato continuamente in avanti il momento della gara. Diversi ricorsi al Tar hanno bocciato questa condotta.
Ora i giudici hanno cancellato con un tratto di penna l’ultima proroga fissata dal governo gialloverde Conte I. La legge di Bilancio 2019 conteneva la proroga di quindici anni (scadenza a fine 2033) perle concessioni demaniali agli stabilimenti balneari. Secondo i giudici i titoli in essere non sarebbero più validi già oggi, ma «al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni, nonché di tener conto dei tempi tecnici perché le amministrazioni predispongano le procedure di gara richieste e nell’auspicio che il legislatore intervenga a riordinare la materia in conformità ai principi di derivazione europea», è ancora accettabile mantenere l’efficacia delle attuali concessioni fino al 31 dicembre 2023. Dal giorno successivo «tutte le concessioni demaniali in essere dovranno considerarsi prive di effetto, indipendentemente da se via sia o meno un soggetto subentrante nella concessione».

In Emilia-Romagna il rilascio delle concessioni è competenza dei Comuni per effetto di una legge regionale del 2002 (in precedenza se ne occupava la Capitaneria). I primi titoli rilasciati dal Comune di Ravenna risalgono al 2008 e si tratta per lo più di rinnovi (Ondina e Marinabay sono i casi più significativi di nuove concessioni). In totale nel territorio comunale ci sono 210 stabilimenti balneari.

Gli importi dei canoni sono stabiliti per legge (è bene ricordare che non sono materia di interesse per la Bolkestein) in base a tutta l’area nelle disponibilità del bagno. Si tiene conto sia della tipologia (ad esempio se si tratta di un’area scoperta o con opere di facile, o difficile, rimozione) e sia della categorizzazione della stessa (alta o bassa valenza turistica).
La cifra annuale al metro quadro – si legge nel report di Legambiente – va da 1,28 a 2,57 euro per l’area scoperta e tra 3,66 e 5,71 per le aree con manufatti di difficile rimozione. Facciamo un calcolo. Il protocollo regionale Covid 2021 stabiliva 12 mq per ogni ombrellone: per un bagnino di Marina di Ravenna voleva dire quindi 30 euro di canone e un ricavo di circa 400-450 euro.

L’incasso dei canoni va allo Stato, la riscossione è di competenza dei Comuni: per il 2021 la cifra totale raccolta da Palazzo Merlato è di 1,8 milioni di euro. Il 95 percento va allo Stato e il resto se lo dividono Regione e Comune, rispettivamente 20 e 80 percento. Insomma, del milione e ottocentomila euro complessivi, al Comune di Ravenna restano circa 72mila euro. Alla cifra totale non concorrono solo i bagni: vanno conteggiati anche sei circoli nautici, un paio di ristoranti, la sede del servizio salvataggio, una ex discoteca (la concessione più alta è di 25mila euro e quella più bassa di 2.500). C’è una morosità di circa il 2
percento che nella maggior parte dei casi viene sanata al primo sollecito.

«In qualunque momento si arriverà ai bandi – riflette Giacomo Costantini, assessore comunale al Turismo – dovrà essere necessaria la tutela di un sistema imprenditoriale specifico fatto di imprenditori del territorio. Se le condizioni di gara dovessero tagliare fuori le tante imprese familiari tipiche del sistema turistico romagnolo, resterebbero solo i grandi gruppi internazionali che ragionano in termini di economia di scala individuale. Per il bene del territorio e quindi dell’offerta turistica invece sono fondamentali le economie di scala su base locale. Se le imprese operano qui ma hanno centri decisionali altrove, diventa difficile fare sistema e per esperienza sappiamo che il dialogo è difficile. A rimetterci è il territorio. Abbiamo una cultura di fare spiaggia che risulta più efficace se conserva un rapporto diretto tra istituzioni e imprese. Salute, ambiente, lavoro sono le tre leve che devono guidare il percorso per la riorganizzazione del settore».

Aggiornamenti sulle concessioni demaniali balneari a Ravenna

Dal Lussemburgo la sentenza in risposta a un quesito del Tar della Puglia: i titoli di occupazione del demanio marittimo scadono il 31 dicembre 2023 e poi bisognerà andare all’asta.
Leggi l’aggiornamento del 20 aprile 2023: “Anche la Corte di giustizia Ue boccia la proroga delle concessioni demaniali al 2024“.

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