Dopo il record 2022, tra crisi e guerre, il porto chiuderà il 2023 in calo del 2-3%

Un risultato positivo, secondo Ap, considerando il contesto internazionale. Il presidente Rossi: «Restiamo in fase positiva: in arrivo nuovi posti di lavoro, ma ci sarà l’offerta?»

Grafico Ap

Il porto di Ravenna nei primi otto mesi del 2023 ha movimentato complessivamente 17.635.470 tonnellate di merce, in calo del 5,6 percento (oltre 1 milione in meno) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il 2022, va ricordato, si era chiuso con la movimentazione complessiva di 27.389.886 tonnellate, il record storico assoluto dello scalo ravennate, caratterizzato da un trend di crescita costante (fatta eccezione per l’inevitabile crollo del 2020 a causa del lockdown della pandemia). Un porto cresciuto con un’intensita di circa 25 punti percentuali superiore rispetto alla media di tutti gli altri porti italiani, secondo l’elaborazione della fondazione Itl sulla base dei dati Istat (vedi grafico qui a fianco).

«Il porto di Ravenna è sicuramente in una fase positiva – commenta il presidente dell’Autorità portuale Daniele Rossi -, in un contesto nazionale e internazionale dal quale non può prescindere. D’altronde l’economia mondiale si riflette inevitabilmente nei porti, in un mondo in cui il 70-80 percento delle merci viaggia via mare. Veniamo da un periodo che ha segnato l’economia in maniera significativa: pandemia, guerra in Ucraina, crisi finanziaria, inflazione e ora la cirsi mediorientale. Tutto nel giro di pochi mesi. Tutto questo ha inevitabilmente un impatto. In più, il porto di Ravenna ha dovuto scontare anche gli effetti dell’alluvione. Non abbiamo avuto danni, ma siamo rimasti fermi per una ventina di giorni praticamente: le strade erano bloccate, non arrivavano i camion, non c’erano i lavoratori». Ecco quindi che i dati del 2023 per Rossi non sono certo una sorpresa. «Questo sarà un anno mediamente negativo. Sui primi 8 mesi abbiamo perso il 5 percento, a fine anno prevediamo di perdere complessivamente il 2-3 percento. Un grande risultato, un successo. Ravenna continua ad avere grandi prospettive di crescita». Sarà anche una crescita occupazionale, chiediamo a Rossi, alla luce degli investimenti di questi anni (di cui parliamo qui)?

«Analizzando solo l’ultimo investimento effettuato al porto di Ravenna, quello del gruppo Ferretti da oltre 100 milioni di euro, porterà dai 400 ai 600 posti di lavoro. Il tema non è quanti posti di lavoro in più ci saranno, ma se ci sarà l’offerta, la manodopera richiesta. I posti di lavoro non mancheranno, ma dobbiamo preoccuparci di capire se ci saranno anche giovani specializzati in grado di far fronte alle richieste delle aziende».

Al netto del petrolio è il quarto in Italia: Tra diretti e indiretti ci lavorano in 16mila

Quello di Ravenna è un porto canale che si estende lungo 14 km, con 10,5 km di banchine operative. Secondo i dati di Autorità portuale tra occupazione diretta e indiretta dà lavoro a 16mila persone (compresi chimica e offshore). «Praticamente una persona su dieci a Ravenna vive grazie al porto – commenta il presidente di Ap Rossi – nonostante molti ravennati non sappiano quasi che esista. Siamo troppo abituati a guardare Ravenna dando la schiena al canale, mentre dovremmo cercare di girarci e di guardarla da piazza del Popolo verso il mare».

Nel 2022 con 27,4 milioni di tonnellate è stato il quarto porto in Italia per merce movimentata, al netto del petrolio, a fronte di scambi complessivi che hanno prodotto un valore di 50,5 miliardi di euro.

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