«Il parco eolico non danneggerà il turismo e ridurrà le bollette dei residenti»

Ne parla l’ingegnere Bernabini, il promotore del progetto da due miliardi di euro

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Il parco eolico in mare al largo di Ravenna fa un altro passo avanti nel percorso delle autorizzazioni. Nei giorni scorsi è arrivato il parere favorevole della commissione tecnica del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase). È quindi più vicino il momento in cui potranno iniziare i lavori da due miliardi di euro per l’installazione di 75 pale eoliche su torri alte 150 metri in grado di soddisfare i bisogni energetici di mezzo milione di famiglie, pari all’intera popolazione della Romagna (abbiamo parlato dei dettagli tecnici del progetto in questo articolo).

L’ingegnere Alberto Bernabini è l’ideatore del progetto Agnes. Cosa manca nell’iter autorizzativo?

«Attendiamo il parere del ministero dei Beni culturali che è l’ultimo richiesto per il rilascio della Via, la valutazione di impatto ambientale. A termini di legge dovrebbe arrivare in venti giorni, ma sarei soddisfatto se arriverà entro l’estate. Siamo fiduciosi che possa essere favorevole perché finnora dal Mic non abbiamo avuto nessuna obiezione. Una volta ottenuta la Via servirà l’Autorizzazione unica: sarà costosa, ma dovrebbe essere meno complessa perché è su base locale».

Nel percorso di permessi è servita anche la petizione lanciata online a dicembre dal sindaco di Ravenna che oggi ha 16mila firme?
«No, la procedura di valutazione si è svolta con tempi e modi che prevede la legge, a prescindere dalla raccolta firme. Però ha dato un segnale positivo, in un Paese dove si fanno solo petizioni “contro”. Ma Agnes non ha nulla di politico. Parliamo di un investimento che può cambiare il distretto produttivo di Ravenna per gli anni a venire come fu quello del metano 70 anni fa. È un progetto che pensa solo alla sostenibilità nell’interesse di Ravenna e dell’Italia e per questo è stato sostenuto dal sindaco e da molte associazioni, ma ricordo anche dalle principali forze di opposizione sia in Romagna che a Roma, dove emendamenti a favore di Agnes portano la firma della Lega e di Forza Italia».

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Un recente servizio della trasmissione tv “Fuori dal Coro” (Rete 4), che ha ripreso le parole della lista civica La Pigna, ha avanzato dubbi sulla forza della società Agnes perché ha un capitale sociale di appena 12mila euro e una perdita nel 2022 di circa 5mila euro. Agnes non ha le spalle abbastanza larghe?

«Agnes è quella che si chiama “società di scopo”, una prassi comune nei percorsi autorizzativi: si crea una società di capitale base che deve portare avanti la progettazione e ottenere i permessi, non si aspetta ricavi ma solo spese/perdite. Il capitale sociale è di 10mila euro anche per la società di scopo del rigassificatore al largo di Punta Marina e della società che vuole realizzare un parco
eolico in mare di fronte alla costa di Rimini. Non vuol dire che siano scatole vuote perché il “capitale sociale” è solo una piccola parte del “capitale investito”, che è molto più ingente e lo si trova a bilancio dai conferimenti dei soci, dal patrimonio netto. Portare avanti l’autorizzazione costa dei milioni».

Chi li ha sostenuti finora?

«Dal 2017 al 2022 il progetto è stato sostenuto da me tramite finanziamenti diretti e dal mio gruppo Qint’x in lavori/prestazioni. E poi dai partner che ci hanno affiancato, prima Saipem e poi dal 2023 il fondo F2i: hanno svolto veriche amministrative e tecniche molto approfondite sulla società e sul progetto. Devo ringraziare anche Eni che ha ospitato gli strumenti sulle piattaforme per la misura del vento. Se non dovesse arrivare l’ok definitivo delle autorità per avviare la costruzione vorrà
dire che ci abbiamo provato ma avremo perso tutto l’investimento, che è solo privato».

Agnes sarà ceduta quando avrà tutte le autorizzazioni?

«Mi sono ripromesso di non uscire dalla società, vogliamo essere parte fondamentale anche della costruzione».

Come verranno recuperati i quasi due miliardi di euro per la realizzazione?

«Se il progetto è valido e remunerativo per gli investitori, i capitali si trovano. Non abbiamo mai detto di averli a disposizione. Il nostro compito è fare un progetto così buono da coinvolgere i migliori investitori. Nel mondo ci sono molti più capitali che buoni progetti. Poi si lavora a leva con gli istituti di credito investendo solo un 20-30 percento del totale. Il mio sogno sarebbe quello di far investire e guadagnare anche i cittadini, ma è qualcosa che proveremo solo ad autorizzazione avvenuta».

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Chi potranno essere i futuri investitori di Agnes?

«Ci sono diverse società italiane ed estere che hanno mostrato interesse concreto al progetto, ma non possono essere citate per accordi di riservatezza. Multinazionali che seguono più di un progetto contemporaneamente e rinunciano in fretta a quelli che vanno troppo per le lunghe per il rilascio dei permessi o che hanno troppe contestazioni. Spero che non li faremo scappare via per polemiche politiche».

