«Anche se ben pagato, il lavoro nel turismo non piace a chi cerca più tempo libero»

Gian Maria Manuzzi gestisce un centinaio di persone tra ristoranti e alberghi a Lido Adriano e Faenza: «A un cameriere con esperienza offriamo 1.400-1.600 euro al mese. Ma oggi le persone danno più importanza al bilanciamento tra lavoro e interessi personali. Sono cambiati i tempi, cerchiamo di adeguarci»

Cameriera Stagionali Turismo«Anche se pagato bene e in regola, facendo i riposi previsti per ogni turno, il lavoro stagionale in un albergo o in un ristorante al mare richiede orari e impegni nei weekend e nelle serate e una buona parte di giovani non è più disposta a quell’impegno, a prescindere dalla retribuzione». Il 52enne Gian Maria Manuzzi gestisce quasi un centinaio di lavoratori tra le diverse attività di cui è socio o titolare: gli hotel Azzurra a Lido Adriano e Reno a Lido di Savio, i ristoranti La Rotonda a Lido Adriano e Sghisa a Faenza, il nuovo bar Moscone a Faenza. «È fatica trovare personale, è fatica da qualche anno. E non basta alzare la paga. Da noi un cameriere non prende meno di 1.100 euro mensili se è senza esperienza, parte da 1.400-1.600 se ha già esperienza. E sono cifre che propongono anche molti colleghi che conosco. Quando sento parlare di gente che prende 800 euro al mese non so proprio chi offra quei compensi. Non può essere una cifra competitiva».

Offerte su portali online dedicati al lavoro e sui social network sono i canali più utilizzati da Manuzzi per la ricerca di personale – «Troppo costose le cosiddette agenzie interinali per gli stagionali» – e la fotografia che esce è questa: «Su dieci colloqui fissati bisogna mettere in conto che almeno tre o quattro rinunciano prima di presentarsi perché ci hanno ripensato, perché hanno trovato altro o perché hanno cambiato idea. Sui 3-4 che decidi di mettere in prova ce sono diversi che dopo tre giorni mollano».

In quest’ultimo aspetto c’è una differenza tra oggi e ieri, secondo l’imprenditore: «La mia generazione è stata cresciuta con l’insegnamento del lavoro come qualcosa quasi di sacro che veniva prima di tutto, qualcosa da portare a termine in tutti i modi. Oggi invece si tende a privilegiare anche un benessere dato dal tempo libero o dalla possibilità di curare i propri interessi. Sono cambiati i tempi».

E così un settore che per anni ha avuto un’abbondanza di domanda, ora vive la situazione opposta anche perché, dice Manuzzi, vive la concorrenza di altri contesti diversi: «Il periodo Covid ha fatto esplodere le attività online e la distribuzione delle merci. Sono settori che attirano molto di più i giovani. Perché in uno puoi fare orari da ufficio e l’altro è estenuante ma se sei sveglio finisci il giro di consegne a metà pomeriggio e sei libero. Se fai il cameriere la sera si lavora. Negli anni ’80-’90 ricordo che era un vanto se trovavi un lavoro al mare in un locale rinomato, ti sentivi importante. Oggi non c’è più quell’atteggiamento perché i giovani danno valori diversi agli oggetti e al tempo libero. E li posso capire, io ho cominciato a lavorare a 14 anni nell’albergo dei miei genitori, ma è anche giusto che oggi si ragioni diversamente».

Manuzzi, con tre figli tra 18 e 25 anni di età, ha un osservatorio diretto su quella fascia di popolazione che più di altre forniva manodopera al settore ricettivo: «Vedo loro e vedo i loro amici. I giovani oggi si accontentano di meno e quindi spendono meno. Un esempio banale: pagarsi la patente era una spinta che portava molti giovani dei miei tempi a fare una stagione al mare. Oggi tantissimi non prendono neanche la patente. Quindi poi non hanno nemmeno un’auto da mantenere. E lo stesso atteggiamento vale per vestiti e altri beni vari. Vivono con meno, spendono meno, hanno bisogno di guadagnare meno».

Ma il bisogno di manodopera nel settore non manca. E allora come si risponde? «Se cambia il lato della domanda nel mercato del lavoro, devi per forza adeguare il tipo di offerta. È la legge del mercato. Cerchiamo di andare incontro alle esigenze. Se un neoassunto si presenta dicendo già che a luglio o agosto avrà bisogno di qualche giorno di permesso lo assecondiamo. Cerchiamo di organizzare turni più corti, più riposi settimanali. Ma questo richiede più assunzioni e per farlo dovresti ritoccare i prezzi al rialzo e non è facile con dei margini molto risicati rispetto al passato. Diventa un circolo vizioso».

Ci sarebbe il ricorso alla forza lavoro straniera. Ma anche qui le cose sono cambiate: «In passato abbiamo contato molto su Est Europa e Nord Africa. Ma oggi le condizioni economiche che offre l’Italia non sono più così allettanti e gli stranieri se devono spostarsi preferiscono altri Stati europei».

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