L’Autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm) ha fatto ricorso al tribunale amministrativo regionale (Tar) contro i 21 Comuni costieri che hanno applicato la proroga di un anno delle concessioni balneari senza indire le gare pubbliche, tra questi anche Cervia. La Cooperativa bagnini di Cervia ha deciso di impugnare, insieme al Comune, il reclamo dell’Agcm per garantire una copertura legale specialistica ai soci coinvolti e schierarsi a tutela degli stessi. La prima udienza davanti al Tar Emilia Romagna si è svolta l’11 luglio, la sentenza sarà emessa nei prossimi giorni.
I 21 Comuni sono quelli che hanno deciso di avvalersi della proroga tecnica prevista nella legge 118/2022 del governo Draghi, senza avere però fatto partire le procedure per i bandi. Nel caso di Cervia, l’Autorità Garante ha citato, inoltre, due concessionari nel ricorso che la stessa ha proposto contro il Comune di Cervia per ottenere la sospensione della Delibera num. 309-2023, in merito alla definizione delle procedure di affidamento delle concessioni.
«La Cooperativa di Cervia si è schierata a tutela dei soci – afferma il presidente della Cooperativa Fabio Ceccaroni – con tutte le sue forze. La situazione e le relazioni fra le parti istituzionalmente rappresentative e il governo sono ormai al collasso e ogni decisione pare ormai essere demandata nelle aule dei tribunali. Tale evidente circostanza obbliga tutti noi, soci e cooperativa, ad avviare nel breve tutti percorsi di tutela necessari affinché il precipitare degli eventi non si trasformi in una ‘Caporetto’ del sistema turistico balneare cervese».
«Oggi è uscita una nuova sentenza contro i balneari della Corte di Giustizia – prosegue Ceccaroni – che ha stabilito che alla fine delle concessioni lo Stato può acquisire i beni sulla spiaggia, senza alcun indennizzo agli imprenditori. È evidente che le gare di evidenza pubblica delle concessioni proposte in assenza della tutela da parte del Governo, primo fa tutte proprio la definizione degli indennizzi, aggrava la situazione e porterà al caos oltre all’impossibilità di traghettare verso un nuovo ordinamento concessorio. Siamo di fronte a un atto di grave e ingiusto pregiudizio per le piccole imprese e le famiglie che tutti dichiarano di voler tutelare ma che ad oggi sono abbandonate ai giudizi dei tribunali avendo la politica abdicato al suo ruolo di decisore».