Il progetto benecerà di 70 milioni dal cosiddetto Dl Fondone connesso al Pnrr?

«Al momento c’è stata solo l’approvazione del Parlamento, ma non è stato erogato nulla come è normale che sia, visto che non c’è un progetto approvato al largo di Ravenna».

C’è abbastanza vento in Adriatico per rendere vantaggioso l’investimento?

«Anni fa avrei detto di no, ma adesso sì grazie al livello raggiunto dalla tecnologia. Come Qint’x abbiamo partecipato all’installazione dell’unico impianto offshore italiano a Taranto (Beleolico con una produzione stimata per il fabbisogno di 18mila famiglie, ndr) e lì il vento è molto simile a quello che abbiamo misurato a Ravenna. Nei mari del nord Europa il vento
arriva a 9 metri al secondo, in Italia varia da 5,5 a 7,5. Servono pale con un diametro più ampio e disegni speciali: probabilmente useremo pale di fabbricazione italo-cinese ma solo perché i cinesi sono gli unici che si sono resi disponibili a svilupparle con noi. Le acque poco profonde poi diventano un vantaggio perché consentono di ancorare le torri al fondale, anziché costruire strutture galleggianti che costano molto di più e hanno ancora limiti tecnologici. La soluzione galleggiante è stata scelta da Eni per il progetto nel canale di Sicilia: lì la forza del vento è superiore, quindi avrà una resa migliore, ma il costo di costruzione per le
strutture è elevato. Complessivamente crediamo che Ravenna sia più vantaggioso perché occorre considerare anche il costo del trasporto dell’energia dal sud al nord e le perdite per il trasporto che qui non ci sono».

Agnes ha dei punti in comune con il rigassificatore di Snam?

«La nuova conduttura di circa 40 km che parte dalla piattaforma di attracco del rigassificatore al largo di Punta Marina e arriva all’allaccio della rete del gas nazionale è capace di trasportare non solo metano, ma anche idrogeno. La nostra centrale di produzione dell’idrogeno in via Trieste a ridosso del Piombone è a circa un km in linea d’aria dalla centrale di Snam nei pressi di Punta Marina. Questo significa che un domani sarà possibile collegare l’idrogeno di Agnes a quella conduttura con
più di uno scopo: si potrà immettere una percentuale di idrogeno nel metano abbassandone il peso di inquinamento, ma si potrà anche trasferire l’idrogeno verso la piattaforma per l’esportazione via nave».

Altre critiche al progetto arrivano da una parte del mondo della pesca che teme danni alla propria attività.

«Con i pescatori siamo in contatto costante per trovare le soluzioni migliori. E tra i primi firmatari della petizione pro Agnes lanciata dal sindaco ci sono anche Legacoop e Agci che rappresentano una parte dei pescatori. Le torri delle pale saranno distanti circa un miglio fra loro e ci saranno permessi per accedere nel parco eolico per la raccolta delle cozze e svolgere alcuni tipi di pesca. Alla base delle torri sui fondali vengono collocate delle rocce specifiche che creano un ambiente favorevole alla riproduzione del pesce. Nei parchi esistenti si è visto che il pesce aumenta».

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E l’impatto visivo sull’orizzonte?

«Abbiamo realizzato delle simulazioni ed è veramente minimo e solo in condizioni di visibilità perfetta che si verificano molto raramente. La pala più vicina a riva sarà a 23 km, cioè quasi il triplo della distanza del rigassificatore. Quando abbiamo iniziato la progettazione, le leggi prevedevano questi impianti solo entro le 12 miglia. Però avevamo previsto le obiezioni del mondo turistico e abbiamo scelto di stare più al largo».

Quindi non avrà effetti negativi sull’attrattività turistica del territorio?

«In alcuni contesti del nord Europa vengono organizzate gite turistiche in barca per vedere da vicino i parchi eolici offshore e bisogna prenotare con anticipo per trovare posto. Se comunicato bene, può essere un valore aggiunto: significa che il territorio si autoproduce l’energia pulita di cui ha bisogno. È una cosa molto apprezzata dai turisti del nord Europa che sono più sensibili di noi su questi temi».

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Il progetto avrà ricadute economiche dirette sul territorio?

«Molte aziende di Ravenna saranno coinvolte come già oggi avviene per la costruzione del rigassificatore. Ma le ricadute saranno anche per i cittadini perché dal 2025 il prezzo dell’energia elettrica in bolletta non sarà calcolato su base nazionale ma su base zonale. Questo significa che andrà in base a domanda e offerta della zona. E in una zona in cui c’è un impianto che produce molta energia, questo fa crescere l’offerta e scendere il prezzo. È una novità introdotta recentemente per legge proprio per invogliare le comunità locali ad accogliere più volentieri gli interventi in energie rinnovabili».

Sono previsti interventi come opere di compensazione?

«Questi investimenti hanno sempre opere compensative, di solito l’uno percento del valore dell’investimento, quindi circa 20 milioni di euro. Al momento c’è già un’idea per un progetto con i pescatori di acquacoltura in mare, gli altri interventi dovranno essere concordati».

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