Sciopero dei bus, la Cisl: «Toccato il punto più basso per il trasporto pubblico»

Duro attacco a Start Romagna: «Corse saltate, autisti sottopagati, clima aziendale difficile, mancanza di governance»

Bus San Romualdo

Quattro ore di sciopero per sensibilizzare politica e utenti sulla «disastrosa situazione in cui gli amministratori e i dirigenti di Start Romagna stanno trascinando il trasporto pubblico locale della nostra città nel punto più basso mai visto fino ad ora». Lo dichiara Raffaele Rossi a nome della segreteria territoriale e delle Rsa Fit Cisl, annunciando lo sciopero in programma per lunedì 18 marzo.

Le motivazioni secondo i sindacati sono «numerose e decisamente gravi», e vengono elencate: «Mai viste tante corse saltate come negli ultimi mesi, inadempienze che portano poi a pagare penali all’Agenzia della Mobilità; situazione creatasi in primis a causa della difficoltà a reperire autisti, una situazione in qualche modo voluta, poiché nel territorio Ravennate si sta cercando di garantire il servizio (senza riuscirvi) e di lavorare con una decina di autisti in meno su un organico che dovrebbe essere di 138 unità. Difficoltà oramai note quelle della carenza di personale, senza che Start abbia mai voluto veramente trovare delle soluzioni, basti pensare che non si accontentano di risparmiare nel cambio autista con anzianità con uno senza anzianità ma si passa addirittura ad un nuovo autista pagato con stipendi intorno ai 1.200 euro, decisamente insufficienti alla responsabilità della mansione. Sarebbe bastato mantenere lo stesso trattamento economico/normativo anche ai nuovi, in questo modo non ci sarebbero state difficoltà nel reperire autisti».

Tutto il personale – continua Rossi – «è ancora in attesa che vengano pagati i premi aziendali del 2022 e del 2023 che tanto vengono pubblicizzati dall’azienda a mezzo stampa in maniera mistificativa come benefit rivolti ai nuovi assunti ma che nemmeno vengono erogati a tutto il restante personale aziendale».

«Negli ultimi mesi – continua il sindacato – nonostante i tanto sbandierati investimenti sul parco mezzi, a Ravenna saltano corse perché mancano gli autobus sufficienti a garantire il servizio; autobus che vengono però assegnati arbitrariamente in altre parti della Romagna e malgrado i dirigenti aziendali si nascondano dietro a numeri e dichiarino che le corse saltate in provincia siano solo l’1% del totale, per qualche lavoratore o studente in attesa alla fermata malauguratamente sarà sempre il 100% delle corse. La rabbia dei passeggeri che spesso aspettano invano alle fermate un autobus che non passerà mai, si scatena nei confronti dei conducenti che senza colpa si assorbono offese verbali quotidiane (quando va bene) fino a sfociare talvolta in vere e proprie aggressioni fisiche. L’utenza e l’amministrazione ormai si stanno rassegnando e uniformando a questo sistema che non piace a nessuno, si stanno perdendo numeri importanti di passeggeri trasportati a differenza di quando invece nel lontano 2012 veniva raccontato che la fusione sarebbe servita per creare la grande azienda del trasporto pubblico Romagnolo che avrebbe portato economie di larga scala e un miglioramento della qualità del servizio. Inutile investire milioni di euro solamente su autobus ecologici quando non si riesce invece ad investire sul capitale umano che quegli autobus poi li dovrà guidare!».

«Ci troviamo di fronte a sprechi e mancati introiti – continua ancora la nota della Cisl – a causa di innumerevoli consulenze esterne e nuovi sistemi di bigliettazione a bordo dei mezzi che spesso non funzionano o limitano l’ignaro utente a poter acquistare a bordo non più di 1 biglietto a meno che non sia in possesso di innumerevoli carte di credito. Non si sta cercando nemmeno di ridurre l’altissima evasione tariffaria in quanto ci sono intere zone che non vengono controllate poiché le verifiche affidate a una società esterna coincidono con orari d’ufficio lasciando ampio margine di evasione, tutto questo facendo venir meno ulteriori introiti economici che sarebbero utili per il proseguo delle trattative aziendali atte a riportare un minimo di serenità in un’azienda dove oramai il clima è pesantissimo, dovuto non solo alle difficili situazioni economiche ma anche all’impossibilità per il personale a poter usufruire delle ferie».

Nella lunga nota inviata alla stampa, Rossi passa poi alle difficoltà a guidare «con tempi di percorrenza nella maggior parte delle linee inadeguati alla mole di traffico e alle infrastrutture stradali» arrivando poi a denunciare «un clima aziendale difficile dovuto anche ad atteggiamenti nei confronti dei conducenti e del personale imbarcato sui traghetti tra Porto Corsini e Marina di Ravenna, impostato a zero flessibilità con metodi di lavoro che portano a non poter gestire la conciliazione vita-lavoro in quanto spesso e volentieri il personale viene a sapere solo verso le 14 che tipologia di turno o orario dovrà effettuare il giorno successivo, lasciandolo in grave difficoltà nella dura gestione familiare di figli piccoli o genitori anziani».

Nel luglio 2022 – ricordano i sindacati – «è stato sottoscritto in Prefettura a Ravenna un accordo per garantire un numero di conducenti minimi a garantire il servizio, ma purtroppo mai rispettato da Start Romagna e che tutt’oggi noi cerchiamo di rivendicare. Si è arrivati ad esternalizzare anche una parte di servizio a vettori privati affermando che poi tutte le corse sarebbero state garantite invece si è solo abbassata la qualità e la regolarità del servizio stesso poiché soventemente quelle corse non vengono comunque svolte. Anche le difficili relazioni sindacali interne si sono deteriorate quando Start ha deciso di applicare un nuovo accordo sulle officine prevaricando i principi su cui si fondava il protocollo di Costituzione e gli accordi sulle linee guida della stessa Start, sottoscritto sia da Organizzazioni Sindacali, Aziende costituenti ed Enti locali della Romagna. Nemmeno il difficile rapporto in seno alla sicurezza dove anche gli Rls aziendali sono spesso costretti a rivolgersi agli organi competenti in materia di sicurezza sul lavoro, alimentano un clima davvero pesante».

I sindacati sottolineano anche come il direttore generale (Claudio Sanna) si sia dimesso a novembre dopo pochi mesi di lavoro «ed ora ci si ritrova senza una governance ben definita».

«L’accentramento della linea di comando lontana dal territorio porta ad uno scollamento e ad una difficoltà nella gestione di un servizio che dovrebbe essere essenziale per la collettività e per l’ambiente nella ricerca vana di diminuire sempre più l’utilizzo del mezzo privato a favore del mezzo pubblico. La testa della società nella lontana Rimini e la linea di comando nella sede locale di Cesena portano a notevoli difficoltà nella gestione delle criticità quotidiane per incidenti o deviazioni improvvise, impoverendo Ravenna di figure apicali che la avevano sempre contraddistinta per funzionalità ed efficienza. La costituzione di un tavolo negoziale “centrale” sempre più strumentale, ha di fatto sancito il distacco tra i lavoratori e ciò che viene rappresentato in incontri che finiscono per valorizzare la sola “maggioranza numerica” e non più le istanze dei territori. Decisioni che Start Romagna definisce condivise, ma che di fatto vengono frequentemente prese da rappresentanze che sono distanti dal territorio, per lo più sconosciute dai lavoratori di Ravenna e senza le opportune conoscenze delle specificità territoriali».

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